Ci sono tutte le condizioni politiche perché il centrodestra unito possa governare il Paese per un lungo periodo di tempo. Ovviamente, il requisito essenziale è l’unità della coalizione di Governo e la solidarietà reciproca dei partiti alleati per far fronte comune al tentativo in atto, dei cosiddetti “poteri forti”, di scardinare l’alleanza che, loro malgrado, i cittadini hanno premiato alle urne. La lotta senza quartiere che hanno fatto a Silvio Berlusconi, dopo la sua “discesa in campo” nel 1994, dovrebbe essere d’esempio per non commettere gli stessi errori. Per le opposizioni senza prospettiva e visione del Paese l’unica speranza è quella che i leader dei partiti di Governo si facciano tra di loro la “guerra civile” per qualche voto in più alle elezioni europee o impuntandosi, per questioni di principio, per qualche candidatura alle Regionali. I voti espressi a Fratelli d’Italia, alla Lega o a Forza Italia sono per gli elettori di centrodestra assolutamente fungibili. Chi vota oggi per il partito di Giorgia Meloni ha già votato per Matteo Salvini o per Forza Italia. È la somma dei voti dati alla coalizione che determina il risultato elettorale vincente.
Giocare in proprio, per qualche decimale di voti in più, a scapito degli alleati fa semplicemente il giuoco degli avversari. La larga maggioranza ottenuta alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica è una occasione irripetibile per attuare quelle riforme che sono indispensabili, per liberare finalmente dalla burocrazia ossessiva la straordinaria capacità imprenditoriale degli italiani. Un Governo solido e una maggioranza coesa possono superare gli ostacoli posti da una architettura di potere che si è stratificata negli anni, e che è il risultato del progetto gramsciano di conquista delle casematte del potere. Gli attuali organi costituzionali sono in maggioranza in mano a persone che sono state nominate da presidenti della Repubblica di sinistra o di sinistra centro e da Parlamenti a maggioranza di sinistra. Non credo, che appena nominato per le sue credenziali politiche, un membro d’area di un organo costituzionale per incanto diventi indipendente in forza del nuovo ruolo istituzionale. Chi ha votato per la coalizione di centrodestra si aspetta che l’Esecutivo attui le politiche classiche dei Governi liberali, liberisti e conservatori. Meno imposte, meno burocrazia e soprattutto meno intervento dello Stato nell’economia.
Lo Stato deve limitare eventuali partecipazioni solo in quei settori economici che sono considerati strategici per la sicurezza nazionale e per l’approvvigionamento e la produzione di energia. Pensate solo per un momento quali risultati potrebbe raggiungere la nostra economia, se le imprese fossero messe nelle medesime condizioni delle aziende che operano nei Paesi che sono nostri diretti competitor. Nonostante la burocrazia asfissiante e un carico fiscale e contributivo eccessivamente alto, le nostre imprese continuano a macinare record nelle esportazioni di prodotti ad elevato valore aggiunto. L’attuale opposizione non ha alcuna idea di società da contrapporre all’attuale Esecutivo. Pensano ancora di poter fare politiche alternative, riesumando il rischio del fascismo o il patriarcato, e richiedendo sempre più spesa pubblica e quindi maggiori imposte, tasse e contributi su chi produce e rischia. Esattamente il contrario di quanto necessita al Paese per il suo rilancio, ovvero: meno spesa corrente improduttiva, azzeramento di tutti i bonus, meno deficit, meno debito, meno imposte e limitare gli investimenti a quelle infrastrutture realmente necessarie allo Stivale come il Ponte sullo Stretto di Messina. I buoni dati Istat sulla occupazione (disoccupazione a 7,5 per cento) testimoniano che si può ottenere crescita sana con politiche di bilancio accorte. Speriamo che i leader dei partiti di Governo non sprechino l’occasione!
Aggiornato il 10 gennaio 2024 alle ore 11:21