Più Italia e meno Europa matrigna

Immagino che sia veramente difficile per il Governo di centrodestra italiano mantenere i nervi saldi nei confronti dell’attuale governance dell’Unione europea. È palese il fatto che il Governo presieduto da Giorgia Meloni sia inviso alle istituzioni europee. Erano abituati a Esecutivi eterodiretti dall’Ue e non riescono ad accettare che l’Italia abbia un Governo politico forte diretta espressione della volontà popolare. Rimpiangono i tempi in cui i governi erano presieduti da tecnici asserviti alla diarchia franco-tedesca. Temono che alle prossime elezioni europee, che si terranno nella prima metà di giugno 2024, i rapporti di forza nel Parlamento europeo possano mutare grazie al significativo apporto dei partiti di destra che i sondaggi elettorali danno in forte crescita rispetto alle sinistre europee. Il successo delle politiche adottate dalla attuale alleanza che governa il Belpaese è considerata una iattura dalla attuale nomenklatura europea che vuole mantenere lo status quo. Gli avversari politici che governano l’Unione europea fanno di tutto per contrastare le scelte adottate da un Esecutivo che non accetta i diktat di una coalizione che sente il rischio di perdere il potere d’indirizzo in Europa.

Si spera, dopo le elezioni europee, in un mutato assesto istituzionale nel Vecchio Continente, per scongiurare la inevitabile disgregazione di una Ue che, in realtà, è da tempo diventata una mera espressione geografica. Censurare l’operato dell’Esecutivo di Giorgia Meloni è funzionale a far perdere credibilità al Governo e per far diminuire i consensi elettorali. Tutte le direttive europee sembrano studiate per danneggiare il sistema economico e produttivo dell’Italia. Le follie ecologiste europee sulle cosiddette case green danneggiano il patrimonio immobiliare degli italiani. La sostituzione coattiva da parte della Ue sulle auto alimentate da energia fossile a vantaggio delle auto elettriche sta mettendo in difficoltà l’automotive ovvero una delle eccellenze del sistema produttivo italiano. Sono reiterati i tentativi di danneggiare la nostra industria agroalimentare che macina record su record circa l’esportazione di prodotti di assoluta qualità.

La Banca centrale europea è un feudo dei tedeschi e dei francesi. La sua politica sui tassi d’interesse sembra avere l’obiettivo di mettere in ginocchio il nostro Paese. L’ultima aberrante azione di contrasto all’Esecutivo italiano è stata attuata dalla Commissione europea mediante l’invio in contemporanea di due lettere di infrazione. Una riguarda le norme sull’assegno unico che infrangerebbero, per la Commissione, il rispetto delle norme europee sul “coordinamento della sicurezza sociale” degli Stati membri, la riforma del 2022 che ha introdotto l’assegno unico universale per i figli a carico. L’applicazione del nuovo assegno familiare prevede il diritto a percepire l’assegno unico solo alle famiglie che risiedono da almeno due anni in Italia e solo se vivono nella stessa famiglia dei loro figli. L’Italia avrebbe violato le norme di coordinamento sulla sicurezza sociale, in quanto “non tratterebbe in modo equo i cittadini europei” e quindi li discriminerebbe in quanto il regolamento Ue vieta il principio della residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale.

La seconda lettera riguarda l’annoso problema relativo alla cosiddetta direttiva Bolkestein sui balneari. Altro settore economico, l’industria turistico balneare, fiore all’occhiello del nostro turismo. Frederik Bolkestein è un politico ed economista olandese che è stato Commissario europeo per il mercato interno europeo. La direttiva, che ha preso il suo nome, riguarda la concorrenza e la libera circolazione dei servizi in Europa. Lo stesso Bolkestein ebbe ad affermare che la sua direttiva non riguardava i balneari, in quanto le concessioni balneari sono beni immateriali e non servizi. Il Governo italiano ha effettuato un censimento sulle concessioni in essere nel Paese. Il risultato dell’indagine ha appurato che le attuali concessioni turistico-balneari occupano appena il 33 per cento delle spiagge disponibili. È quindi possibile aumentare le concessioni per incrementare la concorrenza tra gli operatori interessati a operare nel settore, senza però distruggere un settore che riguarda oltre 30mila piccole imprese familiari e che contribuiscono a creare ricchezza, occupazione e l’incasso di imposte e contributi per lo Stato.

L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere alle contestazioni della Commissione europea e per adottare le “misure necessarie” a eliminare le criticità, altrimenti la Commissione potrà deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea. La risposta decisa che dovrebbe dare il Governo italiano ai burocrati europei è quella che l’Italia non è più disposta ad accettare diktat che danneggiano gli interessi economici del nostro Paese. Mai più sudditanza nei confronti di una Europa matrigna!

Aggiornato il 20 novembre 2023 alle ore 16:32