Esistono ancora nel mondo le democrazie liberali che avevano al centro la libertà personale degli individui? Ho forti dubbi. Le nazioni nel mondo sono governate da: dittature, teocrazie, autocrazie, democrature. I cosiddetti Paesi democratici in rapporto alla popolazione mondiale sono una minoranza. Con la scusa di contrastare il crimine organizzato, con particolare riferimento ai reati finanziari nazionali e internazionali, si è consolidato un nuovo regime politico, del quale fa parte l’Italia e l’Unione europea, lo Stato etico democratico.
L’Italia, con le sue leggi speciali sul contrasto alle mafie ha fatto scuola. Segui i soldi, troverai la mafia diceva Giovanni Falcone. Ma il metodo da Giovanni Falcone, giustamente applicato alla mafia, può essere per motivi etici applicato erga omnes? L’evoluzione storica delle norme che disciplinano la tutela della privacy in Italia parte dalla legge 675 del 31 dicembre 1996, sostituita dal testo Unico sulla privacy del 2003 e infine il Regolamento generale sulla Protezione dei dati (Gdpr) dell’Unione europea che è entrato in vigore il 25 maggio 2018. Formalmente, sulla carta, il diritto alla riservatezza dei propri dati sensibili è assicurato dalla legge e dai regolamenti Ue. In linea teorica, la violazione della privacy può comportare sanzioni amministrative, civili e penali.
Ho fatto delle ricerche per verificare quante sanzioni sono state irrogate in Italia per la violazione delle norme sulla privacy. A tutt’oggi non ci sono dati statistici certi sul numero delle condanne in Italia per violazione della legge sulla privacy. È preoccupante il fatto che i nostri dati, sensibili e non, siano in mano ad una moltitudine di soggetti che, a mio avviso, rendono inefficaci qualsiasi disciplina improntata alla protezione dei dati personali. Conoscono ex lege i nostri dati l’Agenzia delle entrate, l’anagrafe del Comune, le banche, le compagnie di assicurazione, le Asl, le compagnie telefoniche e i gestori delle utenze domestiche e commerciali.
La cosa è ancora più seria per chi usa i cosiddetti social. Ho la netta sensazione che, supinamente, abbiamo consentito allo Stato etico di controllare la nostra vita dalla nascita fino alla morte. Questa a mio avviso non è più democrazia. Può essere considerato un regime democratico quello in cui uno Stato etico, per prevenire eventuali reati di riciclaggio di un numero limitato di soggetti, possa controllare tutti i cittadini? L’ultima in ordine di tempo di aberrazione antidemocratica è l’istituzione nell’Unione europea del Registro digitale dei proprietari, con controllo degli accessi sulle cassette di sicurezza. Non bastava per il Grande fratello dello Stato, l’Agenzia delle entrate, l’anagrafe dei conti correnti e delle cassette di sicurezza in Italia, l’obbligo di delazione da parte del funzionario della banca per “movimenti sospetti” sui titolari di conti correnti, per rendere giustificazione con la causale per ogni operazione di prelevamento o versamento dei propri denari. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Uno Stato democratico si fonda sull’assunto che è sempre meglio che “un giudice accetti il rischio di assolvere un colpevole piuttosto che quello di condannare un innocente”. Non si può controllare tutti per prevenire presunti reati di riciclaggio.
Aggiornato il 20 febbraio 2024 alle ore 10:56