Cop28, salta l’uscita dalle fonti fossili

Il testo “va valutato nell’insieme”. Lo ha detto il direttore generale della Cop28, Majid Al Suwaidi, a proposito della bozza diffusa ieri dal sultano Al Jaber, presidente della Cop28, nonché numero uno della compagnia petrolifera nazionale degli Emirati. “L’obiettivo è cercare il consenso” avendo come riferimento il rispetto “di 1,5° gradi di riscaldamento globale”. La presidenza della Cop28, in un messaggio ai delegati, si dice “grata per i suggerimenti” che sta ricevendo “sull’intero pacchetto di decisioni”, che ieri molti Paesi avevano giudicato “deludente”, e informa che sta “rivedendo i testi su tutte le questioni in sospeso” per riparlarne dopo averli modificati “non prima delle 18”. Le consultazioni su tutte le questioni in sospeso “proseguiranno per tutta la giornata. Apprezzeremmo se potessi renderti disponibile per consultazioni di gruppo e di Parte”, cioè di Paese “nella Zona Blu” dell’Expo 2020 dove si svolge la conferenza, scrive ancora la presidenza, che informerà poi “sui tempi e sui luoghi delle consultazioni”. Nel messaggio si ringrazia “per la fiducia che continuate ad avere nella presidenza nel portare a termine” questo lavoro “e per l’impegno di ieri sera da parte dei ministri e dei capi delegazione. Il nostro obiettivo – spiega ancora la presidenza – è garantire che i gruppi e i partiti dispongano di un pacchetto completo di decisioni da prendere in considerazione più tardi ma non prima delle 18”.

Il ministro del petrolio kuwaitiano, Saad al-Barrak, ha definito la pressione un “attacco aggressivo”, accusando i Paesi occidentali di cercare di dominare l’economia globale attraverso le energie rinnovabili. Secondo lui si tratta di “una lotta per la nostra libertà e i nostri valori”. Alla Cop28 di Dubai ministri e delegati lavorano notte e giorno per trovare un accordo che limiti il riscaldamento globale. L’ultima bozza del testo di 21 pagine non fissa più alcun obiettivo storico di “uscita” dal petrolio, dal gas e dal carbone, che pure era previsto nelle versioni precedenti. Il progetto di accordo proposto dal Al Jaber lascia completa libertà di scegliere il modo in cui “ridurre i combustibili fossili” responsabili di circa due terzi delle emissioni di gas serra, causa del riscaldamento globale e dei disastri climatici che ne derivano. Particolarmente critici con la proposta sul tavolo i Paesi occidentali, gli Stati insulari e diversi Paesi dell’Africa e dell’America Latina, i più colpiti dai cambiamenti climatici.

In rivolta le associazioni ambientaliste coinvolte nei negoziati. Gli ostacoli maggiori vengono proprio dall’Arabia Saudita, principale esportatore di petrolio al mondo, e dall’Iraq – membri dell’Opec – che hanno apertamente espresso la propria opposizione all’ipotesi di una uscita dai combustibili fossili. Secondo i delegati, un nuovo testo – frutto degli scambi notturni – è atteso nella mattinata di oggi. L’inviato per il clima del Bangladesh, Saber Chowdhury, conferma che si lavora a un nuovo testo, ma bisognerà vedere, dice, “fino a che punto sia migliorato”. L’Unione europea ritiene il testo “insufficiente” e gli Stati Uniti chiedono che venga “sostanzialmente” rafforzato. “Questa è l’ultima Cop in cui avremo la possibilità di mantenere in vita l’obiettivo di contenere l’aumento delle temperature medie a 1,5 gradi centigradi”, ha detto l’inviato americano John Kerry: “Credo che nessuno voglia essere associato a un fallimento. Poche persone nella vita pubblica devono fare scelte di vita o di morte nella Storia. Questa è una guerra per la nostra sopravvivenza”. Molto critica la reazione del ministro delle Risorse naturali delle Isole Marshall, John Silk: “Non siamo venuti qui per firmare la nostra condanna a morte”.

Aggiornato il 12 dicembre 2023 alle ore 18:56