Matteo Salvini attacca i sindacati di base per la protesta in programma lunedì 27 novembre. “Non accetto 24 ore di blocco del trasporto pubblico, perché sarebbe il caos. Se applicano il buon senso non intervengo, ma se pensano di fermare tutta l’Italia per 24 ore non lo permetterò e farò tutto quello che la legge mi permette di fare”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, rispondendo a chi gli chiedeva se fosse pronto alla precettazione per lo sciopero. Infatti, come ha riportato una nota del Mit, è partita la lettera del Ministero con l’invito a desistere per le organizzazioni sindacali che hanno proclamato lo stato di agitazione. Il dicastero di Porta Pia ha auspicato una risposta positiva nelle prossime ore. Diversamente, come da procedura, scatterà la convocazione al ministero per un tavolo di confronto.
“Al Ministero – ha detto Salvini al Forum di Conftrasporto – abbiamo a cuore soprattutto lo sviluppo del Paese. C’è bisogno di nuove strade, autostrade e ferrovie. Chi dice che in Italia non servono nuove strade e autostrade mente, sapendo di mentire. Ho bisogno che i portavoce del sì si facciano sentire, perché i signori del no sono la minoranza della minoranza, ma sono molto bravi a farsi sentire, sono rumorosi, casinisti organizzati. Vorrei un Paese sostenibile e ricco e non un Paese sostenibile e disoccupato”. Salvini ha ribadito che la “sostenibilità ecologica deve andare di pari passo con la sostenibilità economica e sociale”.
Frattanto, Salvini ha ricordato al Viminale il compianto Roberto Maroni, a un anno dalla morte. “È l’esempio di come un uomo di parte – ha affermato Salvini – possa essere uno dei migliori servitori delle istituzioni. Difficile fare il ministro dell’Interno dopo di lui che è stato il migliore”. Si commuove il vicepremier ricordando l’ex segretario del Carroccio. “In Lega – ha detto Salvini – quando c’era qualcosa di scomodo, quando c’era una mission impossibile, Umberto Bossi chiamava Maroni. Fu determinante nel periodo più difficile per la Lega. Era orgoglioso delle Forze di polizia e del suo movimento. Non dimenticava mai le sue radici. Ricordo i suoi consigli. Quando mi disse: Sei tu il prossimo segretario della Lega, io pensai a quanto fosse complicato dopo due giganti come Bossi e Maroni. Gli mancava il tempo sottratto alla famiglia. Alla domanda: Ne vale la pena?, la risposta era sempre sì”.
Aggiornato il 23 novembre 2023 alle ore 15:41