Perchè cadde l’Impero romano? E quali sono le analogie con il declino odierno del Global West, l’ultimo Impero socioeconomico, etico e culturale dell’Occidente globale post-1945?
Secondo gli storici inglesi Peter Heather e John Rapley sarebbe stato il benessere economico, giuridico e infrastrutturale (la creazione di strade, città, terme, templi e luoghi votivi) di Roma ad aver creato le premesse per l’arricchimento e l’evoluzione delle periferie che, da un certo punto in poi, si sono sentite così forti da rendersi autonome, sottraendo un’enorme massa di tributi all’Impero, cosa che contribuì al suo inarrestabile default economico, militare e politico. A quel punto, infatti, Roma non fu più in grado di finanziare le sue missioni e i presidi militari nelle terre lontane già conquistate, al fine di mantenere l’ordine e assicurare la tenuta dell’Impero.
Similmente, l’Europa della prima industrializzazione fece da innesco al travolgente sviluppo economico degli Stati Uniti che, in meno di due secoli, presero il sopravvento sul Vecchio Continente. Grazie agli immensi benefici indotti dallo sviluppo tecnologico del Global West, oggi il Global South con la sua crescita economica vertiginosa ha generato una sorta di multipolo, relegando l’Occidente a semplice componente del gioco globale, e non più dominatore assoluto. Secondo i due studiosi inglesi, per evitare la famosa Trappola di Tucidide, non rimane allora che la collaborazione tra i due Imperi cinese e americano, accettando il fatto che l’emergere delle periferie sia un evento storico inevitabile e di larga scala.
Stando alla loro tesi, la struttura economica del mondo è cambiata in profondità, come accadde ai tempi di Roma, proprio grazie al successo “contagioso” dell’Occidente. Lo scienziato Carlo Rovelli fa integralmente sua la posizione dei due storici, osservando come le sanzioni alla Russia non abbiano fatto crollare la sua economia, evidente segno di decadenza politica del Global West dal quale si sono dissociati interi continenti, come l’Asia, l’Africa e l’America Latina. Evitando però di dire Rovelli che le sanzioni non hanno piegato la Russia solo perché Putin ha accettato di rendere il suo Paese schiavo e utile idiota, di qui al prossimo secolo, del rinascente Impero cinese. Tuttavia, l'analisi dei due storici inglesi manca di un pezzo importantissimo. Ovvero, dimentica le cinque, inarrestabili Global War che il Sud sta già conducendo vittorioso contro il Nord sviluppato del mondo.
Le forme di questa molteplice aggressione planetaria prendono il nome di Cyber, Immigration, Drug, Supply e Artificial Intelligence wars. Noi, Impero decadente d’Occidente, le stiamo perdendo tutte e cinque, tranne la sesta, la Military War, grazie alla nostra supremazia tecnologica e all’equilibrio della deterrenza nucleare. Come l’Occidente colonialista e sfruttatore dei secoli dal XVI al XX (prima metà), la Cina ha adottato una politica espansionista di mera rapina, rubando a man bassa i segreti tecnologici dell’Occidente, grazie alla cyberwar e allo spionaggio capillare di un esercito indottrinato di studenti cinesi super selezionati, infiltrati nelle migliori università e istituti di ricerca del Global West. Noi abbiamo dato una grandissima mano alla costituzione del nuovo Impero Celeste fondato sulla pirateria economica, dato che le grandi società occidentali che intendevano delocalizzare i loro impianti produttivi in Asia dovevano sottoscrivere contratti capestro di joint-venture, cedendo ai loro associati cinesi brevetti e kow-how necessari a sostenere le produzioni relative. In cambio, la Cina ha messo a nostra disposizione centinaia di milioni di suoi lavoratori-schiavi a bassissimo costo, sostenendo così in trenta anni la sua guerra nazionalista per la supremazia planetaria.
Per quanto riguarda la seconda (l’Immigrazione), la terza (la Droga) e quarta (la Supply) delle Global War la Cina ha già mosso da tempo le sue pedine sul campo. Sul versante dell’immigrazione, Pechino ha disseminato il mondo di incrollabili presidi cinesi, con le sue chinatown presenti nelle aree urbane di moltissime città europee e americane, in cui una miriade di piccoli e grandi commerci assorbe milioni di tonnellate di merci cinesi di bassa qualità, la cui esportazione è finanziata con capitali statali. Non importa, quindi, che quei beni cinesi si vendano, dato che il commercio serve come alibi sia all’occupazione silente di territori stranieri, anche di grande pregio urbanistico, sia al mantenimento del tasso di occupazione in Patria.
Xi Jinping esporta popolazione ma si chiude ermeticamente, così come la Russia, i Paesi africani, l’India e il Sud America (decisamente razzisti nei confronti delle altre etnie e degli yankee) ostacolano i flussi entranti di immigrati stranieri dall’estero. Noi, invece, con le nostre folli politiche sull’asilo immettiamo, come fece l’Impero romano in declino, enormi aliquote di immigrazione economica, destinate ad alterare per sempre i caratteri stessi di civiltà del Global West.
Per quanto riguarda il ricatto energetico e della supply war, la Cina si è già assicurata con i prestiti capestro della Belt & Road Initiative (B&Ri) a Stati africani, europei e asiatici (gli Stan States confinanti) ricchissime concessioni per lo sfruttamento di carburanti fossili e di terre rare. Queste ultime indispensabili per la rivoluzione green, come lo sono i giganteschi giacimenti di litio afghani già nell’orbita degli interessi di Pechino. Idem per quanto riguarda il resto delle potenze emergenti del Global South, a proposito del ricatto energetico degli immensi giacimenti di idrocarburi africani, mediorientali, asiatici (russi, soprattutto) e latinoamericani.
Solo con il rilancio in grande stile dell’energia nucleare il Global West potrebbe riconquistare l’autonomia necessaria per vincere la supply war.
Per la Drug war, la Cina è in grandissimo vantaggio su di noi, contrabbandando in America Latina centinaia di tonnellate di principi attivi per la fabbricazione del Fentanyl, che solo negli Usa provoca centomila morti all’anno per overdose. La più pericolosa di tutte è però l’ultima, l’Ai-war. L’Occidente, spaventato a morte dagli enormi progressi dell’Intelligenza Artificiale, si sta mettendo d’accordo per limitarne scopi e contenuti. La Cina fa l’esatto contrario e supporta la sua Ai con i computer quantistici. Per non perdere l’Ai-war, a causa della nostra idiozia, non abbiamo che una via d’uscita: creare delle aree regionali prototipali (Estonia per la Ue, Texas per gli Usa) in cui non ci siano limiti funzionali e giuridici per lo sviluppo dell’Ai, esattamente come successe all’epoca di Fort Alamo (Fermi-Oppenheimer) e della prima bomba atomica.
Perché poi questo delle cinque guerre globali non è qualcosa con cui ti puoi mettere d’accordo con i tuoi nemici, valendo l’equazione latina Mors tua Vita mea.
Aggiornato il 09 agosto 2023 alle ore 09:53