Fa discutere il dietrofront di Elly Schlein su Ilaria Salis. Ieri, dopo le ipotesi di candidature alle Europee dei giornalisti Lucia Annunziata e Marco Tarquinio e del sindaco di Bari Antonio Decaro, era emersa la possibilità di indicare Ilaria Salis quale capolista del Partito democratico nella circoscrizione Isole o addirittura in quella dell’Italia centrale. L’eventualità aveva creato un acceso dibattito fra i dem. La segretaria ieri mattina ha incontrato al Nazareno il padre dell’attivista politica detenuta in Ungheria da un anno, per parlare della “situazione incresciosa in cui si trova la figlia”. Ma ieri sera è arrivata la smentita della leader dem sulla possibile candidatura a giugno. “Ilaria Salis non è in campo”, ha detto Schlein a Bruno Vespa su Rai 1. “Ho letto elucubrazioni su trattative, non c’è in corso nessuna trattativa”. La posizione è parsa categorica nei toni. Eppure, i dubbi dentro e fuori il partito non si sono completamente diradati.
Tuttavia, Schelin ha ribadito: “Nel dibattito sul totonomi terrei fuori una situazione delicata come questa”. Una dichiarazione in cui alcuni commentatori hanno ravvisato un modo per rassicurare pubblicamente lo stesso padre di Salis, che nelle ultime ore aveva espresso qualche timore sulle conseguenze di una possibile corsa della figlia. Ma a Montecitorio, la retromarcia di Schlein non ha placato i malumori circa l’ipotesi di una candidatura dell’attivista. Per alcuni dem, si starebbe lavorando proprio sulle “accortezze” da tenere di fronte a una possibilità di tale portata. Secondo fonti del Nazareno, un esponente di spicco del Pd sostiene che il tentativo di una candidatura Salis alle Europee non sia tramontato del tutto. Pare che i dem stiano cercando di “trovare un posto in lista che garantisca un’elezione sicura a Salis, perché con il sistema delle preferenze e con nomi forti di partito non è semplice, e il Pd ci rimetterebbe la faccia”.
In pratica, si lavorerebbe a una candidatura blindata. Ma, al momento, i rumor sono stati tutti smentiti dalla segretaria: “Ho voluto incontrare il padre di Salis per discutere su come possiamo aiutare a togliere Ilaria dalla situazione inaccettabile in cui si trova”. Ed è proprio questa la ratio di una sua possibile candidatura, che qualcuno ha sottolineato in Transatlantico: “Sottrarla alla detenzione ungherese”. Sulla questione, però, non tutti sarebbero d’accordo. Per l’avvocato dell’insegnante detenuta “ci vorrebbe comunque un provvedimento ungherese” per “determinare l’immunità sul territorio europeo”. Fonti che hanno familiarità con la gestione dell’immunità degli eurodeputati fanno notare che il beneficio dell’immunità non implica di per sé la fine di un’eventuale detenzione. Intanto, il pensiero di molti è andato agli “illustri” detenuti che nella storia della Repubblica italiana sono stati candidati nel tentativo di sottrarli alla detenzione. Si ricordano almeno il filosofo Toni Negri e il giornalista televisivo Enzo Tortora, entrambi in corsa per il Partito radicale.
Ma, a tenere banco nel Pd è, soprattutto, la candidatura di Schlein. “La mia valutazione la farò una volta completata la squadra”, ha dichiarato. Per completare la squadra, tra gli altri, si fa il nome del presidente del partito Stefano Bonaccini. Il governatore dell’Emilia-Romagna non avrebbe ancora accettato di correre alla tornata elettorale di giugno, anche se molti danno per scontato che venga candidato come capolista nel Nord Est. Nel Nord Ovest, invece, la capolista dovrebbe essere Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency Gino Strada. Mentre al centro si registra un cero “affollamento”. Oltre al nome di Tarquinio, resterebbero in campo anche altri nomi: quelli dei sindaci Matteo Ricci, Dario Nardella e dell’ex segretario Nicola Zingaretti. Schlein ha promesso equilibrio: “Valorizzeremo civici, competenze del Pd ed esperienza in Europa”. Proprio queste parole alimentano l’inquietudine di molti democratici.
Aggiornato il 04 aprile 2024 alle ore 16:51