Roghi e Terrorismo

Centinaia di ettari di boscaglia e macchia mediterranea inceneriti, la chiesa del Convento di Santa Maria di Gesù, dove si conservavano le spoglie mortali di San Benedetto il Moro e quelle del Beato Matteo da Agrigento, incenerita con le loro reliquie. Un patrimonio artistico monumentale distrutto. Centinaia di famiglie costrette a fuggire dalle proprie abitazioni, i pazienti dell’Ospedale Cervello di Palermo evacuati presso altre strutture cittadine, la discarica di Bellolampo invasa dal fuoco che rilascia diossina sulle teste dei palermitani, l’aeroporto Falcone e Borsellino assediato dalle fiamme chiuso, alcune autostrade bloccate per prevenire che gli automobilisti restino incastrati dal fuoco, persino una bara avvolta dalle fiamme durante la veglia funebre e, la cosa peggiore, alcune persone trovate carbonizzate in questo inferno di fiamme e fumo che da giorni colpisce i siciliani.

Una interminabile settimana di roghi nella provincia di Palermo, in quella di Catania fino a quella di Siracusa. Lo stesso che sta avvenendo, anche fuori dall’isola, con incendi diffusi in Calabria, in Puglia e in Sardegna, con 3.232 interventi effettuati dai 9.846 Vigili del fuoco. Il tema, però, non sono le energie messe in campo dallo Stato, e nemmeno l’ammontare dei risarcimenti determinati con la decretazione dell’emergenza ma quello di capire come mai questo inferno si è scatenato proprio nel giorno più caldo di quest’estate rovente come le passate, con il vento di scirocco a favore e in luoghi difficilmente raggiungibili dai mezzi di terra e di aria. La risposta degli “ecognostici” è sempre la stessa: “È colpa del cambiamento climatico”, “dobbiamo intervenire sul nostro modo di vivere”, “la responsabilità è dell’antropizzazione del mondo”.

Siamo così costretti, non solo a osservare inermi e addolorati la distruzione del nostro patrimonio naturalistico ed artistico ma pure a sentire queste affermazioni, senza che qualcuno ci dica quale sia la regia di questi disastri. Difficile da immaginare che simultaneamente in tante parti diverse della Sicilia e delle altre regioni ci siano le identiche condizioni per l’autocombustione nello stesso giorno, nelle stesse ore e con lo stesso vento favorevole. Si può affermare però che questo si potrebbe configurare come l’ennesimo fallimento dello “stato interventista”, direbbe Ludwig Von Mises. Un apparato insufficiente a prevenire ed affrontare un simile disastro. E così viene fuori che la precauzione dagli incendi affidata agli organi regionali si è dimostrata negli anni deficitaria. E la forestazione forzata voluta dagli anni Sessanta in poi attraverso l’acquisto da parte della Regione Siciliana di tanti ex feudi dai privati facendoli così entrare nel demanio pubblico si è rivelata un fiasco dal punto di vista della tutela dai roghi (che non scoppiavano quando la proprietà era privata) e dei costi di gestione dei boschi.

Oggi il personale che lavora duramente per domare le fiamme è insufficiente e quello che prepara i parafuochi forestali per la stagione estiva è evidentemente sottodimensionato. Quello che sta accadendo è anche frutto di tutta la demagogia che è stata messa in campo contro i cosiddetti operai “forestali” siciliani, spesso diffamati nei talk show della domenica in cui sono stati additati, da giornalisti e politici, come fannulloni e in sovrannumero, con il risultato che non si è fatto un piano di riequilibrio del personale. E così tante lavorazioni sono state effettuate in ritardo e male. “Ma la colpa è del cambiamento climatico!”. Ed in tutto questo ciarlare in Sicilia sia il centrosinistra che il centrodestra si sono impegnati a non realizzare, in nome di un ecologismo incapacitante ed ad un antimafia di maniera, il termovalorizzatore proprio di Bellolampo, che avrebbe risolto il problema dei rifiuti che oggi bruciano diffondendo sulla città diossina e miasmi di ogni genere.

A seguito di un altro incendio devastante su Monte Pellegrino e nel palermitano nel 2016 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella disse: “Le istituzioni devono garantire l’efficace e capillare impiego di tutte le risorse disponibili e occorre verificare l’efficienza dei meccanismi di prevenzione” e di “confidare in una rigorosa azione volta ad accertare le cause degli incendi”. Gli fece eco l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano affermando: “L’autocombustione è un’idea suggestiva, non voglio farmi gli affari della magistratura, ma se si accertasse la responsabilità di persone, la reazione sarà durissima. Non è consentito a nessuno di rovinare la bellezza, la storia e il futuro della nostra terra. Faremo di tutto per accertare le eventuali responsabilità, le forze dell’ordine stanno facendo il loro compito e stanno seguendo tutte le piste per individuare i responsabili, non faremo mancare nessun mezzo, nessuna struttura per raggiungere l’obiettivo di individuare gli eventuali responsabili”.

Abbiamo notizie in merito? A parte la doverosa vicinanza alle popolazioni colpite del presidente Sergio Mattarella e qualche altra enunciazione di rito del governo nazionale, non sembra. Si rileva, intanto, che anche il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci già presidente della Regione Siciliana e già presidente della Commissione regionale antimafia, è passato nei ranghi di quelli che “il clima sta cambiando” e quindi “dobbiamo tentare di salvare il salvabile”, parole sue, perché “dobbiamo fare i conti con lo sconvolgimento del clima. Serve un approccio culturale assai diverso”. In un’intervista a un giornale afferma parlando dei vari disastri: “C’è di mezzo la mancata manutenzione, l’assenza di pianificazione e programmazione, la carenza di risorse, e non ultima la scarsa attenzione e responsabilità da parte del cittadino” come dargli torto? Ma poi in un’altra aggiunge “la desertificazione, i nubifragi, le frane, le temperature elevate non si possono negare” (e chi le nega?) ma da lì ad attribuire responsabilità a madre natura ce né corre. Lui ha il diritto di pensarla come vuole e noi di criticarlo come meglio possiamo.

I tempi in cui il genere umano in gran parte poco istruito nelle scienze naturali credeva che Zeus con i suoi fulmini colpisse la terra sono terminati da secoli ed il ritorno, come stiamo assistendo in questo tempo, ad un pensiero irrazionale, antiscientifico, oracolare e fatualistico è il maggior pericolo da affrontare. Ed anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin scoppiando in lacrime al Giffoni Film Festival, di fronte a una studentessa che dice piangendo anche lei di soffrire di “ecoansia”, si accoda a quell’ambientalismo di stampo mieloso, marxista e neo gnostico che, a parole, questa destra ha per anni contestato. Dai frutti li giudicheremo. Intanto, è certamente più facile addossare il carico al “mutamento climatico” piuttosto che individuare i piromani in carne e ossa e se c’è una regia dietro. Cosa che non sarebbe difficile con le tecnologie di cui oggi disponiamo, che fermano i tank russi in Ucraina ma che non riescono a incastrare quelli che appiccano il fuoco alle sterpaglie a bordo delle strade, che peraltro da quando sono state abolite le province non vengono adeguatamente monitorate.

Volete una “profezia”? Bene, appena inizieranno le normali piogge vedremo calare a valle valanghe di fango nero, visto che con la carbonizzazione della vegetazione e delle rocce non ci sarà nessuno elemento naturale a trattenere detriti e terra sciolta. E anche lì la colpa sarà del “clima impazzito” e non, forse, di una nuova forma di terrorismo, di cui non saprei indicare la matrice (questo spetta agli organi inquirenti), che colpisce subdolamente il patrimonio artistico e naturalistico, la proprietà privata, la vita delle persone, la terra e l’economia, spargendo cenere, paura e turbamento tra l’inerme popolazione.

Aggiornato il 31 luglio 2023 alle ore 11:44