Da largo a minato: non c’è campo in Piemonte

Tanto tuonò che piovve. Alla fine, la soluzione del campo largo – sarebbe meglio dire campo minato – ipotizzata per le Regionali del Piemonte va a franare contro veti, beghe, mancanza di un progetto comune. In sintesi: un’assenza di condivisione programmatica. Le sirene d’allarme suonano già da un po’. Fino alla conferma: il Partito democratico, come annunciato, ha il proprio nome (Gianna Pentenero, titolare dell’assessorato al Lavoro al Comune di Torino) e il Movimento cinque stelle schiererà il proprio alfiere. Tutto ciò, salvo sorprese, sembra mettere la parola fine alla telenovela. E, per certi versi, quasi quasi dispiace. Perché quando finisce una storia, ricca di colpi di scena e di stracci lanciati un giorno sì e l’altro pure, lascia un vuoto. Soprattutto perché ci si abitua alla querelle. Che riempie i tempi morti.

Venendo al dunque, il riassunto delle puntate precedenti è il seguente. Il centrodestra conferma Alberto Cirio, Pd e Cinque stelle cercano un’alternativa. Il tempo passa, da Roma nicchiano. A livello locale spunta l’ipotesi di una corsa a due tra Chiara Gribaudo (area Schlein) e Daniele Valle (fronte Bonaccini). A seguire, ecco l’indicazione di parte (lato dem) di Pertenero. Il Movimento cinque stelle non ci sta. Sarah Disabato, coordinatrice regionale M5s in Piemonte e capogruppo in Consiglio regionale, sostiene che non ci sono più i motivi per un incontro. Successivamente, la pentastellata Chiara Appendino – ex prima cittadina di Torino – sottolinea che non vengono ottenute le garanzie concrete di cambiamento richieste al Pd che, a sua volta, forza – dice la deputata – sulla scelta di una sua candidata alla presidenza, interrompendo il dialogo. E aggiunge: “Bene, siamo orgogliosamente diversi”.

Giuseppe Conte, a questo punto, irrompe nella scena: il M5s designerà una propria candidata o un proprio candidato, con la postilla “questo non significa che il Pd diventerà un nemico”. Eppure, delle difficoltà sussistono per l’avvocato del popolo, visto che a Torino – osserva – c’è una giunta che procede in direzione contraria rispetto alla precedente Amministrazione Appendino.

Intorno, nel frattempo, piovono dichiarazioni in ordine sparso. Il sindaco dem del capoluogo piemontese, Stefano Lo Russo, non capisce i motivi della rottura e, alla Stampa, dichiara che senza chiarezza non si va da nessuna parte. Il senatore del Pd, Graziano Delrio, ospite di Un giorno da pecora, su Rai Radio1, giura che il campo largo non sia morto, che il Partito democratico “sta donando sangue per mantenere in vita il paziente del centrosinistra, lo dico da medico”. E che la speranza, in sintesi, è l’ultima a morire. Quindi non va persa. Ma chi visse sperando…

Aggiornato il 20 marzo 2024 alle ore 17:23