Incontriamo il governatore del Lazio Francesco Rocca, cui tocca perseguire un disegno riformatore per la Regione, valorizzando il rapporto con Roma ed ereditando una situazione economica molto critica, dopo il quasi decennio di controllo del Pd attraverso uno dei suoi dirigenti nazionali. Deve fare i conti con il calo demografico e l’invecchiamento dei cittadini, ma anche con un carico fiscale che non ha confronti con le altre Regioni italiane. E mentre deve tenersi in equilibrio con tutte le realtà di centrodestra, dovrà adattare i suoi interventi alla programmazione europea, a cominciare da quelli riguardanti la sanità, diventata troppo distante dai cittadini, intervenendo sui tempi d’attesa nei Pronto soccorso e sul territorio, motivo principale per cui è stato scelto.
Nella conferenza stampa dei giorni scorsi il presidente Rocca ha spiegato il nuovo piano di investimenti sanitari di 1,2 miliardi di euro, fondi ottenuti in soli tre mesi di governo e trovati grazie all’impiego di grosse somme non utilizzate negli anni precedenti, per far rinascere la sanità del Lazio, con la promessa di risultati visibili in tempi brevi dai cittadini.
Il Covid ha rimesso al centro la questione della Sanità pubblica. Come ha trovato la sanità del Lazio e quali sono gli interventi più urgenti da fare?
Abbiamo ereditato una situazione davvero complessa. Il debito supera i 22 miliardi di euro e il Lazio sconta decenni di mancata programmazione in sanità. Nonostante tutto questo, abbiamo già varato alcune importanti iniziative. È stato avviato un sistema informatizzato per tracciare la disponibilità dei posti letto in degenza, con una centrale operativa che fotografa la situazione in tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private accreditate. Inoltre, un nucleo ispettivo ha effettuato sopralluoghi presso gli ospedali con l’obiettivo di rendere disponibili i posti letto finora inattivi. Infine, il Progetto sperimentale temporaneo per la gestione del sovraffollamento dei pronto soccorso, che mira a decongestionare i reparti di medicina e chirurgia, liberando spazi per i pazienti lasciati per troppo tempo in emergenza. In questi primi mesi, i tempi d’attesa per le ambulanze sono stati dimezzati, se confrontiamo i dati con quelli di un anno fa. Per quel che riguarda la criticità sulle liste d’attesa, ormai diffusa su scala nazionale, nel Lazio tutto il privato risultava al di fuori del Recup. Entro la fine dell’anno questo problema sarà risolto, con il 100 per cento delle prestazioni che saranno dunque incluse nel Recup. Si tratta di un punto di partenza e non certo di arrivo. Tuttavia era importante intervenire con determinazione per tracciare un percorso di riprogrammazione indispensabile.
Sono stati chiusi, in questi anni, diversi ospedali e Nicola Zingaretti ha lasciato il testimone sostenendo che il bilancio della Regione Lazio è in attivo. Ma le centinaia di posti letto mancanti e i punti di soccorso inesistenti a Roma, nei paesi e nelle città vicine sono sotto gli occhi di tutti. Come ripianare tutte queste problematiche?
Nel 2011 il Lazio aveva, complessivamente, 72 strutture di ricovero pubbliche. Nel 2017 sono scese a 56. Tutto ciò ha compromesso la dignità di tantissimi cittadini laziali. È anche per questo che ho deciso di mantenere la delega alla sanità, mettendoci la faccia: tornare a garantire l’effettivo diritto alla salute, così come sancito dall’articolo 32 della Costituzione, è una responsabilità a cui non posso e non voglio sottrarmi. Sui bilanci ereditati voglio sottolineare che, se è vero siamo usciti dal commissariamento, ricordo che il Lazio è ancora in piano di rientro. Le centinaia di milioni di debiti degli ospedali romani sono state interamente pagate dalle Aziende sanitarie locali, creando così un grave danno alla qualità delle prestazioni sui territori.
135 Case di Comunità e 36 Ospedali di Comunità. Ci sono figure professionali sufficienti per poter sostenere questa sfida, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nella Missione Salute, da realizzare entro il 2026?
Non ho mai nascosto perplessità al riguardo: senza personale sanitario queste strutture rischiano di essere delle cattedrali nel deserto. Tutta la parte sull’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, invece, ci vede molto favorevoli. In altri Paesi europei è il presente, non il futuro. Noi, in questi primi mesi, abbiamo detto addio al fax, puntato sulla ricetta dematerializzata e anticipato l’acquisto di numerose strumentazioni ad altissima tecnologia, per arrivare a diagnosi rapide e precise. La Regione Lazio, insieme ai ministri Raffaele Fitto e Orazio Schillaci, sta facendo la sua parte.
È stata da poco approvata una legge che istituirà una figura importante a tutela delle persone con disabilità. Da un’idea dell’assessore Massimiliano Maselli, il Garante per le disabilità restituirebbe dignità non solo ai portatori di handicap ma anche ai caregiver.
Sono molto orgoglioso di questa legge regionale. L’abbiamo approvata all’unanimità, a dimostrazione che sui diritti dei più fragili non esistono barriere o steccati ideologici. Il Garante delle persone con disabilità sarà una figura di altissimo profilo, scelta e individuata con lo stesso spirito con il quale abbiamo votato la legge istitutiva. Il Garante sarà certamente un interlocutore dei caregiver. Essi, infatti, meritano la stessa attenzione delle persone a cui dedicano amore, cura e assistenza quotidiani. Ringrazio l’assessore Maselli e la presidente della Commissione, Alessia Savo, per il grande lavoro di ascolto e coinvolgimento con le associazioni e le realtà che, da anni, fanno del sostegno ai disabili e alle loro famiglie una ragione di vita.
La violenza sugli operatori sanitari è una piaga di tutto il Sistema sanitario nazionale. I presidi di polizia che ha concordato con il ministro Matteo Piantedosi per sei grandi ospedali di Roma, attivi h24, saranno sufficienti?
Mi permetta di sottolineare l’importanza della concertazione e della leale collaborazione con il Governo nazionale. Il ministro Piantedosi ha colto l’urgenza di quel che dicevamo ormai da tempo: occorreva mettere un punto fermo alla spirale di violenza che gli operatori sanitari e, talvolta, i pazienti sono stati costretti a subire nei nostri ospedali. La presenza della Polizia all’interno delle strutture, oltre a costituire una garanzia per la sicurezza, vuole significare una vicinanza dello Stato ai luoghi di maggiore sofferenza. Aggiungo che questa misura sta interessando anche le altre province del Lazio. La Asl di Latina, ad esempio, nei giorni scorsi, ha inaugurato la riapertura del posto di Polizia. Da parte nostra ci sarà il massimo impegno per contrastare e reprimere ogni forma di assurda e incomprensibile violenza contro chi porta soccorso.
A breve ci sarà il Giubileo. Come si sta preparando la Regione Lazio a questo importante evento che porterà a Roma e nella regione i fedeli di tutto il mondo?
Scontiamo un ritardo iniziale che, come ho avuto modo di dire anche in campagna elettorale, è poco giustificabile. Che il Giubileo cadesse nel 2025, infatti, era noto a tutti da tempo, visto che ricorre ogni 25 anni. Noi stiamo lavorando con grande energia per tutti quegli interventi che ci consentiranno di ospitare al meglio milioni di pellegrini. Anche qui, la nostra visione non ruoterà soltanto intorno a Roma. È evidente che la Capitale sia il cuore dell’evento giubilare, ma noi dobbiamo fare in modo che il Lazio venga conosciuto e amato nel suo complesso. Ci stiamo concentrando sulle infrastrutture e sui collegamenti, in modo da rendere accessibili le bellezze del nostro territorio. La promozione turistica dovrà cambiare paradigma. Le faccio un esempio: se lei va a Venezia, troverà molte facilitazioni per andare a visitare il circuito delle Ville Palladiane. Perché il pellegrino o il turista che arrivano a Roma, non devono essere messi nelle condizioni di ammirare le Ville Tuscolane, la Strada delle Abbazie della Ciociaria o il Borgo di Fossanova in provincia di Latina?
L’Amministrazione Rocca si sta impegnando anche per le periferie, abbandonate a se stesse e vivaio per la criminalità organizzata e non. Cosa sta facendo di concreto?
È una delle priorità assolute. Come sa, nei giorni scorsi, di concerto con il ministro dell’Interno, Piantedosi e con il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, abbiamo sgomberato tre immobili Ater. Almeno uno di questi risultava occupato da persone sospettate di appartenere ad organizzazioni criminali. Abbiamo scoperto locatari di immobili popolari con redditi da 300 o 100mila euro all’anno. Laddove vi sia una competenza diretta della Regione Lazio, non tollereremo più violazioni sistematiche della legalità, soprattutto nelle zone più complesse e a costante rischio di marginalità sociale o dispersione scolastica.
Ha partecipato alla fiaccolata in memoria di Michelle Causo a Primavalle. Cosa può fare la Regione Lazio per attivare un dialogo con i più giovani delle periferie cittadine?
Ci tengo a ribadire quel che ho già detto ai suoi colleghi, in quella triste serata. Ciò che è accaduto a Michelle poteva avvenire ovunque, non soltanto nella cosiddetta periferia. I giovani sono il mio pensiero costante. Un po’ retoricamente si dice che siano il futuro, io sono convinto siano il presente. È per questo che mi inquieta il loro scollamento dalla società, il disinteresse e l’apatia che nutrono nei confronti della politica e, più in generale, dell’impegno pubblico. C’è un grave gap tra generazioni che deve essere affrontato. Diversamente, non saremo in grado di offrire risposte incisive al malessere. Abbiamo introdotto prime parziali misure, come il finanziamento degli sportelli di ascolto psicologico nelle scuole, rendendoli strutturali e continuativi. Certo, non basta, ma la strada di impegno politico, sociale e culturale è stata tracciata.
Quali sono le sue priorità dei prossimi 100 giorni di governo?
In questi primi 100 giorni abbiamo ascoltato e dialogato con tutti: forze politiche, parti sociali, associazioni, terzo settore, cittadini e cittadine di ogni singola provincia della nostra Regione. Abbiamo lavorato, come le ho già detto, alle prime risposte concrete sulla sanità, un tema che investiva i diritti e la dignità dei più fragili. Nei prossimi 100 giorni mi aspetto di poter già misurare la rivoluzione digitale e organizzativa che abbiamo impresso al Sistema sanitario regionale, così come la messa a terra di altre misure fondamentali per la ripartenza del Lazio. Ho dedicato gran parte di questi primi mesi a governare le emergenze, adesso è arrivato il momento di pensare al futuro del Lazio, restituendo il ruolo che questa Regione merita nel contesto nazionale e internazionale.
Aggiornato il 21 luglio 2023 alle ore 10:45