Proteste in tutta Italia contro il piano Ue sulla pesca a strascico

LA PESCA IN ITALIA

Nella Roma antica, dove il buon senso e i comportamenti virtuosi permisero per secoli il mantenimento dell’impero più importante della Storia, si usava dire “In medio stat virtus” (La virtù consiste nello stare lontani dagli estremi). Oggi invece viviamo in una società in cui tutto viene estremizzato, a partire dalle politiche pubbliche, incluse quelle europee.

Per esempio, la pesca. I pescatori professionisti italiani manifestano contro le misure europee sul settore. Il commissario Ue all’Ambiente, Oceani, Affari marittimi e Pesca, Virginijus Sinkevičius, ha presentato nel febbraio scorso il “Marine Action Plan”. Un piano che riguarda la protezione dei fondali, a partire dallo stop alla “pesca mobile di fondo”, ovvero la pesca a strascico con le paranze e con le vongolare”.  Il Piano prevede divieti su tutte le Aree marine protette (Amp), all’interno delle quali attualmente il divieto di pesca riguarda una limitata percentuale dell’area totale. Divieti da estendere anche ad altre aree non regolamentate. Secondo le rappresentanze del settore in Italia, ciò significherebbe la fine della pesca a strascico. Inoltre, il business andrebbe tutto alle flottiglie del Nord Africa, impattando ulteriormente sul calo di quella italiana.

L’Italia ha votato No al progetto con l’Olanda. L’Irlanda richiede maggiori valutazioni sull’impatto della policy, la Spagna ha votato a favore, Francia e Germania hanno espresso riserve. Il Piano deve essere approvato all’unanimità. L’argomento è stato affrontato anche nell’appuntamento di questi giorni di AgriFish Ue. Molte specie del Mediterraneo subiscono diversi fattori negativi come il rialzo della temperatura dell’acqua di mare, l’arrivo di fauna e flora tropicali, la pesca intensiva e di frodo, le plastiche. Tuttavia, altre specie sono in crescita, per esempio cernie e dentici. I molluschi sono in calo, probabilmente per la presenza crescente di varechine, ammoniaca e altre sostanze chimiche non intercettate dai depuratori. Rispetto alla pesca intensiva, la Ue è intervenuta con fermezza, ma a volte male, mentre i deputati italiani, a differenza di quelli nordeuropei, non lavoravano tutti per un obiettivo comune, e non sapevano fare lobby con altre nazioni.

Adesso le cose sono cambiate: i pescatori professionisti sono consapevoli della necessità di una pesca sostenibile, nel loro stesso interesse (il Pil del settore si aggira sul miliardo annuo). Il peggiore problema è oggi quello dei pescatori di frodo che distruggono i cetacei e altre specie ittiche con centinaia di km. di “cannizzi”, i Fad (Fishing aggregation device) presenti in Sicilia e altrove. Intanto, la pesca si è industrializzata e opera su nuovi bacini, come le coste nord-occidentali dell’Africa, dove le flottiglie di mezzo mondo stanno azzerando i banchi. Non va meglio con l’itticoltura, se in Cile è bastato l’arrivo di un’alga per distruggere parte degli allevamenti di salmone (la cui carne ha impestato la Patagonia cilena, attirando predatori esterni e alterando il benthos marino).

INTERVISTA ALL’EURODEPUTATO MARCO CAMPOMENOSI

Le manifestazioni contro il piano europeo sulla pesca sono sensate? Secondo l’eurodeputato Marco Campomenosi (Lega) la risposta è sì. Ecco le motivazioni spiegate da un politico che dimostra competenza e la capacità di fare ponte tra Bruxelles e il nostro territorio (è membro di nove commissioni), in un Europarlamento dove troppo spesso galleggiano eurodeputati spara-frottole e inconsistenti.

In cosa consiste il problema per la pesca italiana?

Venerdì 23 giugno si sono svolte manifestazioni contro il Piano di azione promosso dal Commissario Ue alla Pesca ed all’Ambiente, Sinkevičius, che prevede una forte limitazione della pesca a strascico in tutta Europa entro il 2030. La protesta ha coinvolto tutte le principali associazioni e sigle sindacali del settore ittico. L’obiettivo è evitare che la Commissione europea applichi la graduale sparizione della pesca a strascico. La pesca a strascico non impatta più sul calo del patrimonio ittico, dopo l’imposizione di maggiori distanze dalla costa. I danni peggiori sono causati dall’utilizzo di chilometri di palamiti piazzati da pescherecci spagnoli, o i “cannizzi” di frodo abbandonati in Sicilia e Calabria, che continuano a intrappolare pesci e cetacei di passaggio, senza che questi vengano prelevati. La pesca garantisce alla popolazione proteine della migliore qualità con la massima sicurezza alimentare. La mobilitazione punta anche ad assicurare un futuro a migliaia di lavoratori, cooperative, imprese, famiglie e territori.

Lei è intervenuto in Liguria, dove le organizzazioni di settore hanno manifestato con forza sia a Genova come a Imperia…

In Liguria la pesca a strascico è esercitata in modo artigianale, con battute di pesca limitate a pochi mesi all’anno e con un’alta selettività. Per esempio, i famosi gamberi viola di Sanremo e Santa Margherita Ligure sono stati bloccati anni fa da una politica comunitaria che non aveva tenuto conto delle dimensioni ridotte di quei gamberi, diversi da quelli atlantici, che invece potevano essere prelevati senza problemi. Per il nostro territorio regionale, a forte trazione turistica, sarebbe un duro colpo non avere più prodotti ittici appena pescati, ed essere costretti a mangiare lo stesso pesce che si può trovare a Milano o a Monaco di Baviera.

Quindi per il settore si prevede qualcosa di simile all’imposizione europea delle auto elettriche o allo stop italiano al nucleare, che peraltro viene realizzato da Enel in Slovenia, cioè a due passi da casa?

Tutti vogliamo migliorare la salute dei nostri mari e la consistenza della fauna ittica. Sono i metodi proposti che non vanno bene, se penalizzano la sussidiarietà. Per esempio, applicare l’obbligo di telecamere a bordo di tutte le imbarcazioni da pesca è vessatorio. Ci sono già dei limiti molto precisi rispetto al numero e al peso dei tonni prelevati con gli ami dei palamiti, e ci sono già controlli accurati da parte della Guardia costiera, soprattutto nei mari del medio e alto Tirreno e del medio e alto Adriatico. Sono però felice di aver contribuito al ripristino di un prelievo minimo dei bianchetti (novellame di acciuga, ndr) in Liguria.

Quindi le cose sono cambiate rispetto a dieci anni fa, quando la lobby della pesca francese si attivava con quella spagnola a ogni politica sul mare?

Intanto, è merito della Lega se le associazioni di categoria italiane sono state informate. Ora siamo in tempo per intervenire e correggere ciò che non va bene. Lo richiedono le manifestazioni della scorsa settimana (a Fiumicino, Manfredonia, in Sicilia, dove opera un pescatore come Lorenzo Viviani, che è un biologo il quale ritiene che le acciughe stiano diventando di dimensioni più ridotte a causa delle microplastiche). Anche alcuni eurodeputati del Pd sono critici sul piano del commissario Sinkevičius. Spero che tutti i partiti si muovano in ottica bipartisan in Europa, non solo sui temi legati al mare. Più restrizioni mettiamo, più cresceranno la pesca di frodo e l’abbandono dei pescherecci, più crescerà l’importazione di pesce dai Paesi extra Ue.

Ci salverà l’acquacoltura su larga scala?
Acquacoltura e pesca tradizionale devono integrarsi di più, anche se siamo consci che l’acquacoltura spesso ha un impatto non semplice con le realtà locali. Comunque, i mangimi utilizzati oggi sono grandemente migliorati sotto il profilo dei farmaci utilizzati e della loro qualità nutrizionale. Un’integrazione perfetta potrà migliorare la qualità di ciò che mangiamo e insieme incrementare la presenza delle specie ittiche nei nostri mari.

Aggiornato il 03 luglio 2023 alle ore 18:58