A Roma l’ufficio condono è “allo sfascio”

“Ennesimo allarme dall’ufficio condono (di Roma Capitale, ndr): un pugno di dipendenti di Risorse per Roma, lasciati soli a fronteggiare il pubblico esasperato, ha dovuto ancora una volta chiamare le forze dell’ordine per evitare il peggio”.

Così Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in Campidoglio, che commenta quanto accaduto l’altro giorno nella Capitale. Un episodio, peraltro, ribadito in una nota dall’Assemblea permanente dei lavoratori dell’ufficio condono e dall’Usi: “È arrivato all’Urp dell’ufficio condono l’ennesimo utente non prenotato, esasperato, minaccioso e pronto a tutto pur di essere ricevuto da un responsabile. Dopo aver aggredito verbalmente gli operatori e rischiato di colpire nell’esagitazione altri utenti che affollavano la sala Urp (peraltro tutti non prenotati), al personale lasciato per l’ennesima volta solo a gestire l’emergenza non è rimasto che chiedere l’intervento” dei carabinieri.

“I lavoratori sono allo stremo, i sindacati protestano inascoltati – sbotta Santori – l’ufficio condono, riaperto senza nessuna verifica e programmazione del lavoro da pochi mesi, è allo sfascio, le procedure sono lente, la piattaforma non funziona e le pratiche bloccate sono migliaia. Eppure, il sindaco ha già annunciato di voler continuare a lasciare in mano a Risorse per Roma, integrandone il contratto di servizio, anche questo delicatissimo settore, che da anni attende pieno rilancio”.

“La dirigenza – per Santori – non è in grado di gestire il settore dell’urbanistica e di risolvere le richieste di tecnici e cittadini. La società si dimostra, inoltre, indifferente al rispetto delle norme che riguardano il trattamento del personale: trasparenza, diritto alla sicurezza, tutela, rotazione per coloro che sono impegnati agli sportelli sono, evidentemente, materia oscura per il Pd e i suoi palafrenieri che lo scortano in Campidoglio alla conquista di una città nella quale funziona solo il degrado, e dove cittadini e lavoratori contano ogni giorno di meno”.

“Le procedure digitali sono un flop? La piattaforma telematica è sempre bloccata? Il protocollo Pec ci mette giorni prima di recapitare una comunicazione? Non c’è problema – viene spiegato nella nota dell’Assemblea permanente dei lavoratori dell’ufficio condono e dell’Usi – a sedare gli animi di migliaia di cittadini e tecnici professionisti inferociti per lo stallo delle loro procedure di condono ci penseranno tre operatori di Risorse per Roma che, con garbo e professionalità, sapranno sicuramente spiegare che non c’è motivo di lamentarsi, il futuro dell’urbanistica è già qui e sono gli utenti che non se ne sono accorti”.

Inoltre aggiungono: “Nel mese di aprile del 2022 hanno deciso di riaprire al pubblico gli sportelli dell’ufficio condono, chiusi da Roma Capitale nel 2020 in occasione della fine delle indagini per corruzione per l’illecita manomissione di fascicoli di condono e l’alterazione dei relativi procedimenti amministrativi. E così, senza alcun provvedimento formale dell’Ente, senza farne alcuna menzione nel Contratto di servizio (Dgc 188/2023) e senza alcun disciplinare operativo, alcuni fortunatissimi dipendenti della società Risorse per Roma sono stati selezionati e invitati con “comunicazione interna” dell’allora dirigente dell’ufficio condono a riprendere le attività di sportello. Quali attività? Nessuno lo sa. Come purtroppo hanno dovuto verificare migliaia di utenti dal 2019 a oggi, tutte le procedure di condono sono state infatti digitalizzate: impossibile fare un accesso agli atti allo sportello, impossibile pagare alla cassa, impossibile ritirare una concessione, impossibile parlare con un operatore informatico. Impossibile per gli utenti, ma impossibile anche per gli operatori, le cui funzionalità sono state prontamente e irrevocabilmente disabilitate nel 2019!”.

“Fedeli a un’idea speriamo intramontabile di “servizio pubblico”, i lavoratori e le lavoratrici dell’ufficio condono non vogliono venire meno al loro dovere morale e civile di denunciare volta per volta le colpevoli inefficienze di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica – terminano – e da cui dipendono la vita e gli interessi di migliaia di cittadini romani. Basta alibi e facili coperture: non si lascia morire così un ufficio pubblico, non si costringe l’utenza all’esasperazione, non si espongono i lavoratori a questi rischi”.

Aggiornato il 07 settembre 2023 alle ore 16:05