“In un mondo dai valori interamente rovesciati e in cui la parola vietata di razza diventa l’ossessiva metafora della donna, dell’omosessuale, dell’obeso, del giovane, dell’animale ecc., gli antirazzisti si dedicano, in nome del Diritto, a ciò in cui si sono distinti i razzisti più violenti: linciaggio mediatico, condanna giudiziaria, distruzione dell’uomo libero”.

Questa frase, tratta dal libro di Richard Millet L’antirazzismo come terrore letterario, pubblicato da Liberilibri nel 2016 e riproposto in una nuova edizione in uscita in tutte le librerie, rivela ancora oggi tutta la sua drammatica attualità.

Millet denuncia in questo pamphlet l’attuale antirazzismo come nuova ideologia internazionale, il cui obiettivo è imporre una visione del mondo che demolisca le identità dei popoli, per sostituirle con una non-identità globale. Sostenuta dai gruppi di potere dominanti, dei quali fa parte anche la sinistra mondiale, questa ideologia agisce, in forme subliminali ma anche con interventi eclatanti, per mezzo di un capillare controllo. Chiunque tenti di sfuggire a questa dittatura viene immediatamente perseguito dagli adepti del partito devoto.

Vittima eccellente di questo perverso meccanismo lo stesso Millet, che è stato accusato di razzismo: subdola forma intimidatoria, che mira a paralizzare la libertà di espressione. Romanziere e saggista, uno dei più autorevoli scrittori contemporanei di Francia, egli afferma anche di essere diventato ormai “il più nauseabondo degli scrittori francesi”, “un puro oggetto di odio”, tanto da essere stato licenziato dalla casa editrice Gallimard, di cui era il principale editor. A tale accusa, replica che l’antirazzismo è un terrorismo letterario, teso a ridurre al silenzio chiunque osi esprimersi in senso contrario ai paradigmi del politicamente corretto. Così, oggi, diventa una vera forma di persecuzione per imbavagliare i dissidenti, la letteratura e la libertà di pensiero, una manifestazione isterica e al tempo stesso fredda dell’odio degli altri.

Renato Cristin, curatore dell’edizione italiana, nella bella e corposa introduzione definisce questo scritto “la testimonianza di un perseguitato, la risposta accorata ma lucida di un romanziere messo all’indice dalla più potente e più invisibile delle organizzazioni”. Emarginato perché contesta il dogma della nostra epoca, ovvero “l’Umanità come ultimo destino politico nella sua indifferenziazione razziale, etnica, religiosa e sessuale”, Millet combatte in totale solitudine la sua battaglia contro il rischio che “per cecità o ideologia, l’identità dell’Europa precipiti in un abisso che non riuscirà a risalire”.

(*) L’antirazzismo come terrore letterario, di Richard Millet, a cura di Renato Cristin, edito da Liberilibri, collana Oche del Campidoglio

Aggiornato il 10 aprile 2024 alle ore 20:25