Le scuole di Roma e Lazio sono a pezzi

C’è un po’ di tutto nel calderone. I banchi a rotelle abbandonati nei corridoi, le scale antincendio bloccate, i bagni distrutti, i rifiuti a cielo aperto, le impalcature nelle aule frequentate dagli studenti. Ma anche porte divelte, muffa, controsoffitti crollati. La fotografia delle scuole di Roma e Lazio, scattata dalla Uil, è roba da far accapponare la pelle. Una condizione da film horror vissuta, che ci sia il sole o che piova, dagli oltre 714mila alunni della regione. Quale sia la strategia, da qui a un futuro immediato, è tutto da decifrare. Come indicato dalla organizzazione sindacale, il bilancio 2024 della Città metropolitana di Roma Capitale – nel 2023 il Pnrr ha in previsione 20 milioni di euro per l’edilizia scolastica – registra una diminuzione di questa cifra per l’anno corrente alla voce sulle spese destinate all’edilizia scolastica (32 milioni nel 2023, circa 12 nel 2024). Probabilmente, indicano dalla Uil, anche a causa della forte riduzione dei trasferimenti dalle altre Amministrazioni pubbliche all’Ente (dai 204 milioni del 2023, a 138 milioni nel 2024, ai 53 milioni previsti per il 2025). Peraltro, all’orizzonte non ci sono nemmeno compensazioni di entrate tributarie ed extra-tributarie.

Cosa resta – direbbe Francesco De Gregori – tra le pagine chiare e le pagine scure? Sicuramente situazioni dove convergono criticità per gli studenti dal punto di vista sia igienico che della sicurezza. Criticità che, inevitabilmente coinvolgono anche gli insegnanti e il personale scolastico. Per la Uil gli edifici devono essere sottoposti “a importanti opere di ristrutturazione e manutenzione, prima che dall’emergenza si passi alla tragedia. Si tratta della vita dei nostri giovani e tanta negligenza non è minimamente accettabile”. Queste le parole. Che vanno di pari passo con i fatti. O meglio, con le visite sul campo. Diversi, infatti, i plessi osservati a Roma e dintorni: il Cine tv Rossellini di via della Vasca Navale (“dove si registra una delle situazioni più precarie in assoluto”), il liceo Seneca di via Albergotti (“dove sono in corso opere di ristrutturazione”, il liceo Gassman di Primavalle, (“nell’occhio del ciclone poco tempo fa per la scelta del preside di ampliare i locali della propria segreteria anziché destinare i fondi al miglioramento degli spazi comuni”. Tutto finito? Nemmeno per sogno. La Uil, infatti, rivela che pure le scuole del centro non se la passano meglio. Ad esempio, il liceo di via di Ripetta “ha inaugurato l’anno scolastico in corso con il crollo di una vetrata”. Al liceo Virgilio “è crollata una parte del tetto”, al Machiavelli di piazza Indipendenza “prima delle vacanze natalizie si è sfiorata la tragedia con una porzione di soffitto caduta nella classe 5B durante le ore di lezione”. Numeri alla mano, secondo un censimento di inizio anno, l’80 per cento dei 1.987 plessi scolastici della Capitale “non disponeva del certificato antisismico e circa sette scuole su dieci non erano in norma con la certificazione di collaudo statico e con le norme antincendio”. Bene ma non benissimo.

Fuori dall’Urbe e, nel complesso, nel territorio laziale le cose non vanno meglio. La parola degrado, sottolinea la Uil, fa tappa al liceo scientifico Labriola di Ostia, (“dove sono crollate parti dei cornicioni esterni”). Problemi strutturali anche al liceo socio-pedagogico Santa Rosa e allo scientifico Ruffini di Viterbo.

Alberto Civica, segretario generale della Uil Lazio, commenta: “Ci chiediamo se i nostri politici abbiano mai messo piede nelle scuole pubbliche della Capitale. Anzi, li esortiamo a visitare gli istituti da noi menzionati e vedere come sono costretti a vivere i nostri giovani, i lavoratori e le lavoratrici delle scuole, soprattutto di quelle superiori di secondo grado. E se un’impalcatura dovesse crollare durante la lezione? E se i calcinacci e i mattoni a vista nei servizi igienici dovessero ferire gli studenti? E se qualcuno toccasse i fili elettrici scoperti?”.

Saverio Pantuso, segretario generale della Uil Scuola Rua Lazio, all’Opinione dice: “Dal nostro report emerge uno stato di sofferenza degli istituti scolastici, che vanno dai servizi igienici alle condizioni delle aule. Fattori questi, che ricadono su studenti, operatori e collaboratori scolastici, dirigenti. Nel Lazio – continua – oltre 170 scuole sono sovradimensionate, con un gap superiore al regolare funzionamento. Ci sono licei che rimandano indietro le iscrizioni. E il paradosso è che sussistono situazioni di aule inagibili. Addirittura – termina – ci sono casi di palazzi in affitto, che non possiamo più accettare. Non si può più andare avanti con aule in affitto. Tra l’altro, si chiudono venti istituti con il dimensionamento scolastico. Se vogliamo, è come se chiudesse ospedale. Ovvero: non si offre un servizio all’utenza. Tutto ciò porta a un disagio sociale”.

Aggiornato il 10 febbraio 2024 alle ore 14:56