Ilaria Salis: se il garantismo è a targhe alterne

Premessa debita e doverosa. Sulle colonne de L’Opinione non è mai mancato il termine garantismo. Per chiunque. Quindi anche, e soprattutto, per chi – politicamente, intellettualmente, fisicamente – non siede dalla parte del mondo liberale. Non come avviene a sinistra, dove si guarda solo alla propria sponda. Senza alzare troppo gli occhi.

Chiusa la parentesi, veniamo ai fatti. Nelle ultime ore iniziano a circolare le immagini (catene a mani e piedi) di una cittadina italiana, Ilaria Salis – 39 anni, insegnante di Monza – che da undici mesi si trova in carcere a Budapest, in Ungheria. Ma quale è la storia? Salis, militante antifà, è dietro le sbarre dallo scorso febbraio. L’accusa è quella di aver preso parte all’aggressione – a Budapest – di due manifestanti di estrema destra. Così su Sky Tg24: “In aula – dove oltre a Salis erano presenti altri due coimputati, un uomo e una donna tedeschi – la pm ha presentato la 39enne come l’imputata principale, che avrebbe partecipato a più aggressioni causando lesioni corporali aggravate, in associazione per delinquere con due persone. Il magistrato poco prima aveva esposto l’atto di accusa che ha portato al rinvio a giudizio secondo il quale gli imputati farebbero parte di un’organizzazione estremista di sinistra, formata in Germania e composta soprattutto da giovani che, oltre partecipare a manifestazioni e dimostrazioni, avrebbero pianificato di lottare con aggressioni fisiche contro simpatizzanti di estrema destra di ideologia neonazista e neofascista”. Gyorgy Magyar, avvocato della 39enne, all’Ansa parla di “detenzione sotto stretta sorveglianza”, “impedimento per molto tempo dei contatti con la famiglia e le autorità italiane”. Inoltre, specifica: “È trattata come un terrorista internazionale pericoloso”. Non solo: “L’atto di rinvio della Procura è privo di fondamento e non ci sono prove nemmeno per il concorso in associazione per delinquere, presenteremo le nostre prove”.

Il centrosinistra – che a seconda dei casi corre sospinto dal vento del giustizialismo, soprattutto se dall’altra parte ci sono personaggi dello schieramento opposto – entra in campo. Anna Ascani, deputata Pd e vicepresidente della Camera, sbotta: “Ma cosa altro occorre aspettare per un intervento serio, deciso, efficace che ponga fine al trattamento disumano di Ilaria Salis in Ungheria? Lascia interdetti il ritardo con cui il Governo sta agendo”. Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati, su X rimarca: “È in gioco la civiltà giuridica dell’Europa. E la dignità di una donna italiana”.

La vicenda, invece, è sotto la lente di ingrandimento dell’Esecutivo, che segue con “attenzione” i casi di “tutti i 2455 connazionali detenuti all’estero, indipendentemente dal merito delle loro vicende giudiziarie”. È di questo avviso il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in audizione alle commissioni Esteri di Camera e Senato, in merito al caso di Ilaria Salis. Inoltre, specifica: “Se vogliamo parlare in punta di diritto, Orbán non c’entra niente. Non è che il Governo decide il processo. La magistratura è indipendente”. “Il problema è vedere se sono state rispettate le regole prima o dopo, non è che noi possiamo intervenire, l’Ungheria è uno Stato sovrano. Noi possiamo soltanto fare delle proteste” sulle modalità di trattamento dei detenuti. Il titolare della Farnesina, poi, ammette: “Dell’accompagnamento con le manette a mani e piedi l’abbiamo visto” l’altro giorno. “Io non lo sapevo e non ero mai stato informato di questo. Come veniva trasportato il detenuto io non lo sapevo sinceramente. Noi abbiamo chiesto e abbiamo protestato che questo non accada” più. “Vediamo dalla prossima volta che cosa faranno. Le visite consolari sempre state fatte, sono state portate alla detenuta tutte le cose che lei chiedeva, non avevamo notizie di trattamenti di detenzione particolari”.

Per Tajani “la famiglia è sempre stata seguita, il papà ha parlato anche con il ministro Nordio, io ho parlato con il ministro degli Esteri ungherese”. E all’Ungheria “è stato detto tutto ciò che per noi non va sul trattamento della detenuta, c’è una direttiva comunitaria per i detenuti in attesa di giudizio per avere un certo trattamento, lo stesso discorso lo sta facendo adesso l’ambasciatore d’Italia in Ungheria, è stato dal ministro della Giustizia”. E in un’intervista a Radio Anch’io confessa: “Questa volta mi sembra che si sia ecceduto”. Oltre a rimarcare la “violazione delle norme comunitarie” e che la situazione non è “in sintonia con la nostra civiltà giuridica”.

Questo il quadro, mentre il servizio penitenziario ungherese parla di falsità sulle condizioni (riportate dai media) di detenzione di Salis e il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia, chiosa: “La civiltà giuridica italiana, al netto del sovraffollamento delle carceri e delle tragiche conseguenze che genera, resta tra le migliori, nonostante gli assurdi richiami della corte di giustizia europea. Dunque, ci si schieri tutti con il Governo italiano per rimpatriare Ilaria Salis, ma si evitino strumentalizzazioni politiche”.

Aggiornato il 30 gennaio 2024 alle ore 16:17