Sabato scorso, 24 giugno, si è svolto a Roma, presso il Teatro Santa Chiara, un viaggio nella bellezza e nel futuro. Si è trattato di un incontro dell’Area Radicale, di quella parte che ha nostalgia del futuro, di quella che una volta era definita la Galassia pannelliana, ma non soltanto. Infatti, l’assemblea in questione è stata autoconvocata a partire dall’iniziativa di un gruppo di militanti e attivisti radicali, però erano presenti anche repubblicani, socialisti, liberal-democratici, riformisti e artisti, poeti, attori. Titolo della kermesse: “Bellezza Radicale”. Frase di lancio della riunione: “Sognatori cercasi...”. E di sognatori ne sono arrivati tanti, più di quanti gli organizzatori se ne attendessero. A tal proposito, abbiamo intervistato Pier Paolo Segneri, uno dei più attivi promotori di questo dibattito tra diversi militanti ed esponenti delle varie associazioni, organizzazioni e realtà politiche dell’area di riferimento dei radicali.
Perché questo incontro di radicali sparsi?
Perché, dal punto di vista dei promotori dell’evento, riteniamo che sia giunto il momento di mettere da parte i rancori, l’astio, l’acredine, il livore, la conflittualità e che sia necessario, invece, radunare ciò che è sparso. Come? Lei mi chiederà. Semplice: attraverso il dialogo e utilizzando un linguaggio nuovo, quello della bellezza, della poesia, dell’arte. Perché la politica è un’arte.
È questa la vostra urgenza?
Personalmente, ritengo che non si possa indietreggiare oltre rispetto al tema della libertà. Dal mio punto di vista, la scomparsa di Marco Pannella, nel 2016, ha condotto la società italiana e la politica tutta a un arretramento in tal senso. Ecco perché ritengo che le forze politiche liberali, liberalsocialiste, libertarie, radicali e laiche abbiano un po’ troppo ceduto il passo rispetto all’odierno quadro politico, inteso nel suo insieme, a destra come a sinistra. La partitocrazia attuale è, ancora oggi, per lo più sovranista, populista e conformista in maniera trasversale. Ecco perché è necessario – dentro i radicali – tornare a parlarsi, a dialogare, a incontrarsi. È per questo motivo che, insieme a un gruppo di folli sognatori, abbiamo deciso di prendere l’iniziativa e organizzare così una sorta di “festa degli autoinvitati”. Ci siamo tutti autoinvitati. La porta del Teatro Santa Chiara era aperta, chi ha voluto è entrato e ha partecipato. Inoltre, come sempre, era presente il servizio pubblico di Radio Radicale, che ha mandato in diretta streaming l’intera giornata di lavori e ha registrato tutti gli interventi. Insomma, chi non era presente, ha potuto ascoltare ogni momento della discussione. È stato come gettare un sasso nello stagno.
Come è andata questa coraggiosa iniziativa?
Ha detto bene: “coraggiosa”. A quanto pare, dagli sguardi dei presenti e dai commenti ricevuti, è stata una giornata d’amore civile. Devo dire la verità, è andata meglio di ogni nostra più rosea aspettativa. Eravamo positivamente convinti che il nostro coraggio avrebbe pagato, questo sicuramente, ma non immaginavamo un riscontro così gioioso, sorridente, partecipato da tutti i punti di vista. Bellissimo! È stato un successo, compreso il momento conviviale della pausa pranzo. Ci siamo ritrovati felicemente insieme, sorridenti, goliardici. Come se il tempo non fosse passato, come se il futuro cominciasse da lì. Per me, il 2023, per la storia dei radicali, sarà ricordato come il 1963. In quel frangente, emerse la leadership di Marco Pannella, stavolta emerge l’intellettuale collettivo e liberale dei radicali del futuro.
Sono intervenute molte persone?
Abbiamo contato circa una novantina di presenze nel corso dell’intera giornata, tra chi è rimasto mattina e pomeriggio, chi ha preferito esserci dall’inizio e poi salutarci in anticipo, chi è arrivato dopo, chi è andato via prima, chi ci ha raggiunto direttamente alla fine della pausa pranzo, chi è passato nel corso della giornata soltanto per ascoltare per un po’ e poi è andato via. Insomma, quello che ci interessava era la qualità e, oggettivamente, la qualità è stata alta e l’interesse è stato indubbio. Per noi, prima di tutto, ha contato la bellezza di ritrovarci tutti insieme e, subito dopo, la qualità del dibattito che ha decretato il successo dell’iniziativa.
Quali sono state le motivazioni che vi hanno mosso?
Rispondo per me. Perché mi sento più sicuro in un mondo libero. Meno mi sento libero e meno mi sento sicuro. Infatti, essere liberi significa essere responsabili, significa rispettare la libertà dell’altro, significa poter difendere la libertà altrui senza la quale non esiste nemmeno la propria. Perché libertà e sicurezza appartengono alla qualità della vita, alla medesima qualità di vita, e non sono due valori alternativi, non sono due quantità. Non si può perdere una quantità dell’una per ricevere una corrispettiva quantità dell’altra. È un inganno. Se si perde l’una, si perde anche l’altra. Anzi, libertà e sicurezza sono le due gambe grazie a cui tutti noi, socialmente, camminiamo. Vanno di pari passo. Se avanza una, l’altra deve sostenere il corpo, altrimenti cadiamo. Cedere la libertà in cambio di false certezze, di verità assolute o di dogmi indiscutibili, perciò, significa inciampare e cadere a terra, significa impedire il cammino, vuol dire eliminare il dialogo, illudersi di essere più stabili e protetti quando, invece, siamo più precari e vulnerabili, più esposti ai pericoli e col rischio di affrontarli con una minore responsabilità.
Chi ha organizzato l’incontro?
Ci siamo autoconvocati tutti quanti. È stato un passaparola generale. Se mi permette, però, ci tengo a fare alcuni nomi e cognomi per ringraziare tutti di cuore per quanto realizzato insieme. Ripeto: insieme. Mi riferisco ai principali promotori e organizzatori dell’incontro. Perché eventi di questo tipo non si organizzano da soli, nessuno può creder di poter fare da solo. Questa è stata la nostra principale follia, da liberali, cercare di dare forza a un’intelligenza collegiale, senza per questo rinunciare alle nostre individualità e personalità. Però, facendo tutti mezzo passo indietro e ponendo l’insieme come elemento di forza e di sostegno reciproco, seppur nelle diversità di ciascuno. Insomma, per organizzare un evento come quello intitolato “Bellezza Radicale” è necessario mettere insieme dei sognatori e saper collaborare, in sinergia, come si fa nel lavoro di gruppo, cioè è necessario un lavoro di squadra. Anzi, oserei dire che serve necessariamente una rete di attivisti e militanti. E sono stati indispensabili ben sette mesi per arrivare all’appuntamento vero e proprio perché, all’inizio, abbiamo incontrato incredulità e molto scetticismo intorno a noi. Insomma, i lettori mi perdoneranno, ma vorrei qui ringraziare il gruppo principale dei promotori: Paola Cossu, Filippo Vignali, Roberto Mancuso, Carlo Loi, Claudio Marengo, Dario De Cicco, Alessandro Massari, Andrea Rampa, Dario Boilini, Fabrizio Pesoli, Giuliano Pastori, Raffaella Bianchi, Liliana Chiaramello, Valentino Paesani, Elvis Colla, Luca Frau e altri che non sto qui a nominare per non fare l’elenco del telefono.
Dell’ex Galassia dei radicali, chi ha partecipato all’incontro?
Anche qui, ci tengo tantissimo a esplicitare nomi e cognomi. Erano presenti in sala: Mirella Parachini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Giuseppe Rossodivita, Massimiliano Iervolino, Igor Boni, Riccardo Magi (che ha inviato un suo messaggio in audiovideo all’assemblea), Alessandro Capriccioli, Silvja Manzi, Michele De Lucia, Davide Tutino, Simone Sapienza, Giulio Ercolessi, Roberto Giachetti (Radicale e deputato di Italia Viva, che ha fatto un discorso di apertura davvero imperdibile e che consiglio vivamente di recuperare su Radio Radicale), poi Sandro Gozi (parlamentare europeo Renew Europe), il professor Gianfranco Pasquino (che ha rilasciato un’intervista video per il nostro specifico evento) e poi Mauro Fonzo, Domenico Murrone, Antonio Borrelli, Roberto Di Masci, Domenico Spena, Elisabetta Bavasso, Tania Pace, Angela Capuano, Miriam Turrini, Cristiana Di Giorgi e tanti altri.
E tra gli ospiti?
Oltre a Roberto Giachetti e Sandro Gozi, che sono di casa nei radicali, sono intervenuti anche Athos De Luca (Italia viva), il socialista Bobo Craxi (splendido il suo ricordo di Marco Pannella), Michele Polini (segretario romano del Pri), il professor Carlo Scognamiglio (che è intervenuto sul tema della scuola e sulla filosofia del dialogo di Guido Calogero), la poetessa Anna Segre, l’attrice comica Giuditta Cambieri e altri che non sto qui ad elencare, ma che ho citato durante i lavori e durante il dibattito. Infatti, vorrei che il lettore recuperasse la registrazione di Radio Radicale e ascoltasse quanto si è detto.
E alla fine, come ne siete usciti?
Con il sorriso sulle labbra, felici. L’orizzonte, alla fine, è stato quello di ribadire a noi stessi, non soltanto a noi promotori, ma a tutti quanti i presenti, di arrivare a organizzare un’assemblea dei mille autoconvocati. Per la prossima primavera. Ma ci sono tantissime tappe intermedie da fare prima. Andiamo avanti con il dialogo, con il forum di bellezzaradicale.it, con la pagina Facebook chiamata Bellezza Radicale, con le riunioni sul web, con il gruppo WhatsApp, con i social e con gli incontri in presenza. Pensiero e azione.
Aggiornato il 06 luglio 2023 alle ore 10:52