Guerra ai valori universali, contro il Neoimperialismo

Forse davvero non abbiamo capito nulla di quanto sta succedendo al nostro Impero d’Occidente, oggi ridefinibile con il termine ampio (e ambiguo) di Global West. Allo stesso modo, quegli altri, i nostri “odiatori mondiali” e seriali, stanno nella seconda metà della sfera geopolitica, ovvero nel Global South. Tra i più accaniti di coloro che vogliono distruggerci fisicamente e politicamente, si annoverano un mix di regimi nazional-totalitari, comunisti, cristiani e islamici, come l’Iran, la Russia, la Cina, l’India (quest’ultima solo in parte, per ora) e alcuni grandi Stati africani e sudamericani. E, periodicamente, la corona di Paesi satelliti minori che ruota attorno alla formazione della nascente nebulosa del Global South si arricchisce di nuovi adepti.

Assieme ai maggiori, sono proprio questi ulteriori corpi sociopolitici a formare l’immenso fronte che rifiuta il nostro ordine mondiale post-1945, stabilito prima con la vittoria sul nazifascismo e, poi, con la moltiplicazione dei regimi liberal-democratici nel resto del mondo. In base al modello Fukuyama, l’affermarsi su tutte le possibili alternative del modello liberal-democratico ha favorito il dominio planetario dello Stato di diritto e la vittoria del sistema di mercato e della globalizzazione dei commerci e della finanza. Ma, il diritto positivo astratto, da noi eretto a difesa dei valori universali, è una livella anonima che tende a spianare le singolarità e le differenziazioni vitali tra le varie civilizzazioni, evirandone le annesse tradizioni e consuetudini, a favore di un unico sistema omologato, indifferenziato e codificato.

Per la Cina e il suo Partito Unico, alla radice del neo-imperialismo occidentale si collocano proprio i così detti “valori universali”, attraverso i quali le élite occidentali intendono imporre la loro visione di libertà e democrazia anche ai popoli che, a quei valori d’importazione, antepongono la priorità assoluta della sicurezza interna e della stabilità delle forme di Governo.

Ovviamente, come ogni grande ideologia che si rispetti, il Liberalismo ha un terribile Demone incorporato nel suo Dna. In primo luogo, rifiutando e combattendo idealmente ogni forma di totalitarismo, la liberal-democrazia ha dimenticato strada facendo i Popoli, le Nazioni e le loro identità storico-etniche. Pretendendo di conseguenza che tutti si adeguassero al suo modello empirico, sia per quanto riguarda la governance che il sistema dei diritti, con particolare riguardo alla tutela della persona umana e delle minoranze gender. Il suo Demone, per come oggi si è rivelato a noi, è il potere assoluto del Denaro fine a se stesso: Denaro, cioè, che fabbrica esclusivamente altro Denaro nella più assoluta anomia, e senza un volto da identificare per l’enormità dei delitti commessi a suo nome. Ed è stato proprio il processo irreversibile della finanziarizzazione dell’economia globale ad aver causato la scomparsa del capitalismo dal volto umano, quello cioè che ci aveva abituato al Denaro come semplice strumento per costruire il benessere materiale, sociale e culturale dell’intera comunità.

Nel suo Dna, ormai scomparso, si distinguevano i filamenti dell’Rna capitalista che duplicavano la valorizzazione del Capitale Umano, massimizzando i benefici sociali sul piano reddituale, dell’ascensore sociale e della crescita culturale, sia dei lavoratori dipendenti che di tutta la società. Il colpo di genio del nuovo capitalismo senza volto e di rapina è stato quello di sostituire alle vecchie pratiche della colonizzazione l’immenso potere acefalo delle Multinazionali, minimizzando così sui costi della conquista, grazie alla corruzione sistematica delle élite locali post-coloniali e autoctone, perché facessero loro lo sporco lavoro svolto in passato dalle amministrazioni coloniali. Per secoli, le potenze europee si sono letteralmente svenate e combattute tra di loro per estendere e difendere i propri possedimenti esteri. L’esistenza stessa delle colonie imponeva, infatti, l’impiego di truppe permanenti di occupazione, sia per proteggere le proprietà e i beni dei coloni, sia per mantenere l’ordine e la sicurezza e assicurare, attraverso un apparato amministrativo ad hoc, il rispetto delle leggi coloniali, da applicare a un esercito di nuovi schiavi indigeni, adibiti allo sfruttamento della terra e delle materie prime delle colonie stesse. Oggi, l’Impero delle Multinazionali del profitto (Cina compresa!) impiega come mercenari i regimi corrotti del resto del mondo meno sviluppato, in Africa, Medioriente, Asia e Sud America, consentendo ai loro satrapi (dittatori, autocrati, tiranni e despoti di ogni risma) di ridurre in miseria e soggiogare con la violenza i propri popoli, calpestandone i diritti fondamentali.

E sono proprio questi regimi mercenari e le élite corrotte di Paesi poverissimi, ma ricchissimi di materie prime, a consentire alle Multinazionali di arricchirsi, grazie allo sfruttamento indiscriminato e a buon mercato di quelle loro ricchezze naturali, depredate alle collettività autoctone che ne sono i legittimi proprietari. Se, al contrario, quelle enormi risorse fossero equamente ridistribuite sulle popolazioni aventi diritto, grazie all’intervento delle nostre tecnologie moderne, si potrebbero assicurare loro reddito, occupazione e benessere per una vita ben più dignitosa! In cambio di ingenti investimenti e di know-how avanzato (una sorta di “Via della Seta” all’occidentale!), i Paesi investitori potrebbero essere remunerati nel medio-lungo termine applicando un tasso equo al margine di crescita (favorito dal nostro intervento) del Pil nazionale dei singoli Paesi beneficiari in via di sviluppo.

Noi Global West, invece, questa conseguenza terribile della vendetta dei popoli sfruttati non l’abbiamo né prevista, né capita. Cosicché oggi centinaia di milioni di quei nuovi poveri (ma potenzialmente ricchi senza lo sfruttamento delle Multinazionali) si ribellano dichiarandoci a mani nude la nuova “Global Immigration War”. Una guerra (pacifica!) che noi possiamo solo perdere, visto che ci siamo dati leggi di diritto, come quella di un sistema d’asilo e di non respingimento ampio e folle, che fa dell’insieme di quei disperati un gigantesco, inarrestabile Cavallo di Troia della sostituzione socio-etnica-religiosa dell’intero popolo d’Occidente, a causa soprattutto dell’edonismo anti-procreativo del Global West.

E siamo sempre noi a perdere, per la nostra scelta di “consumatori”, la Global Drug War lasciando indifese le nostre nuove generazioni. Alla fine, sarà per la terza volta la Global Military War a ripristinare l’equilibrio perduto?

Aggiornato il 12 settembre 2023 alle ore 18:53