Bandiere e silenzi

A scuola più di un professore sottolineava che l’unità d’Italia, in concreto, non si è mai realizzata. Dalle troppe divergenze tra Nord e Sud alla guerra civile fratricida divampata con la caduta del Fascismo, fino all’assoluta assenza di un’identità tricolore. Il tutto condito con la paura di prendere posizioni nette: vuoi per motivi elettorali, vuoi per un’ideologia spicciola e fuori dal tempo. A far discutere, in questi giorni, dopo gli attentati di Hamas contro lo Stato di Israele, è stata l’esposizione – o la mancata esposizione – della bandiera israeliana, quasi testare la sensibilità dei vari Comuni. Già, perché anche in questo frangente sono emerse delle divisioni. Più precisamente, perplessità sono state palesate a seguito delle iniziative prese da alcune Amministrazioni di centrosinistra. Fedeli alla loro linea sono stati Giuseppe Sala e Roberto Gualtieri, rispettivamente sindaco di Milano e primo cittadino di Roma. Tutti e due hanno issato nella sede municipale la bandiera di Israele e quella della pace (nella Capitale, per l’esattezza, sono immagini di luce). “Non sono soddisfatto, ritengo che sarebbe stato opportuno, come avvenuto in tutta Europa e in tutto il mondo in questi giorni, avere solo la bandiera di Israele”: queste le parole del presidente del Memoriale della Shoah, Roberto Jarach, per la decisione presa nel capoluogo lombardo. “Il fatto di deviare l’attenzione su dei concetti entrambi validi, perché anche la bandiera della pace lo è, in questo caso indebolisce il messaggio, sono assolutamente contrario”. Sala, da par sua, ha replicato: “Mi sembrano parole in più che non aiutano. Semplifichiamola, Jarach è un uomo di destra che usa questo momento per fare politica ed è la cosa più sbagliata che c'è”. Inevitabile la contro-risposta, affidata all’Ansa: “Io non voglio entrare in polemica col sindaco Sala. Non mi sono mai esposto politicamente e non intendo farlo adesso alla mia veneranda età. Io non ho mai fatto politica, sono un uomo di industria e ho sempre ricoperto ruoli di volontariato, perché mi sento di poter dare un contributo civile alla soluzione dei problemi della società. Ma non mi sono mai esposto politicamente. Non voglio entrare in politica, perché non è il mio campo e non è il mio mestiere. Non mi è piaciuta l’uscita del sindaco ma sono convinto di quello che ho detto sulle bandiere. Secondo me hanno annacquato il senso della solidarietà che volevano esprimere. Questa uscita di Sala la trovo fuori luogo e non l’ho apprezzata, ma lo saluterò sempre cordialmente quando lo incontrerò”.

A Brescia, invece, sta sventolando solo la bandiera della pace, come deciso da Laura Castelletti. Le opposizioni sono hanno protestato in maniera veemente, anche per la decisione di non illuminare Palazzo La Loggia con i colori di Israele. Però la fascia tricolore non ha battuto ciglio: “La mia posizione sull’attacco di Hamas a Israele è chiara ed è arrivata poco dopo il terribile atto terroristico che ha tolto la vita a centinaia di innocenti, con una condanna ferma e risoluta e la piena solidarietà al popolo di Israele, che ho espresso a nome dell’intera città. Questa terribile escalation di violenza deve assolutamente fermarsi e vanno avviate al più presto interlocuzioni di pace, che portino a una risoluzione del conflitto. Per questo, l’appello che come sindaca di Brescia mi sento di fare, rappresentando le diverse anime della nostra città, che è storicamente una città di pace, è quello per un’immediata risoluzione del conflitto. Sventolerà la bandiera della pace, perché sono fermamente convinta che tutti ci potremo unire e riconoscere sotto i suoi colori”. Da segnalare, invece, l’uscita del presidente del Consiglio comunale di Firenze, Luca Milani: “Trovo sbagliate, le manifestazioni pro-Palestina e pro-Israele, non servono alla causa della pace. Non ho alcun dubbio nel condannare Hamas, ma non abbiamo bisogno di dividerci perché la violenza, il non rispetto dei diritti umani e la barbarie disumana vanno combattute; dobbiamo farlo insieme: ebrei, musulmani, cristiani, non credenti. Firenze ha perso un’occasione per fare una sola grande manifestazione contro Hamas – è andato avanti –  contro la violenza, contro la barbarie e la furia omicida, per la pace la fratellanza e per il diritto di esistere di Israele e della Palestina in una terra che ha visto versato già troppo sangue”. In una nota l’eurodeputato Nicola Danti, vicepresidente di Renew Europe e coordinatore regionale di Italia viva in Toscana, ha sottolineato: “Le affermazioni del presidente del Consiglio comunale di Firenze, il democratico Luca Milani, sono gravissime. Secondo lui le manifestazioni per Israele (in programma domenica alle 17.30 in Piazza Duomo, ndr) sono sbagliate.

L’eccidio di questi giorni non basta. Come Italia Viva, abbiamo già chiesto le dimissioni di Milani. Siamo anche ansiosi di conoscere il pensiero del sindaco Dario Nardella e del Pd. Anche per loro è sbagliato manifestare per Israele?”. La bagarre, per inciso, non riguarda solo lo Stivale, perché anche Oltreoceano non se la stanno passando meglio. Critiche, infatti, sono piovute contro l’Università di Harvard dal suo ex presidente, Larry Summers, per non aver condannato l’attacco di Hamas in Israele. Addirittura, sono balzati fuori alcuni iscritti all’ateneo che hanno affermato: “Il regime israeliano è interamente responsabile di tutta la violenza che si sta scatenando”. Questo, in sostanza, quanto scritto nella lettera aperta da parte della coalizione di studenti Harvard Palestine Solidarity Group. Summers, di contro, ha dichiarato: “Nei 50 anni di mia vicinanza a Harvard non mi sono mai sentito così disilluso e alienato”. Inoltre, ha specificato che il silenzio dell’Università l’ha fatta “apparire neutrale nei confronti degli atti di terrore contro Israele”. A quel punto, Harvard ha fatto sentire la sua voce, definendo “ripugnanti” le atrocità “commesse da Hamas”. Insomma, un altro caso dove la toppa è peggio del buco.

Aggiornato il 12 ottobre 2023 alle ore 16:43