La musica alla leggera di Colapesce e Dimartino

Ci sono dei momenti nella vita di ognuno di noi in cui, nel segreto delle proprie cuffie, ci capita di ascoltare brani inconfessabili. Potremmo definirlo il “momento neomelodico”, quel piccolo spazio segreto in cui ognuno di noi si ciba di musica improbabile. Cose che capitano. Questa volta però ci è capitato di imbatterci nel singolo “Ragazzo di destra” di Colapesce e Dimartino, un pappone pieno di luoghi comuni veramente indigesto perché farcito di ideologia di basso cabotaggio. Certo, sono pur sempre Colapesce e Dimartino per cui non meriterebbero tanta attenzione come se ci trovassimo al cospetto di Mogol e Battisti. Fatto sta che il pappone di cui sopra ci ha interrotto il famosissimo “momento neomelodico” facendoci sobbalzare dalla sedia e meritando così una certa qual attenzione.

La splendida composizione del geniale duo siciliano, già autore di “Musica leggerissima”, questa volta ha tirato fuori dal cilindro una musica ancor più leggera da punto di vista dell’onestà intellettuale e della capacità di analisi.

Il “ragazzo di destra” è dipinto come un decerebrato, codardo perché violento solo in gruppo, pieno di pregiudizi, tutto bomber e tirapugni, un bambino mai cresciuto e per questo incapace di elaborare, ignorante e quindi di destra. Una teoria tipica del radical chic di sinistra abituato a dividere il mondo in ignoranti (tutti da una parte) e intellettuali, violenti e compagni che sbagliano, uomini capaci di elaborazione politica e schiavi del qualunquismo fascista. Messa di fronte alla teoria della equidistribuzione degli imbecilli, certa sinistra non si arrende attaccandosi all’antico pregiudizio (quello è un pregiudizio) dell’anima bella che combatte per il pueblo contrapposta al ruttante destrorso che odia i diversi e mena le mani.

Nella foto in testa all’articolo c’è uno di quegli intellettuali che durante la lotta studentesca nel Sessantotto fece lezione di politica in via De Amicis a Milano uccidendo un poliziotto.

Molti di questi politologi con la P38 divennero magistrati, giornalisti, politici nazionali, assessori nelle grandi città, professori e comunque uomini e donne coccolati nei salotti buoni con un passato un po’ discutibile ma con idee chiare e limpide come l’acqua di sorgente. Alcuni sono stimati professionisti impegnati nella società civile come quelli che ammazzarono Sergio Ramelli nel ‘75 aprendogli il cranio a sprangate.

Ah, già, la domanda sorgerà spontanea: chi era Sergio Ramelli? Uno dei “ragazzi di destra” tanto cari a Colapesce e Dimartino.

Aggiornato il 18 novembre 2023 alle ore 11:36