Digitale, scatta il bavaglio Ue

Si chiama Digital service act il documento approvato dall’Unione europea sulla responsabilità delle piattaforme sui contenuti on-line. Ma la lotta alle fake news della Commissione, con il suo nuovo regolamento, sembra confondere la tutela con la censura. O almeno questa è la preoccupazione di diversi europarlamentari, tra cui i politici della Lega, Marco Campomenosi e Alessandra Basso, che definiscono il Dsa una “legge bavaglio”.

Ma procediamo con ordine: le norme entrate in vigore venerdì scorso si applicano a tutti i social network, motori di ricerca, negozi on-line e servizi di hosting reputati dall’Ue decisivi nell’ecosistema web dell’Unione. Insomma, ad essere sottoposte al Digital service act – per adesso – sono le solite Big Tech, che compaiono in un elenco stilato dalla Commissione europea, la quale ha individuato i siti che registrano più di 45 milioni di utenti mensili (il 10 per cento della popolazione europea).

Tra le aziende che devono sottostare alle novità del Dsa compaiono Alibaba, Amazon, Apple, Booking, Facebook, Google, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, X, Wikipedia, YouTube e Zalando.

Secondo il vecchio regolamento dell’Unione, le Big Tech erano responsabili di falsa informazione solo se, dopo essersi accorte di aver “accolto” la pubblicazione di una bufala, non avessero provveduto a rimuoverla subitamente. Ma ora le carte in tavola sono decisamente diverse. Ognuna di queste aziende deve assemblare un team ad hoc per ricevere le segnalazioni degli utenti e delle Autorità. Le stesse, poi, possono arrogarsi il diritto di sospendere dalle loro piattaforme gli utenti che avrebbero condiviso gli ipotetici contenuti dannosi. Per concludere, sarò dovere delle aziende sulla lista della Commissione di controllare se, sui loro siti web, venga venduta della merce illegale.

La più grande criticità del Dsa è rappresentata dall’articolo 91 del protocollo, secondo il quale la Commissione europea può chiedere, in “situazioni particolari” la promozione da parte delle piattaforme di informazioni affidabili. Questi paletti, che ora limitano solamente le Big Tech internazionali, dal 17 febbraio 2024 diventeranno vincolanti per tutti, giusto in tempo per la campagna elettorale per le Europee. Secondo Basso e Campomenosi il Dsa “rafforzerà la censura su internet”. E ancora, “a dispetto di belle intenzioni e nobili scopi” il regolamento “nasconde una vera e propria legge bavaglio Ue”. Secondo Thierry Breton, il commissario Ue al mercato interno e volto della riforma, in Europa “non ci sarà alcun ministero della Verità”. Ma bisogna tenere gli occhi aperti.

Aggiornato il 28 agosto 2023 alle ore 15:20