Elezione diretta del premier: un compromesso al ribasso

Nel Consiglio dei ministri, programmato per domani, dovrebbe approdare il testo del Disegno di legge di riforma costituzionale elaborato dalla ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati. L’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni, nonostante avesse inserito nel programma di Governo, presentato agli elettori il 25 settembre 2022, l’elezione diretta del presidente della Repubblica, parrebbe orientato a esporre alle Camere un Ddl che prevede invece l’elezione diretta del capo del Governo. Eppure dai sondaggi recentemente pubblicati dall’Istituto Demos è emerso che l’84 per cento degli elettori di Fratelli d’Italia e oltre il 64 per cento di Lega e Forza Italia sono favorevoli all’elezione diretta del presidente della Repubblica. Le motivazioni, addotte dalla premier e dalla ministra per le Riforme istituzionali, di optare per il premierato invece dell’elezione diretta del capo dello Stato, sono da ricondurre al fatto che le opposizioni hanno dimostrato una maggiore convergenza sull’elezione diretta del capo dell’Esecutivo. Pia illusione! Come era facilmente prevedibile, le opposizioni di sinistra, estrema sinistra e Azione di Calenda si sono subito schierate contro qualsiasi modifica dell’attuale assetto costituzionale.

A tal proposito, i costituzionalisti à la carte, che negli ultimi quarant’anni hanno modificato le loro opinioni a seconda della parte politica che presentava i progetti di riforma, si sono subito espressi sul “pericolo del premierato forte” perché ridurrebbe i poteri attuali del presidente della Repubblica. Evidentemente, prediligono un’architettura costituzionale che prevede “la monarchia di fatto”. La democrazia che si manifesta con la volontà popolare è per costoro un pericolo! È meglio un presidente che non rappresenti nessuno. L’attuale inquilino del Colle più alto è stato eletto da un Parlamento diverso da quello attuale e può, a seconda della convenienza, dilatare i suoi poteri per formare governi non legittimati da un voto popolare ma da manovre di Palazzo alle quali egli stesso si mette alla guida. È bene ricordare che l’attuale sistema costituzionale ha creato le condizioni perché, dal 1946 a oggi, abbiamo avuto 31 presidenti del Consiglio e ben 68 governi, ovvero con una durata media di circa 13 mesi. Ancora una volta Italia viva si è dimostrata non pregiudizialmente ostile alla riforma in pectore. L’attuale Esecutivo dovrà, prima o poi, riflettere sul ruolo politico di Matteo Renzi che continua a fare un’opposizione costruttiva al Governo.

Non nascondo la mia preferenza per una riforma che preveda l’elezione diretta a un solo turno del presidente della Repubblica. La vera anomalia è la durata dell’incarico del presidente che è di 7 anni. Può un capo dello Stato di un Paese democratico essere eletto da un Parlamento la cui composizione può essere radicalmente diversa dal Parlamento che lo ha eletto e mantenere gli stessi poteri? L’attuale Parlamento eleggerebbe Sergio Mattarella presidente della Repubblica? In una democrazia avanzata il corpo elettorale dovrebbe sempre eleggere un presidente oppure un primo ministro altrimenti la democrazia in Italia risulta essere una monarchia di fatto!

Aggiornato il 02 novembre 2023 alle ore 12:00