Mi permetto di rivolgermi a Lei, in quanto costituzionalmente è il rappresentante dell’unità del Paese, fuori dalle beghe dei partiti e oggi dei politicanti. L’ex presidente della Camera, Luciano Violante, figura anche questa costituzionalmente bipartisan, disse che bisogna favorire la riconciliazione nazionale e chiudere una parte della nostra storia proprio per consegnarla agli storici. La nostra Costituzione risente, giustamente, dei tempi in cui fu scritta e dunque sia degli accordi di Parigi con le potenze vincitrici sia di quelli di Yalta. Noi dobbiamo essere riconoscenti agli alleati e agli americani, in particolare, per la liberazione del nostro Paese dal nazismo e dal fascismo suo alleato.
Se qualcuno crede che l’Italia si sarebbe liberata dal fascismo e dal nazismo da sola, tramite la resistenza, non sa di cosa parla: è come dire che senza l’intervento americano l’Afghanistan si sarebbe liberato dai talebani. Certamente, la resistenza è importante sia per il contributo dato agli alleati e sia per affermare che non tutti gli italiani hanno condiviso l’avventura del fascismo, prima, e della alleanza con i nazisti, dopo. Pertanto, noi democratici siamo orgogliosi della resistenza, che ovviamente è stata rappresentata da varie forze politiche e religiose.
Ma per onestà intellettuale dobbiamo raccontare la storia per quello che è stata e non per convenienze politiche, anche perché Yalta non esiste più e la guerra in Ucraina ne è purtroppo la conferma drammatica, ma questo è un altro discorso. Mi permetto anche di far presente che le guerre, purtroppo, comportano anche i cosiddetti (ipocritamente) danni collaterali dovuti alla bestia umana che, in determinate situazioni, emerge in coloro che combattono e nell’essere umano che vive alla giornata. Con ciò non giustifico questi atti, fatti sia dai vincitori che dagli sconfitti, ma rientrano nella presa d’atto dell’esistenza del lato oscuro dell’essere umano.
Ove è stato possibile, si processano i responsabili di questi atti orribili (da metà del Novecento circa) ma il più delle volte i vincitori stendono un velo pietoso sui loro crimini e, ovviamente, ne evidenziano quelli dei perdenti. Tutta questa premessa, Presidente, per dire una ovvietà che non sembra così ovvia nonostante siamo nella cosiddetta Seconda Repubblica, cioè: che nella resistenza non tutti i partigiani combattevano per la Democrazia e la Libertà. Infatti, i partigiani comunisti combatterono il nazifascismo quando Adolf Hitler invase la Russia, ma il loro obbiettivo legittimo era di realizzare in Italia una democrazia popolare di stampo sovietico. Gli accordi di Yalta sancirono tra le potenze vincitrici le zone di influenza e l’Italia rientrò in quella occidentale, ma con il rischio che se nelle elezioni del 1948 non avesse vinto la Democrazia cristiana bensì il Fronte popolare (Partito comunista italiano e Partito socialista italiano) si sarebbero potute creare le condizioni di una guerra civile o di una silenziosa scissione della Sicilia dall’Italia.
A comprova di ciò, ci fu il coraggio del segretario del Pci dell’epoca, Palmiro Togliatti, tornato da Mosca in Italia: ferito in un attentato, da subito diede il messaggio agli italiani, ma in particolare ai comunisti italiani, di stare calmi e di non prendere le armi. Non a caso, per molti comunisti la resistenza è stata una rivoluzione tradita. Tutto ciò, Presidente, sono argomenti che certamente Lei sa già e conosce meglio di me. Pertanto, mi permetto adesso di fare questa affermazione: i democratici sono solo le persone che ripudiano le dittature; pertanto, se non si è antifascisti e anticomunisti in egual misura non si è democratici.
Credo che qualunque democratico (almeno di oggi) sarà d’accordo con questa affermazione, però gli ex comunisti non hanno mai fatto la loro Bad Godesberg (autocritica); pensarono che cambiando solo il loro nome potevano risolvere il problema culturale che ancora oggi li affligge, anche a loro insaputa. E cioè di essere cresciuti nella cultura comunista. Dunque, di pensare e agire da comunisti.
Nelle organizzazioni unitarie create nella Prima Repubblica dai socialisti e dai comunisti, questo gap culturale, se da un lato è stato superato in quelle economiche, perché la realtà è prevalsa sulle ideologie (Unipol, Lega, Cna) in quelle politiche (dai Ds al Pd, Anpi, Arci) questa negazione di realtà sul comunismo ancora produce danni. Tralasciando la Cgil, vorrei mettere alla Sua evidenza l’Anpi che prende contributi pubblici: al di là della mancanza di partigiani per ovvi motivi di età, non ha mai ripudiato il comunismo. Anzi, in molte manifestazioni esclude e contesta la Brigata ebraica. Mi permetto di fare questa osservazione, perché da socialista craxiano mai pentito, una volta la nostra presenza permetteva in queste associazioni unitarie un minimo di pluralismo. Oggi in questa associazione prevale il peggio della cultura autoritaria, perché è ipocritamente vestita da democratica. Pertanto, credo che quando l’Anpi si dichiarerà ufficialmente antifascista e anticomunista, sarà una organizzazione credibilmente democratica.
Con l’avvicinarsi della data del 25 aprile, Festa della Liberazione, sarebbe utile che l’Anpi avesse il coraggio di dirsi non solo antifascista ma anche anticomunista, e che evitasse di fare politica partitica cosa che non gli compete, perché nella festa del 25 aprile la Brigata ebraica deve stare dentro le manifestazioni a pieno titolo e onore, mentre non ha senso inneggiare alla Palestina che in quelle date nefaste della Seconda guerra mondiale molti loro leader erano alleati dei nazisti. Certamente, quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza è drammatico ed è giusto lavorare per la pace e per realizzare due Popoli e due Stati. Ma non vorrei che qualcuno al soldo dell’Iran usi e strumentalizzi il martoriato popolo palestinese per difendere o peggio aiutare Hamas: i quali, se qualcuno ha la memoria corta, si dimentica che quando Ariel Sharon si ritirò dalla Striscia di Gaza i terroristi di Hamas uccisero i combattenti dell’Olp per prendere loro il controllo della Striscia.
Ps: per quelli che si considerano di Destra, confondere il comunismo con il socialismo democratico e riformista non solo è da ignoranti, ma aiutate gli ex comunisti a rifarsi una verginità senza un vero cambiamento, dunque perpetuando l’equivoco.
Aggiornato il 10 aprile 2024 alle ore 10:40