Terzo mandato: accordi e disaccordi

Il tema del terzo mandato vede diverse frizioni, sia all’interno del Partito democratico che anche sul fronte del centrodestra. Sul versante dem, a far storcere il naso sono le parole di Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato. Ospite del programma Start, su Skytg 24, ribadisce: “Noi siamo totalmente in disaccordo sulla eliminazione del limite dei mandati perché il sindaco ha un potere da figura apicale quasi assoluta e controbilanciare il potere del sindaco a quello del Consiglio comunale fa bene alla democrazia”. E aggiunge: “Eliminare il limite dei mandati significa, soprattutto nei piccoli Comuni, creare dei piccoli satrapi. Anche perché – evidenzia – se c’è una legge che ha funzionato negli ultimi 30 anni, e gli italiani sono d'accordo, è proprio la legge sui piccoli Comuni”. Tra l’altro, alla domanda se il terzo mandato, alla luce di opinioni favorevoli provenienti da alcuni governatori di area democrat, possa essere invece condiviso, Boccia sostiene: “Vanno rafforzate le funzioni di chi controlla l’operato del presidente della regione”.

Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem e presidente di Ali-Autonomie locali italiane, è di un altro avviso: “La linea espressa da Francesco Boccia, per il quale il terzo mandato crea satrapi, non può essere la linea ufficiale del Pd. Invece – chiede – avere parlamentari in carica per 4 o 5 legislature, senza aver mai preso un voto direttamente, che cosa crea? I parlamentari a vita? Il Pd trovi una sede dove discutere internamente, prima della commissione Affari istituzionali del Senato della prossima settimana”. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, in un’intervista apparsa sulla Stampa fa sapere che il terzo mandato per le fasce tricolori delle grandi città sarebbe una “cosa sacrosanta”. Con la chiosa: “Dividere il corpo elettorale sulla base della residenza in un Comune piuttosto che in un altro è, a mio avviso, una lesione chiara del principio fondamentale del diritto di voto del cittadino. Ci sarebbero cittadini di serie B, quelli delle città medio-grandi, sopra 15mila abitanti, che pur volendo, non potrebbero rieleggere un sindaco che giudicano positivamente. E cittadini di serie A che invece possono”. Secondo Nardella, l’emendamento della Lega sul tema rappresenta un’opportunità. Anzi, si augura “che il Pd possa sostenere questa linea e ritengo che, al di là di chi l’ha presentato, nella sostanza sia corretto. Pur non essendoci affinità politica tra Pd e Lega, non vedo alcuno scandalo se, su questo aspetto specifico, si trova una convergenza contingente”.

Osservando il comparto politico opposto al Pd, la deputata della Lega, Simonetta Matone, commenta: “Ieri i coraggiosi esponenti del Pd che si ribellano ai no ideologici di Schlein sul Ponte, oggi gli amministratori dem che si ribellano ai ras romani del partito come Boccia e difendono la dignità dei sindaci. Plaudiamo al primo cittadino di Mantova, Mattia Palazzi”. Palazzi che segnala: “Nessuno ha chiesto mandati illimitati. Chiediamo di non fare distinzioni totalmente prive di logica tra Comuni sotto i 15mila abitanti e il resto dei Comuni. Si metta terzo mandato a tutti i Comuni sopra i 5mila abitanti come in tutti i Paesi europei. Solo Italia e Polonia hanno limite dei due mandati per i sindaci”. A seguire, sui propri canali social, incalza: “Qualcuno mi deve spiegare se è più facile che si creino quei blocchi di potere nei Comuni più piccoli o dove votano decine e centinaia di migliaia di persone. O milioni di persone, come Roma. Se si vuole essere coerenti, lo dico anche al mio partito, allora si mettano le preferenze anche per eleggere i parlamentari.  Almeno gli elettori saprebbero chi hanno eletto, come nel caso dei sindaci e presidenti di Regione.  Così potrebbero rivotarli o non rivotarli, esattamente come fanno per i sindaci”.

Ma c’è dell’altro. Come il caso del Veneto. Fratelli d’Italia vorrebbe un proprio candidato (Luca De Carlo?), Luca Zaia della Lega, attuale governatore regionale, su Radio Uno, dice: “Oggi penso al bene dei veneti, non voglio sprecare un istante del mio tempo per la politica, dopodiché scioglierò ogni riserva, magari qualche giorno prima della scadenza del mio mandato, per dire cosa farò della mia vita. Dipende solo da me. Sentire Zaia parlare di terzo mandato può diventare anche un po’ stucchevole e a me fa venire l’orticaria nel senso che sembra quasi una mia difesa – continua – qui non si tratta di decidere se lasciare dei presidenti di Regione oppure no, si tratta di fare una scelta di campo: o decidiamo di mettere al centro dell’attenzione nella scelta della classe dirigente i cittadini, e allora dobbiamo togliere il blocco dei mandati che, ricordo, in Italia in maniera atipica esiste solo per i sindaci e i governatori”. Con la postilla: “Dire che si creano centri di potere è offendere i cittadini”.

Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, in un colloquio con Skytg 24 afferma un altro punto di vista: “Senza peccare di modestia, noi vogliamo giocare tutte le partite. Per Zaia, che è stato un ottimo governatore, sarebbe il quarto mandato. L’alternanza potrebbe essere possibile. Nessuno è eterno, neanche Zaia. Noi siamo il primo partito italiano. Fermo restando che la nostra stella polare è l’alleanza del centrodestra, chiediamo che ci venga attribuito un peso proporzionale ai nostri voti”.

Aggiornato il 15 febbraio 2024 alle ore 16:42