Legge di stabilità: centrodestra, elettori e perplessità

Il disegno di legge relativo alla legge di Stabilità per il 2024 varata dal Governo di centrodestra non rispecchia le aspettative della sua base elettorale. L’Esecutivo, presieduto da Giorgia Meloni, si è insediato il 22 ottobre 2022 e ha ottenuto i pieni poteri dopo aver conseguito la fiducia dei due rami del Parlamento, rispettivamente il 25 ottobre 2022 alla Camera e il giorno successivo al Senato della Repubblica. Di fatto, i tempi tecnici per predisporre una legge di Bilancio erano troppo stretti e quindi la prima legge finanziaria del nuovo Esecutivo, quella relativa all’anno in corso, era già stata scritta dal precedente Governo tecnico presieduto da Mario Draghi. Il ddl relativo alla legge di bilancio è l’atto politico per eccellenza di un Governo, in quanto ne traccia l’indirizzo per l’intera legislatura. Il disegno di legge governativo, elaborato e approvato dal Consiglio dei ministri, dovrebbe rispecchiare il sentire comune dei partiti della coalizione di Governo, risultata vincitrice alle elezioni sulla base di un programma politico sottoposto al vaglio del corpo elettorale.

L’elettore di centrodestra è consapevole del fatto che i governi precedenti abbiano lasciato una situazione critica delle finanze pubbliche, devastate dal Superbonus 110 per cento e dal cosiddetto Reddito di cittadinanza. Provvidenze pubbliche che hanno bruciato risorse finanziarie, i cui effetti continueranno ad avere risultati negativi per gli anni a venire, in particolar modo per smaltire i crediti fiscali e contenere l’ulteriore debito pubblico che le sovvenzioni hanno generato. Alla guerra in Ucraina si è aggiunta la crisi in Medio Oriente, causata dall’inaudito e feroce atto di terrorismo di Hamas – avvenuto il 7 ottobre – contro Israele. Poi, la crescita esponenziale dei tassi d’interesse praticata dalla Banca centrale europea, per contrastare l’inflazione dovuta all’aumento dei costi dell’energia prodotta da fonti fossili. Stretta creditizia che ha rallentato, e in alcuni casi azzerato, la crescita economica in Europa.

Bene ha fatto, nelle condizioni date, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, a tenere la barra dritta su una attenta e prudenziale politica di bilancio. Azione di Governo, questa, premiata dalle agenzie di rating con la conferma del voto e il miglioramento delle prospettive sulla credibilità finanziaria del nostro Paese. Forse, un maggior intervento sul contenimento della spesa improduttiva avrebbe contribuito a ridurre la quota finanziata a debito della legge di Stabilità. Una certa insofferenza della base elettorale del centrodestra nei confronti del Governo è dovuta alla continua penalizzazione del “ceto medio”, considerato ricco se ha un reddito lordo superiore ai 35mila euro l’anno. Il lavoro autonomo e le micro e piccole imprese continuano a essere tartassati da una pressione fiscale insostenibile, ma anche da una Agenzia delle entrate che non dà respiro ai contribuenti. Tutte le risorse disponibili sono state indirizzate, per paradosso, al sostegno di classi sociali che sono la base elettorale di quei partiti che utilizzano i soldi pubblici per assicurarsi il consenso degli “assistiti”. L’addebito che viene fatto all’Esecutivo è che non ha ancora portato a dama nessuna delle riforme previste dal programma elettorale.

La riforma fiscale è in itinere, ma intanto le piccole imprese e i lavoratori autonomi chiudono per l’insostenibilità del peso delle rate che si sono stabilite con la rottamazione quater, ovvero il prosieguo delle altre rottamazioni fatte dai precedenti Esecutivi. La riforma della giustizia è impantanata e non si capisce per quale ragione. Invece dell’elezione diretta del Capo di Stato, ci ritroviamo un progetto di riforma che lascia inalterate le prerogative del Presidente della Repubblica, che continuerà a godere di poteri ma di nessuna responsabilità politica. Almeno risparmiateci la pantomima di una legge di Stabilità oggetto del consueto assalto alla diligenza da parte dei partiti di maggioranza. Un Governo politico in discontinuità con il passato dovrebbe fare come nel Regno Unito, dove l’Esecutivo presenta la legge di Bilancio e il Parlamento o la approva o la boccia, senza modifiche!

Aggiornato il 30 novembre 2023 alle ore 11:13