Siamo da poco nel 2024 ma la comunicazione e il metodo di gestione del potere tramite l’indirizzo dell’opinione pubblica attraverso la stampa della sinistra italiana sono fermi ad almeno trent’anni fa. È in corso, a tutti gli effetti, una sorta di liturgia, un continuum spazio-temporale nel quale i partiti di sinistra, quei pochi sopravvissuti nel nostro Paese, sono “costantemente impegnati ad assolvere sé stessi e a ridimensionare con un sorriso di sufficienza gli eclatanti peccati commessi nel passato”. Esordisce così, tranchant, a pagina cinque, il nuovo libro di Nicola Porro dal titolo, già di per sé illuminante, Gli altarini della sinistra (Piemme). Sottotitolo Giustizia, immigrazione, corruzione: come la realtà svela le menzogne. Se vi state domandando come mai non avete sentito parlare di questo libro, sappiate che ce lo siamo chiesto anche noi, che cercando online non abbiamo trovato recensioni ma solo le presentazioni fatte dall’autore dal suo spazio quotidiano, la Zuppa di Porro, in onda tutte le mattine live sulla pagina di Nicola Porro, che oltre a essere una rassegna stampa commentata molto interessante è anche un aggregatore di cervelli, di persone, di lettori, che affrontano, o cercano di affrontare, con spirito critico quello che accade nel mondo e che viene scritto sui giornali.
E siccome i giornali ormai li leggono in pochi, forse semplicemente perché la tecnologia ha spostato il campo sul web, solo gli zuppisti, il gruppo di fedelissimi ascoltatori della striscia quotidiana – libera e autogestita – di Nicola Porro, probabilmente lo avranno comprato, letto e certamente capito. Ma, signori, questo è un libro di fruizione scorrevole e certo non particolarmente impegnativa che tutti dovrebbero leggere, specie chi fa l’avvocato, il magistrato, il giornalista, ma anche lo studente: se fossi titolare di una cattedra universitaria alla Facoltà di Giurisprudenza, di Scienze politiche, di Sociologia o Scienza delle Comunicazioni lo metterei nella lista degli obbligatori insieme a pochi altri che ben raccontato quello che succede e come succede quando un certo fatto, con implicazioni politiche, scoppia sui giornali e una certa magistratura e una certa stampa lo prendono “in carico”. L’assunto di partenza, il senso di tutto il lavoro editoriale racchiuso in questa pillola di critica contestualizzata di fatti di cronaca giudiziaria e politica avvenuti sia in passato che in tempi recentissimi, è che la sinistra e i suoi intellettuali non sono sfiorati dal dubbio e contestano chi lo coltiva. In sintesi, in un secolo la sinistra non è riuscita a scostarsi dal diktat che si trovava scritto sul retro della copertina delle tessere del Pci, quelle con Lenin stampigliato sul fronte, dove al punto 10 era scritto: “Difendere il partito da ogni attacco”.
Partendo così, considerato il fatto che la quasi totalità della stampa italiana è orientata a sinistra, la restante parte non si espone a mettere in discussione le metodiche di azione altrui, e quindi si capisce facilmente perché in pochi hanno parlato di questa ultima riflessione di Nicola Porro. E invece più si va avanti con la lettura, più si capisce quanto sia partita da lontano la “micidiale macchina da guerra colpevolista”, quanto sia stato canonizzato “l’uso sofistico e mendace della parola” da parte di giornalisti che fingono di raccontare un’opinione comune condivisa, o che viene mistificata per tale, insinuando e creando sillogismi ad hoc dedotti da false premesse per distruggere l’avversario politico alla prima occasione politica. O perfino creandone una. Uno per uno vengono scoperchiati gli altarini che la propaganda politica della sinistra militante in questi anni, forse da sempre, da quando esiste, ha fatto passare come una procedura socio-antropologica conclamata, ovvero uno schema collaudato per il quale “i magistrati di sinistra non indagano a sinistra e politici di sinistra non vengono sommersi dal fango che casi analoghi avrebbero procurato a esponenti politici di centrodestra”.
Da Enzo Tortora al caso Sabella – leggere il libro anche solo per conoscere questa storia agghiacciante – Piercamillo Davigo e la Loggia Ungheria, il Qatargate fino a Aboubakar Soumahoro e al “Verbo” del climatismo socialista europeo. Nell’ultimo capitolo capirete bene, anche voi scettici e amanti dell’ambiente, cosa stanno tentando di farci passare sotto il naso con la rivoluzione green, attraverso le parole di Naomi Klein e la sua idea marxista di ritorno del perché il capitalismo non è più sostenibile. Alla fine del libro capirete perché è vitale e necessario esattamente il contrario e quanto è importante capire certi schemi ripetitivi per poter essere liberi di decidere, che i cattivi non stanno sempre a destra, per capire come – almeno provare a – difendersi, per rifiutare l’idea che i soldi sono lo sterco del diavolo, ma, alla luce di questo libro di dura attualità, lo è piuttosto qualcos’altro.
(*) Gli altarini della sinistra. Giustizia, immigrazione, corruzione: come la realtà svela le menzogne di Nicola Porro, Piemme, 192 pagine, 18,90 euro
Aggiornato il 08 gennaio 2024 alle ore 15:12