Fatta salva qualche rara eccezione, come il coordinatore nazionale degli Azzurri, Antonio Tajani, che è stato uno straordinario Commissario europeo e un apprezzato presidente del Parlamento Ue, i partiti che si richiamano ai valori conservatori (Fratelli d’Italia), di identità e democrazia (Lega), liberali (Forza Italia) e gli stessi partiti dell’attuale opposizione al Governo hanno sempre candidato alle elezioni europee le seconde file della loro classe dirigente. È stato un errore che non deve ripetersi al prossimo appuntamento per il rinnovo del Parlamento europeo e della conseguente futura governance dell’Unione.
I candidati che saranno proposti agli elettori dovranno avere un curriculum compatibile con il ruolo fondamentale che ha assunto il Parlamento europeo. Le direttive comunitarie prevalgono sulle leggi e sulla Costituzione dei Paesi membri. Quindi, è in Europa che si prendono le decisioni che influenzeranno le economie degli Stati membri. La prossima legislatura dell’Unione europea – i popolari, i conservatori e i liberali, come pare, sono candidati a vincere le elezioni – potrebbe diventare una sorta di legislazione costituente. I tempi dei governi di compromesso (al ribasso) tra i popolari e i socialisti, finalmente, potranno essere definitivamente archiviati.
Sono in atto tentativi strumentali di escludere ex ante alcune forze politiche che sono identificate come estrema destra (conventio ad excludendum) per rendere difficile, se non impossibile, una maggioranza di centrodestra. L’obiettivo politico, per contenere gli effetti negativi di una potenziale sconfitta delle sinistre in Europa, è quello di rendere indispensabile, per la formazione di una maggioranza, una coalizione tra i popolari e i socialisti per perpetuare lo status quo. Sono forze politiche che hanno una visione antitetica in molti aspetti economici, sociali e politici della società.
È auspicabile, come in qualsiasi democrazia compiuta, che ci sia anche nelle istituzioni del Vecchio Continente una maggioranza e un’opposizione. Con quorum decisionali che non possono più essere l’unanimità degli Stati membri né tantomeno maggioranze qualificate, difficilmente raggiungibili. I Paesi che sono attualmente governati da coalizioni di centrodestra o da Esecutivi centristi sono: Italia, Paesi Bassi, Polonia, Ungheria, Croazia, Bulgaria, Cipro, Lettonia, Finlandia, Lituania, Slovacchia e Svezia.
A queste Nazioni presto si aggiungerà la Grecia e probabilmente anche la Spagna, una volta ultimate le tornate elettorali che precedono le Europee. Il Governo socialista di Olaf Scholz in Germania è in profonda crisi di consenso, lo stesso vale per il presidente francese Emmanuel Macron che è ormai un’anatra zoppa. È un’occasione per archiviare la diarchia franco-tedesca che ha operato, privilegiando gli interessi particolari di Francia e Germania, piuttosto che la solidarietà nei confronti di tutti i Paesi membri. L’Europa, così come è governata, è lontana anni luce dal sentire dei cittadini comunitari ed è percepita come una matrigna che impone regole imperative, spesso controproducenti dal punto di vista economico, senza una sostanziale legittimazione democratica basata su un programma condiviso di governo.
A tal proposito, è indispensabile eleggere una nuova classe dirigente che avrà il delicato compito di rappresentare l’Italia nelle istituzioni europee. Personalità politiche che dovranno concorrere a una riforma dei Trattati che rendano l’Unione europea non solo una grande potenza economica ma anche una influente, a livello mondiale, forza politica.
Aggiornato il 08 giugno 2023 alle ore 13:07