La pandemia che verrà, l’Italia che è

Il Covid sembra che non esista più. Comunque, non se ne parla. Bisogna segnalarlo a Federica Sciarelli per il suo “Chi l’ha visto?”. Vero che ogni tanto qualcuno, a quanto pare, si ammali ancora ma in forma forse più blanda. E non fa “notizia”. Alla fine, è altro che interessa. Ci si convive, insomma; vada come vada. Quello che è accaduto avrebbe dovuto insegnare qualcosa.

Invece, si arriva all’appuntamento della prossima, annunciata pandemia in condizioni anche peggiori. Alcuni esempi: l’Italia dovrebbe affrontare con urgenza la questione della “banda larga” che si sviluppa in modo diseguale e carente: non c’è un soddisfacente network delle comunicazioni; questo penalizza le comunità locali, più difficilmente raggiungibili con i mezzi tradizionali. Gli ospedali, gli studi medici, le scuole, le università, i laboratori, in larga misura ancora non possono far uso di reti veloci per la trasmissione dei dati. Ciò comporta inaccettabili diseguaglianze e conseguenze socio-economiche gravose. Non si investe in modo adeguato su sanità e scuola, con ripercussioni pesantissime sul presente, ma ancor più sul futuro prossimo. Indimenticabili i paladini della libertà e del diritto insorti di fronte al tutto sommato innocuo Green pass: una intollerabile intrusione nel diritto di ciascuno alla riservatezza.

Nei mesi del Covid il nostro Paese ha patito pesantissime offensive sotto forma di fake news e altre ingerenze telematiche di origini russe, cinesi e iraniane; l’obiettivo era di imputare a Stati Uniti e Unione europea la responsabilità della pandemia. Lo scopo, in parte raggiunto, era quello di indebolire e delegittimare i regimi democratici, per loro natura fragili se non sanno dotarsi di efficaci anticorpi. Non c’è stato uno di quei fieri paladini che abbia emesso un vagito in merito.

Sul fronte delle minacce, a livello telematico siamo tuttora più che indietro, più che indifesi. Dotarsi di scudi efficaci da questi attacchi digitali è parte integrante della sicurezza del Paese. C’è un leader di partito, non importa se maggioranza o opposizione, che ne faccia anche solo cenno? No, per la semplice ragione che non ne parlano; forse neppure sono consapevoli dell’urgenza e della gravità di queste questioni. Essere poi esclusi dai tavoli che contano è una logica, inevitabile conseguenza.

Aggiornato il 30 maggio 2023 alle ore 10:31