Sono andato ai “fondamentali” con Vasilij Grossman e il suo “Ucraina senza ebrei”, per approfondire il tema dell’antisemitismo, che contrariamente a quanto si possa pensare nel sentire comune, non nasce affatto col nazionalsocialismo tedesco che portò il mondo nel baratro della Shoah e conseguentemente dritti verso la Seconda guerra mondiale; l’antisemitismo è molto, ma molto più antico. Ed è più attuale di quanto si possa immaginare.
L’antisemitismo, come ogni forma di razzismo, affonda la sua radice più profonda nei processi di interiorizzazione dell’odio; odio sostanzialmente contro se stessi.
Per fare un esempio: i più acerrimi nemici degli omosessuali, sono gli omosessuali. Quelli che interiorizzandone l’avversione (l’omofobia) non la proiettano direttamente contro se stessi, ma verso chi possono individuare più facilmente quale gay, attorno a loro.
I processi di interiorizzazione dell’odio seguono più o meno la stessa dinamica guardando a un insieme di persone: una società fatta di persone, o addirittura un popolo intero che può costituire una nazione. Quando uno di questi gruppi sociali comincia ad abborrire ciò che è, o è diventato, non proietta l’odio che ne deriva verso se stesso, ma prima nega fermamente ciò che è diventato, ergendosi con superiorità “morale” e autoconvincendosi che io non sono questo. Poi, cercando di individuare in altri gruppi sociali (o popoli interi) ciò che di loro stessi abborriscono, accusandoli.
Ecco servito l’odio. Quindi il razzismo, fra cui l’antichissimo antisemitismo verso gli ebrei; con questi ultimi è stato sempre più facile, poiché Israele è diventata la nazione degli ebrei solo nel 1948, ma da tempi immemori sono presenti in tutte le altre nazioni, e deve aggiungersi anche: in tutte le classi sociali, pur essendo individuati solo quali commercianti avidi, banchieri senza scrupoli e manipolatori del potere, bramosi; tutti, ovviamente, col tipico “naso semita”. Quale migliore occasione, quindi, per accusarli delle peggiori nefandezze del mondo? Non avevano una terra né una nazione, non un esercito che potesse difenderli, in qualche modo “stranieri” ovunque.
È stato perciò facile. Sempre. Fino alla peggiore manifestazione col quale il nazionalsocialismo e il fascismo si sono espressi.
Nella quarta di copertina del libro si legge: “Non si sentono lacrime né lamenti, né si vedono volti straziati dal dolore. Il silenzio degli ebrei è il silenzio tremendo del villaggio di Kozary, sulla strada storica per Kiev”. Il silenzio era determinato dal fatto che tutti, ma proprio tutti gli ebrei, per la maggior parte bambini, donne e vecchi (gli uomini erano al fronte), erano stati trucidati.
(*) Società Libera
Aggiornato il 07 marzo 2024 alle ore 13:40