La separazione delle carriere s’ha da fare

“Non si può negare che la giustizia penale ha avuto spesso influenze, se non ingerenze, nelle vicende politiche: in Forza Italia lo sappiamo bene. Ma si tratta di vicende, oggi, da mettere da parte: nessuno pensa di varare riforme contro i magistrati”. Queste le parole di Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, in un’intervista al Messaggero. E poi: “Nemmeno però si può pensare che, quando si tocca il tema magistratura, si legga subito come una mossa contro le toghe. Se su questo siamo d’accordo – specifica – politica e giustizia possono collaborare, rispettando ciascuno il proprio ruolo, come costituzionalmente tracciato”.

Secondo Sisto, “per assicurare ai cittadini un processo che sia davvero giusto, sempre per Costituzione, non c’è che un obiettivo: la separazione delle carriere”. Inoltre, sulle cosiddette pagelle ai magistrati, chiosa: “Non userei il termine pagelle: parliamo di criteri di valutazione a cui peraltro è sottoposto qualunque dipendente della Pubblica amministrazione. Criteri che, pur in mancanza di regole vigenti, non penalizzano in alcun modo le toghe, anzi le aiutano: chi si accorge che non sta facendo bene, avrà tutto il tempo e gli strumenti per correggere la rotta e recuperare terreno”.

“Che la giustizia in Italia non funzioni lo attesta l’Europa. Quello che perde alla fine è il sistema, cioè la democrazia. Che poi una riforma vada fatta dialogando coi magistrati, è ovvio. Come il fatto che, con tutti i limiti, sia meglio la situazione attuale di qualunque assoggettamento all'esecutivo”: così, in un colloquio con Qn, Clemente Mastella, sindaco di Benevento ed ex ministro della Giustizia. A seguire, circa il processo di riforma avviato da Marta Cartabia, nota: “Io pure avevo cominciato un lavoro sul massimo di otto anni per incarico. Forse ho pagato anche per quello. È una guerra punica che deve finire. Mentre la magistratura va avanti secondo le proprie idee, la politica è divisa. In questa logica di Orazi e Curiazi, i Curiazi, cioè i partiti, perdono sempre. Questa sorta di ipocrisia tra i partiti non porterà mai a una riforma, perché va fatta col consenso di tutti”.

Alla Stampa, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario nazionale di Magistratura democratica, Stefano Musolino, nota: “Deve essere chiaro che non siamo un organo servente del Governo. Noi siamo una figura di garanzia. E vedo che a volte ci sono esponenti di governo non comprendono che una magistratura di scopo, ossia una magistratura che collabora al raggiungimento di obiettivi posti dal Governo, semplicemente non esiste. Noi siamo e dobbiamo essere indifferenti agli scopi”.

Aggiornato il 02 dicembre 2023 alle ore 12:22