CampanElly: Schlein a picco

Per chi suona la campan(ell)a? Ma per la maestrina Elly Schlein, naturalmente! E chi sarebbero i “suonatori”? Gli elettori (sempre più scarsi), naturalmente. Sì: ma perché? Lei non era il nuovo e il bello dei diritti Lgbtq+, e di poco altro per la verità, visto il grado massimo di affabulazione che la contraddistingue? Perché, in fondo, dal suo gergo tracima una sola, ossessiva narrazione in merito alla sconfitta del 29 maggio: la mancata alleanza organica con il Movimento di Giuseppe Conte che, per la verità, ha sempre vinto poco o nulla alle elezioni Amministrative locali, anche per un grave difetto di candidati e di leadership.

Nei fatti, a guardar bene, oltre al dato numerico ne esiste un altro assai più politico di fondo. Visto che una cosa è andare nei gazebo aperti del Pd a fare mischia per alterare le precedenti primarie di partito, che avevano visto vittorioso l’uomo dell’apparato, Stefano Bonaccini, attuale Governatore dell’Emilia-Romagna; un’altra è confermare quel voto a sgambettare nel sacrario solenne dell’urna elettorale, dove non si decide per dispetto (“I suppose!), ma in base a interessi concreti dell’elettore. Detto per inciso, una volta per tutte, a proposito di “governatori”: il titolare del potere esecutivo nel Governo della Regione non dovrebbe chiamarsi “presidente”, a norma dell’articolo 121 della Costituzione, che lo definisce, appunto, il “presidente della Giunta regionale”? Misteri della creazione linguistica politologica.

Quindi, c’è da credere che l’astensione a sinistra abbia soprattutto una connotazione protestataria interna al Pd stesso, da parte di quegli stessi elettori di area che si sono sentiti delegittimati e mortificati sia dal “voto esterno” ai gazebo, ritenuto del tutto strumentale e insincero da parte di estranei alla vita stessa del partito, sia dalla scelta non proprio gradita di candidati sindaci del centrosinistra. Molto dirà in merito l’entità del saldo negativo degli iscritti nel 2023 rispetto a quelli dell’anno precedente.

Il secondo, più attuale fattore dell’insuccesso della Schlein, riguarda le responsabilità politiche dell’alluvione in Emilia-Romagna, di cui la segretaria Pd è stata vicepresidente con delega proprio all’Ambiente. La colpa in tal senso della Schlein? Non avere ammesso da parte sua nessuna responsabilità in merito alla mancata messa in sicurezza del territorio romagnolo-emiliano.

L’altro punto debole della Schlein è rappresentato senza dubbio dalla questione ucraina, dato che moltissimi elettori di sinistra stanno idealmente con il duo Michele Santoro-Marco Travaglio, in base al motto “meno armi e più pace”, che poi in sintesi significa la vittoria di Vladimir Putin a tavolino e l’annessione definitiva alla Russia dei territori occupati, come viene dichiarato senza mezzi termini dal piano del finto mediatore cinese Xi Jinping. Da noi, in merito, la sinistra ha già da tempo sostituito come suo idolo il Papa a Mao Tse-tung.

L’ultima questione, molto più generale, riguarda proprio le scelte politiche della nuova segreteria Pd, soprattutto rispetto a quelle mancate, in tema di immigrazione irregolare, sicurezza del territorio e mantenimento dell’ordine sociale nelle grandi realtà metropolitane. Impossibile, infatti, a livello locale non tenere conto dello stato disastroso della sicurezza urbana nelle medie/grandi città (vedi Milano e Roma, a guida di sindaci di centrosinistra), per quanto riguarda sia l’immigrazione illegale che la gestione politica degli overstayer, stimati per numero complessivo come molti di più dei migranti arrivati con i barconi.

In materia di immigrazione, infatti, da destra come da sinistra, si continua a tacere sugli stranieri che sono venuti in Italia con un permesso di soggiorno temporaneo per studio e turismo, e alla scadenza non sono più rientrati in patria. Irregolari di fatto questi ultimi, sempre in attesa di un condono o dell’adozione di un nuovo Decreto Flussi, per un rientro legale nel regime delle quote per immigrati lavoratori. Tra gli overstayer, come si vede in giro nelle grandi città, sono molte centinaia di migliaia i cittadini stranieri irregolari provenienti da Bangladesh, India e America Latina che nessuno si sogna di recensire e di rispedire alla frontiera come non aventi diritto al soggiorno. Basterebbe farsi un giro nei quartieri popolari come in quelli centrali di città come Roma, Torino e Milano, per registrare voci sempre più insistenti di matrice autoctona (ma Giuseppe Sala e Roberto Gualtieri hanno mai preso la metropolitana che collega i quartieri periferici a quelli centrali, dove gli italiani sono una sorta di specie in via di estinzione?) di “sentirsi accerchiati” da parte di queste nuove forme illegali di immigrazione.

Di fatto, va ribadito senza alcun timore reverenziale di sorta che nel segreto dell’urna pesano eccome le ragioni sottese dalla teoria della “sostituzione etnica”, aspramente combattute dal mainstream politicamente corretto, che arruola nei suoi ranghi il 90 per cento del giornalismo (quotidiani e tivvù). Perché si può contestare formalmente quanto si vuole una simile definizione, ma resta la verità oggettiva e inconfutabile della massa critica, responsabile della creazione di un forte sentimento di rigetto qualora venga superata una certa soglia di tolleranza data dalla così detta pressione demica allogena percepita, fissata nell’immaginario collettivo e che nessuno al mondo può smantellare, semplicemente deridendola o demonizzandola! Quest’ultima, infatti, aumenta in modo non lineare e soggettivo nel rapporto tra il numero (percepito!) di allogeni rispetto a quello degli autoctoni, innescando del tutto naturalmente i fattori di rigetto di cui, storicamente, i pogrom sono un esempio drammatico, soprattutto nel caso in cui la fase del rifiuto si alimenti e venga demagogicamente strumentalizzata dalla politica.

Dal punto di vista oggettivo, gli overstayer vanno a infoltire il già amplissimo mercato nero del lavoro, sfuggendo alla tassazione statale imposta ai comuni cittadini con reddito accertato, gravando di fatto pesantemente, senza alcuna contribuzione da parte loro, sui servizi pubblici locali (sanità, scuola, trasporti) e sulla qualità della vita sempre più scadente nei grandi centri urbani. Sul piano della vendita delle merci a buon mercato, infatti, basta registrare l’abnorme diffusione del commercio ambulante pesantemente presidiato da extracomunitari (ma chi rilascia e controlla quel tipo di licenze?), che ha integralmente sostituito e cancellato i prodotti di qualità dell’artigianato locale italiano, a favore di migliaia di tonnellate di pura paccottiglia contraffatta di merci di nessuna qualità, provenienti soprattutto dall’Asia e dalla Cina.

Le contromisure sono semplici, in realtà: basterebbe l’adozione di una chiara e ferma politica per la gestione dell’immigrazione irregolare, che spieghi in modo oggettivo, qualitativo e quantitativo, il fenomeno ai cittadini, adottando un numero adeguato di decreti di espulsione regolarmente eseguiti. Provare per credere, cara Elly!

Aggiornato il 31 maggio 2023 alle ore 10:20