A proposito di Zaki e di Egitto

Ma sicuro che si deve essere soddisfatti per la liberazione di Patrick Zaki, è fuor di dubbio. Al tempo stesso, quanto parlare tutto sommato inutile. Un bla-bla fatto di cose ovvie, pronunciate con tono oracolare. Un umanitarismo nella sostanza cinico. Due le volute omissioni che sono la carne della questione più generale: a noi (Italia) e a tanti (Europa e non solo), l’Egitto fa comodo così com’è, per questioni energetiche e commesse militari, oltretutto in una scacchiera del mondo già ricca di tensioni.

Si omette non a caso il peso schiacciante delle une e delle altre, di come sia più facile e proficuo trattare e accordarsi con chi oggi comanda al Cairo. È la “logica” descritta a suo tempo da quel capolavoro di Alberto Sordi, Finché c’è guerra c’è speranza. In questo molti, sotto la patina di “alternativi” si rivelano per nulla o pochissimo differenti dai “conformisti” e dai “realisti”. Dunque, perché prendere un’imitazione scadente quando c’è un originale a suo modo efficiente e operante disposizione? Vale per l’Egitto e molto altro.

Aggiornato il 21 luglio 2023 alle ore 21:22