
Di seguito l’intervento del senatore liberale Enzo Palumbo al convegno promosso dall’Associazione ex Parlamentari.
“Il tema del convegno Costituzione Parlamento Democrazia rende evidente il nesso indissolubile che lega queste tre parole e ciò che esse significano nella loro consequenzialità, logica e politica: dalla Costituzione deriva la centralità del Parlamento, e dal Parlamento deriva la garanzia della nostra democrazia, quale l’abbiamo conosciuta in questi 75 anni, e che soltanto una classe politica di smemorati può osare di mettere continuamente in discussione a ogni legislatura”.
Il senatore Palumbo ha poi elencato in una sorta di “decalogo” le criticità che motivano la sua opposizione alla riforma:
1) perché non spetta al Governo (che giura sulla Costituzione) di proporre una riforma della Costituzione, ma ai parlamentari (che anche per questo non giurano);
2) perché non spetta a un Parlamento eletto col sistema maggioritario di approvarla:
3) perché non è una revisione, consentita dall’articolo 138, ma una modifica della forma di Stato, non consentita dall’articolo 139 della Costituzione;
4) per ciò che contiene, asservisce il Parlamento al Governo, altera l’equilibrio dei poteri, e introduce un premio di maggioranza senza soglia e senza ballottaggio;
5) per ciò che manca, non potendo il premier eletto proporre la revoca dei ministri;
6) per le sue contraddizioni estrinseche, quando persegue la stabilità proprio a iniziativa di un governo che è il più stabile di tutti i tempi, e quando baratta il premierato con la disunità della Nazione;
7) per le sue contraddizioni intrinseche, quando istituzionalizza la famigerata “staffetta” tra due premier diversi nel corso della legislatura, e quando concede solo al secondo premier la facoltà di fare sciogliere le Camere;
8) per come è scritta la norma transitoria, che potrebbe rendere la riforma inapplicabile in caso di scioglimento anticipato delle Camere;
9) perché ci sarebbero ben altre cose a cui pensare, mentre incombono due guerre, il ceto medio s’impoverisce e cresce la difficoltà dei più deboli in tutti i campi essenziali del vivere civile;
10) e perché, in definitiva, manca lo spirito costituente che animò i lavori dell’Assemblea del 1946-1947.
Aggiornato il 13 dicembre 2023 alle ore 16:11