Tra i fattori che distinguono i diversi Occidenti vi sono indubbiamente, al di là delle caratteristiche oggettive (storiche, geografiche, socio-economiche) e dei sistemi di valori, le paure diffuse nelle loro società. Timori e (talvolta) terrori attribuibili non soltanto ad archetipi delle diverse popolazioni, ma anche alle più recenti esperienze storiche. Esperienze traumatiche che – come quella del Covid-19, quella del conflitto russo-ucraino, e più recentemente quella dell’attacco di Hamas a Israele – hanno contribuito a estrarre queste paure innate e istintive dal grande serbatoio dell’inconscio collettivo. Rafforzandole, adattandole, modificandole.

Sulla fondatezza di ciascuna di queste paure, come per quelle dei singoli individui, non è a nostro avviso possibile formulare delle ipotesi generali e stabilire una gerarchia di importanza. Si possono invece fare alcune considerazioni derivanti dalla osservazione empirica (sondaggi, ricerche ad hoc, analisi dei media, dichiarazioni di opinion leader, interviste).

La prima osservazione è che questi timori sono diversamente diffusi per grandi aree geografiche. I timori per il crescente deterioramento del clima e dell’habitat per gli esseri viventi, per esempio, appaiono più estesi nel Nord del mondo occidentale; il terrore per una possibile aggressione da parte di una potenza estranea all’Occidente è particolarmente sentito nel mondo baltico-finnico-scandinavo.

La seconda considerazione è che, anche all’interno di un singolo Paese, queste paure hanno differenti valenze per le diverse aree sociali e per le diverse classi di età. Ad esempio il timore per la possibile fine della società moderna e un ritorno a un nuovo Medioevo è più diffuso nell’area creativa-intellettuale che non nelle altre aree sociali. Mentre nell’area del benessere di quasi tutti i Paesi occidentali le paure per le ricorrenti crisi dell’economia sono particolarmente forti. Nella grande area sociale dei garantiti si fa sentire sempre più intensa la paura per la criminalità organizzata in tutte le sue forme e per la violenza endemica nella società. Nell’area sociale dell’incertezza – e soprattutto nei suoi gruppi culturalmente più deboli – è particolarmente importante la paura del “grande complotto” di cui molte paure non sarebbero che dei sottoprodotti.

D’altra parte, il timore di nuove pandemie sotto qualsiasi forma è maggiormente sentito nelle classi di età avanzata, un timore indubbiamente fondato anche perché queste classi sono scientificamente riconosciute come più “fragili”. Mentre la crisi climatica in tutti i suoi aspetti sembra preoccupare maggiormente le classi giovanili di quasi tutti i Paesi.

Infine, va osservato che spesso queste paure collettive non si manifestano separatamente ma come dei cluster, in cui una paura è collegata ad un’altra, o le dà origine, generando altri atteggiamenti e comportamenti. Ad esempio la paura del terrorismo e quella per l’immigrazione incontrollata e incontrollabile si associano al timore per la islamizzazione degli occidenti creando un cluster difficilmente districabile anche a livello socio-analitico.

Le grandi paure Il catalogo è questo:

Ma fin da subito occorre avvertire che è un elenco costantemente in via di aggiornamento, con il possibile ingresso di “nuovi terrori” di cui occorrerà di volta in volta vagliare l’importanza.

1) Il terrorismo;

2) La crisi climatica, acqua, aria, catastrofi naturali, inquinamento degli oceani, gradiente termico;

3) L’aggressione da parte di una potenza esterna, la guerra, la “Terza guerra mondiale”, l’apocalisse nucleare;

4) La crisi demografica; le epocali migrazioni (dall’Africa, dall’Asia, dall’America Latina); “la sostituzione etnica”;

5) La pandemia, le pandemie;

6) La criminalità organizzata, (traffico di esseri umani, di organi umani, di droga, di armi, di materiali sottoposti a embargo). Mafia, mafie: le connessioni a tutti i livelli; la violenza endemica nella società;

7) L’avanzata incontrollata delle nuove tecnologie; il potenziale utilizzo criminale delle nuove tecnologie, Intelligenza artificiale, social network, reti satellitari;

8) La fine della società moderna, la fine della città, dei media tradizionali; l’aumento delle problematiche di genere e del loro carattere dissociativo (divisivo?); la diffusione di “droghe” e sostanze psicotrope in classi di età sempre più giovanili;

9) L’inflazione, la recessione, la crisi economica generalizzata, la fine del benessere;

10) Il grande complotto, il “grande vecchio”, il controllo totale dell’individuo, la perdita della libertà personale;

11) L’avanzata delle autocrazie, il totalitarismo, la fine della democrazia; il ritorno del nazismo, il “nazicomunismo”;

12) L’islamizzazione dell’Occidente.

La reazione a queste paure si presenta in diversi casi come controintuitiva. Si pensi ad esempio ai timori relativi alla perdita della libertà personale nei comportamenti e nelle decisioni politiche. Queste paure razionalmente dovrebbero sfociare in una difesa a tutto campo delle istituzioni democratiche, parlamentari e più in generale rappresentative dei cittadini. In realtà in diversi casi (per esempio negli Stati Uniti e in diversi Paesi occidentali) hanno prodotto un “arroccamento” di gruppi di cittadini in organizzazioni che minacciano proprio quella libertà di cui si teme l’offuscamento.

Aggiornato il 24 ottobre 2023 alle ore 09:59