Avevamo avvertito, commentando l’irrituale telefonata del presidente Mattarella al ministro Piantedosi sulle manganellate di Pisa e Firenze, che l’intervento presidenziale, pur con le migliori intenzioni, rischiava di fornire legittimazione e copertura a frange per nulla pacifiche e di incoraggiarle a sfidare la polizia. E prevedevamo un clima non facile per chi è chiamato a gestire l’ordine pubblico.
Non è trascorsa nemmeno una settimana ed ecco che una cinquantina di anarchici e antagonisti dei centri sociali assaltano una volante della polizia davanti alla Questura, nel tentativo di liberare un migrante marocchino che doveva essere trasferito in un centro di rimpatrio. Hanno cercato di aprire le portiere dell’auto e l’hanno presa a calci e pugni. Poi si sono spostati in corteo, danneggiando alcune auto in transito. Un agente ferito e quattro fermati.
LA SECONDA TELEFONATA
Ora, nessuno può avere la certezza che questo episodio sia in qualche misura una conseguenza diretta dell’intervento presidenziale di sabato scorso e della delegittimazione delle forze dell’ordine di questi giorni. Però non possiamo fare a meno di notare che un legame diretto tra i due fatti lo ha stabilito lo stesso presidente Mattarella, sentendosi evidentemente in dovere di chiamare il capo della polizia, e il ministro Piantedosi, “per essere informato di quanto avvenuto e per esprimere solidarietà agli agenti della pattuglia aggredita a Torino”, ribadendo “fiducia e vicinanza” alla polizia, come riferito in una nota del suo ufficio stampa. Un sassolino dalla scarpa ha voluto toglierselo il ministro Matteo Piantedosi, osservando quanto l’episodio di Torino sia “sintomatico del clima di veleno e sospetto a cui sono sottoposte in questi giorni le forze dell’ordine e la polizia”. Un clima in cui si è inopportunamente inserito l’intervento del Colle di sabato. E sembra un garbato messaggio a Mattarella il commento di Giorgia Meloni ieri sera: “Penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra. È un gioco che può diventare molto pericoloso”.
Lecito chiedersi, dunque: ci sarebbe stata questa seconda telefonata di Mattarella senza la prima di sabato scorso? Adesso, ogni volta che la polizia viene coinvolta in qualche incidente dobbiamo aspettarci un intervento del Quirinale? Un colpo al cerchio e uno alla botte? Non è infondato supporre che la telefonata di “solidarietà” di ieri sera sia apparsa “dovuta” alla luce di quella di “rimprovero” per le manganellate a Pisa e Firenze (“i manganelli sui ragazzi esprimono un fallimento”). Se non ci fosse stata la prima, non sarebbe stata necessaria la seconda.
INTERVENTO “COMPENSATIVO”
D’altronde, entrambi gli interventi presidenziali appaiono del tutto irrituali, a fronte di episodi come quelli di Pisa e Torino che sono purtroppo frequenti, ordinaria amministrazione, sotto governi di qualsiasi colore. Innumerevoli volte è capitato che gruppetti di manifestanti tentassero di forzare i cordoni delle forze dell’ordine prendendosi qualche manganellata, così come non è certo la prima volta che una volante viene accerchiata e aggredita. L’unica stranezza di questa settimana è stata l’irrituale telefonata del capo dello Stato per criticare la polizia e difendere gli studenti, che ha reso necessaria quella di ieri sera dal sapore di “compensazione”. Ma come viene ricordato quando un arbitro fischia un rigore per “compensare” una decisione dubbia presa in precedenza, due errori non si compensano, si sommano. Anche la delegittimazione delle forze dell’ordine esprime un fallimento.
(*) Tratto da Atlantico Quotidiano su nicolaporro.it
Aggiornato il 01 marzo 2024 alle ore 09:53