Angelucci (Pd): “Partito a rischio implosione, la linea politica non è chiara”

Non è tipo da nascondersi dietro un dito. Mariano Angelucci è consigliere capitolino del Partito Democratico e presidente della commissione comunale Turismo, Moda e Relazioni internazionali. Quarantuno anni, dal 2012 al 2018 è membro della direzione regionale del Pd Lazio; dal 2017 al 2019 è vicesegretario del Pd Roma. Nel novero, tra le altre cose, non manca l’attività politica nel Municipio VI, sia come consigliere che come presidente della commissione Lavori pubblici e Mobilità (dal 2013 al 2016). Intervistato dall’Opinione, esprime il suo punto di vista sul Pd, sia a livello nazionale che romano. Non ha gradito la presenza di Elly Schlein alla manifestazione del Movimento Cinque Stelle, parla di “errori inanellati a raffica” e di una linea politica che al momento “non è chiara… le persone richiedono chiarezza di idee, che oggi mi sembra manchino”.

Con una postilla: “Se la segretaria ha deciso di trasformarlo in movimento, abbia il coraggio di dirlo e di portare avanti questa scelta”. Ce l’ha poi con quella classe dirigente che non vuole uscire dai palazzi dopo aver perso “qualunque elezione negli ultimi anni”. È favorevole, sulla questione rifiuti, al termovalorizzatore per la Città eterna: “Invito i tanti, anche della segreteria nazionale, che si sono espressi con delle perplessità a vivere a Roma lontano dal centro. E capire quello che succede, prima di parlare”. Senza dimenticare una cosa: “Se non si sceglie una linea politica chiara, dei programmi certi e il riavvicinamento su temi del centrosinistra che dovranno portare a occuparsi di nuovo del bene delle persone invece che dei massimi sistemi, il Pd rischia l’implosione”.

Consigliere, in merito alla partecipazione di Elly Schlein alla manifestazione del M5S, lei ha detto che aderirvi è stato “un errore” e che “non si capisce più quale sia la linea del Pd su temi molto importanti per la nostra storia e la nostra comunità”. La stessa Schlein afferma: “Ho ricevuto un mandato chiaro, ricostruire un’identità chiara del partito”. Ma a quanto pare, per ora, il risultato appare più fumoso che cristallino...

Giusto costruire un’identità chiara. Giusto avere una linea politica chiara. Giusto rinnovare il partito ma purtroppo, a ora, nessuna di queste cose è stata fatta. Anzi, sono stati inanellati errori a raffica, a partire dalla partecipazione a quella manifestazione. La nostra linea politica non è chiara, non si capisce e non la capiscono gli elettori, che ci hanno punito alle ultime Amministrative come mai era capitato. Ha parlato di rinnovamento e poi, invece di appoggiarlo sul Congresso del Lazio, non ha detto una parola. Sono passati solo quattro mesi ma il mondo di oggi, la politica di oggi, richiede tempismo e rapidità nelle scelte. Le persone richiedono chiarezza di idee, che oggi mi sembra manchino. Mi auguro per il bene del Pd e del centrosinistra che si cambi passo il prima possibile.

La stessa Schlein sostiene di credere nel “gioco di squadra”. Anche questa, però, appare una contraddizione, tenendo conto delle accuse mosse all’interno del Pd circa il fatto che la segretaria prenda decisioni senza confrontarsi troppo con gli altri. O ascoltando solo un gruppo ristretto, il famoso tortellino magico oppure il cerchio magico che dir si voglia.

Ma guardi, da sempre chi diventa segretario del Pd, e questo capita anche quando si è a capo di grandi aziende, si contorna di persone di fiducia. Penso che sia anche giusto. Come ritengo che sia giusto fare delle scelte e seguire il programma con cui si è vinto. Il problema, però, è che non si capiscono queste scelte, non si comprende la linea politica. Poi è evidente che tanti del gruppo ristretto non sono mai stati iscritti al Pd. E questo è un limite. Il nostro è un partito strutturato, ma anche lì… se la segretaria ha deciso di trasformarlo in movimento, abbia il coraggio di dirlo e di portare avanti questa scelta.

Lei quando sente parlare di “vocazione maggioritaria” che pensa? Che le alleanze non siano poi così possibili?

Io penso che il Pd sia stato un grande sogno e che oggi, con tutti i suoi limiti, sia l’unico partito che c’è in Italia. Questo è per me un grande pregio. Purtroppo, negli ultimi anni una gestione disastrosa del gruppo dirigente nazionale e regionale del Lazio, basato sull’autoconservazione e sulla volontà di mantenere le posizioni, ha portato alla disgregazione del nostro rapporto con le persone. È evidente che adesso la condizione del Pd è diversa. Io penso che, prima di tutto, la segreteria debba dire con chiarezza quale sia la linea nostra linea politica, che per me dovrebbe essere quella di riscoprire lo spirito originario rapportato all’epoca attuale e ricostruire il rapporto con le persone. Per fare questo, la segretaria dovrebbe avere il coraggio di rinnovarlo nelle persone e nel programma a tutti i livelli, cosa che adesso non sta facendo. Solo dopo ragionare sulle alleanze, che devono essere sul merito delle cose. Alleanze che, per me, dovrebbero essere fatte con l’area moderata esterna al Pd e con quella parte di sinistra più “governativa”. Il modello dovrebbero essere i Comuni, dove ci si allea sulle cose da fare.

Si è candidato, ha ritirato la candidatura, poi è tornato in pista per la segreteria regionale del Pd, che ha visto il successo di Daniele Leodori (con un’affluenza flop). Lei, però, ha criticato modalità e forma di una competizione che, praticamente, non c’è stata. Insomma, quest’apparato non vuole proprio uscire dai palazzi. I risultati – tra elezioni e ballottaggi – ne sono una riprova…

No, non vuole uscire dai palazzi. Questo è però comprensibile. Quando finisce un ciclo, è evidente che ci siano delle resistenze e permanga un principio di auto-conservazione. È umano. Però è totalmente sbagliato, dopo aver raccolto sconfitte in qualunque elezione negli ultimi anni. La Regione Lazio persa di 20 punti. Non si può dire, come sento dire da più parti, che i cittadini non ci hanno capito. Non si può dare la colpa a loro: la colpa è di chi ha governato e di chi ha preso le decisioni. Ci sarebbe voluto un gesto di amore nei confronti del Pd e dei cittadini da parte di questo gruppo dirigente. Tutto questo non c’è stato. Hanno pensato prima al bene personale, che al bene comune. Questo è totalmente sbagliato e, se non cambierà, noi continueremo a perdere. Per questo, mi sarei aspettato un intervento della segretaria per commissariare questo partito. E consentire un Congresso vero, di confronto e rinnovamento. È rimasta totalmente silente. Un peccato, un’occasione persa. Noi a questo non ci siamo stati: abbiamo presentato un programma vero di contenuti, di rinnovamento. Da soli, con la forza della base, siamo orgogliosi dell’8 per cento a Roma e del 5 per cento di delegati liberi e coraggiosi. Nel Municipio VI, uno dei territori più difficili di Roma, abbiamo preso il 59 per cento. Questo è un punto d’ inizio. Noi continueremo a portare avanti una linea politica di libertà e contenuti fuori dai palazzi, non entreremo in segreteria e non porteremo avanti un unanimismo di facciata.

Nel passaggio di un suo ragionamento lei sottolinea “da parte nostra saremo intransigenti e propositivi nella nostra linea politica, sperando di poterlo continuare a fare nel Pd”. E fuori dal Partito Democratico dove vi vedete? Per caso rimpiangete Matteo Renzi? E tra Renzi e Carlo Calenda chi butta giù dalla torre?

Sì, l’ho dichiarato. Il Pd è il mio partito, ho contribuito a fondarlo e la mia candidatura è stata per rimarcare quanto ci teniamo al Pd. Ma anche quanto sia vicino al punto di rottura, di non ritorno. Io ho sempre pensato che in politica venga prima il bene dei cittadini, poi il bene del partito. E infine il bene personale. A oggi, questo nel Pd non c’è. Ma continuerò a lavorare, per cambiare le cose da dentro, fino a quando ci sarà consentito. Adesso, al di fuori del Pd, purtroppo non c’è nessun partito, ma solo dei simboli elettorali. Questo è forse l’ultimo grande pregio del Pd: quello di poter dire quello che si pensa in libertà. Io non rimpiango nessuno. Riconosco a Renzi una grande capacità politica: è stato un ottimo presidente del Consiglio, forse il migliore dopo Mario Draghi negli ultimi 20 anni, ma altrettanto non posso dire come segretario del Pd, dove avrebbe potuto fare molto di più. Io penso che il miglior segretario del Pd sia stato Pier Luigi Bersani, che ha saputo unire le due grandi storie del Pd, facendo sentire tutti a casa. Oggi questo non c’è. A volte sembra di essere ospiti sgraditi. Ciò non è bello, per chi ha dedicato la propria vita politica al Pd. Calenda è persona capace, è stato un ottimo ministro ma ritengo che fare il segretario di un partito sia una cosa più complicata e difficile. Per fare un partito ci vuole solidarietà, disponibilità a effettuare un passo di lato per costruire un’idea, un progetto. A me dispiace molto che nel tempo ci siano state delle scissioni, perché si è indebolito chi è uscito e anche chi è rimasto. Al momento, al di fuori del Pd, non c’è un progetto politico comune. Ma nel panorama politico, segnato dalle destre, c’è un grande spazio. Se la segreteria sarà in grado nei prossimi mesi di riscoprire lo spirito originario, dando una linea politica chiara e la giusta considerazione anche ai riformisti, il Pd potrà ricominciare. Se questo non avverrà, aumenterà la possibilità che nasca un altro partito, con una linea riformista. Vedremo quello che succederà.

Segreteria del Pd Roma: alla fine la candidatura è una sola…

Lunedì alla presentazione delle liste abbiamo scoperto l’unica candidatura di Enzo Foschi, persona che stimo, alla segreteria del Pd Roma. Io penso sia stato un errore e mi dispiace che non ci sia stato nessuno che abbia messo la faccia, per portare avanti un Congresso con un maggiore confronto. Dico anche che se Foschi sarà a supporto del sindaco Roberto Gualtieri e dell’unica Amministrazione – la più importante d’Italia – che governiamo nel Lazio, avrà il mio più totale appoggio. Ho ammesso però, e lo ribadisco, che a titolo personale non voterò e non parteciperò a una conta tra liste, per determinante il “peso” nell’Assemblea. Con un candidato unitario, a questo punto, avrei fatto solo dibattiti e confronti, a cui parteciperò. E non una votazione senza senso.

Quanti giovani amministratori del Pd, nel panorama romano, sono pronti a un’eventuale “rivoluzione” per “costruire un centrosinistra vincente, che torni ad occuparsi delle persone, del miglioramento della qualità della vita, dei temi concreti”?

Il Pd a livello nazionale e anche nel Lazio – e a Roma – ha tanti giovani amministratori preparati, che potranno dare un futuro al centrosinistra. Penso anche che in determinati casi ci voglia coraggio e spirito di iniziativa. Sono dell’avviso che ci siano amministratori nuovi, giovani e meno giovani, in grado di fare questo. Io sarò anche a loro totale supporto, per rilanciare il centrosinistra.

Termovalorizzatore e rifiuti. Un tema caldo a Roma. Quale è il suo pensiero?

Su questo l’ho detto chiaramente: sono a totale supporto del sindaco Gualtieri. Il termovalorizzatore si deve fare e si farà. Risolveremo un problema che Roma ha da 50 anni. La politica serve a fare delle scelte, per il bene comune. Noi lo stiamo facendo. Invito i tanti, anche della segreteria nazionale, che si sono espressi con delle perplessità a vivere a Roma lontano dal centro. E capire quello che succede, prima di parlare. Io sono sempre disponibile a farglielo vedere.

Ultima cosa: il Pd di Schlein, così facendo, rischia l’implosione? Non c’è il rischio di una diaspora? Se sì, verso dove?

Sì, se non si sceglie una linea politica chiara, dei programmi certi e il riavvicinamento su temi del centrosinistra che dovranno portare a occuparsi di nuovo del bene delle persone invece che dei massimi sistemi, il Pd rischia l’implosione. Questo è in carico a chi governa i processi, in tal caso alla segretaria, alla segreteria e al gruppo dirigente che l’ha sostenuta. Noi lavoreremo affinché non accada, ma non siamo noi che decidiamo. Oggi non c’è un’alternativa fuori. E non possiamo sapere cosa accadrà nel prossimo futuro.

Aggiornato il 22 giugno 2023 alle ore 12:59