La politica è un po’ la metafora del meteo. Ci sono burrasche, giornate soleggiate, tempeste. Con un vento che cambia. E che, adesso, spinge verso il centro. Dove l’area moderata – dopo un periodo di calma piatta – torna smuovere le acque. Il recente voto delle Regionali di Abruzzo, in tal senso, sembra aver cambiato le percezioni delle forze politiche. Il flusso dei voti boccia il campo largo, che più largo non si può. Non solo: da questo agglomerato emerge come l’area centrista degli elettori abbia virato (tra chi era alla ricerca di un porto sicuro e chi, forse, ha deciso di tornare alla casa madre) verso il fronte del centrodestra. Nello specifico, Forza Italia seduce più della Lega. Il 13,44 per cento raggiunto – contro ogni più rosea aspettativa – è un dato. La coalizione di Governo lo sa, il centrosinistra anche. E i terzopolisti idem.
È una fase, questa, dove gli estremi non attraggono. L’asse Partito democratico-Movimento cinque stelle non convince: troppo diversi i leader, troppo distanti i programmi, che assomigliano molto a un combinato disposto dettato più da opportunismo occasionale che da un’idea solida di cosa fare, da qui a un futuro non così prossimo. Mentre Fi, data per spacciata dopo la dipartita di Silvio Berlusconi, prosegue sulla propria linea. Che sta pagando. Bene, peraltro, anche Noi moderati di Maurizio Lupi. Intervistato dal Messaggero, osserva che il suo partito e gli Azzurri di Antonio Tajani rappresentano “un pilastro indispensabile e fondamentale dell’asse”, insieme “ai conservatori della Meloni, che giustamente è leader di coalizione, e alla Lega che ha una presenza più identitaria”.
Alle Europee ognuno correrà per conto suo. Un modo, questo, per misurare il termometro del consenso e, perché no, per eventualmente cambiare il proprio posto a tavola nell’Esecutivo. Poi, però, ci sono i giudizi a livello locale. E qui eventuali esperimenti, se supportati da soggetti capaci di mostrare – o ri-dimostrare – qualità e buon governo, potrebbero delineare formule da proporre a livello nazionale. Mariastella Gelmini, vicesegretaria di Azione, con alle spalle un passato forzista, dice che alle Regionali verrà appoggiato il candidato più convincente. Carlo Calenda, numero uno di Azione, in un colloquio con Repubblica, sottolinea quanto emerso dalle ultime Amministrative locali. Ovvero che i partiti moderati “come Azione e Fi, ma anche il Pd che ha in seno una robusta anima riformista” escono rafforzati, “poiché il populismo sta stancando”.
Questo movimento verso una terra di mezzo, a quanto pare seducente, potrebbe pure riallineare – perché no – la Lega. Il Carroccio, adesso, veste i panni di chi alza la voce contro tutto e tutti. Un domani, però, vedendo i risultati dei vicini di casa, potrebbe ammorbidire le sue posizioni più intransigenti, togliendo quei cespugli – cosa consigliata anche a Fratelli d’Italia – che ormai non sono più al passo con i tempi. Gli ingredienti per la ricetta ci sono. Basta seguirli. Con moderazione, ci mancherebbe.
Aggiornato il 13 marzo 2024 alle ore 15:00