Quasi nessuno sa cosa sia il Cal, un acronimo che sta per Consiglio delle autonomie locali. Probabilmente neanche gli amministratori locali del Lazio, vista la parabola discendente che ha avuto negli ultimi anni. Questo organo non si rinnova da quasi dieci anni e ormai non ha neanche più membri in carica in numero sufficiente per riunirsi, tanto che non si raggiunge mai il numero legale. È una cosa grave quanto accaduto. Eppure, il Cal è un organismo di rango costituzionale e non può diventare solo un orpello, o comunque un ente inutile. L’articolo 23 della Costituzione al terzo comma lo descrive come organo “di consultazione fra la Regione e gli enti locali” demandando allo Statuto regionale l’obbligo di disciplinarlo. Dunque, il legislatore nazionale, nel varare il Titolo V della Costituzione, che da poteri tali alle Regioni da trasformarle in veri e propri stati regionali, si pose il problema di come evitare il centralismo regionale attraverso la costituzione di un organo che doveva diventare la casa delle autonomie locali, per la concertazione di tutti i provvedimenti regionali.
Lo Statuto della Regione Lazio, che scrissi di mio pugno, gli dedica ben due articoli, il 66 e il 67, configurandolo come un organo rappresentativo e di consultazione degli enti locali ai fini della concertazione tra gli stessi e la Regione. Sono componenti di diritti il sindaco di Roma, i sindaci dei comuni capoluogo e delle province insieme a una rappresentanza dei comuni non capoluogo eletti secondo le modalità stabilite dalla legge. Lo statuto del Lazio prevede anche la partecipazione senza voto dei rappresentanti delle autonomie funzionali, camere di commercio, che possono svolgere funzioni amministrative delegate dalla Regione e delle università del Lazio. Il consiglio delle autonomie locali ha una durata pari a quella della legislatura della Regione.
Nel 2007 il Consiglio regionale approva la legge regionale istitutiva del Cal. Legge fortemente sostenuta dal sottoscritto e dal collega Guido Milana. Ci siamo battuti per dare a quest’organo il massimo della rappresentanza e dell’autonomia. Fui io, poi, a volere all’interno del Cal una quota delle associazioni degli enti locali, Anci, Lega delle autonomie, Uncem, Upi ed Aiccre, non solo per una vecchia promessa fatta da assessore all’allora presidente dell’Anci Lazio, Ugo Sposetti, ma anche per la convinzione che altrimenti ci sarebbe stato il rischio di emarginazione delle stesse associazioni. A distanza di tempo dubito della mia decisione, perché proprio i rappresentanti di queste associazioni non hanno detto una sola parola né lanciato l’allarme di fronte al declino assunto dal Cal. Subito dopo la legge ci furono le elezioni e con l’insediamento del Cal fu eletto presidente nel 2009 Nicola Zingaretti, Presidente della provincia di Roma. I primi anni il Cal funzionò bene e si occupò delle grandi questioni attinenti alle riforme istituzionali. Il Cal non si rinnovò subito dopo l’inizio della nuova legislatura nel 2010, perché non era stato approvato il regolamento previsto dalla legge, approvato poi dal Consiglio regionale nel settembre del 2012 su proposta del Cal.
A Nicola Zingaretti nel 2012 subentrò Fabio Melilli, presidente della provincia di Rieti, che si dimise prima delle Politiche del 2013. Hanno poi guidato il Cal i due vice, Giancarlo Righini e Nicola Ricciardelli, sino a quando mi è stato chiesto di traghettarlo nella fase di transizione per arrivare alle elezioni. Il 16 maggio, in qualità di coordinatore dell’Aral, Associazione delle autonomie locali del Lazio, sono diventato presidente del Cal che ho portato alle elezioni a fine 2013. Elezioni di successo, perché vi hanno partecipato oltre il 75 per cento dei comuni e degli amministratori locali. La mia presidenza però dà fastidio, perché è aggressiva rispetto alla Regione, che cerca di discutere il meno possibile dei più importanti argomenti che arrivano al voto in Consiglio regionale. Nei primi mesi del 2014 il Cal elegge il neopresidente e la politica invece di portare alla presidenza il sindaco di Roma o un sindaco di uno dei comuni capoluogo, per dare all’organo il massimo della rappresentanza e del peso politico istituzionale, sceglie un sindaco di un paese della provincia. Per carità, brava persona e bravo amministratore ma non dello stesso peso politico istituzionale del sindaco di un comune capoluogo.
Da lì a poco tempo inizia il declino del Cal, anche perché gli enti locali di maggiore peso snobbano il Cal e trattano direttamente con la Regione. Il Cal diventa così una specie di parerificio burocratico senza peso. Oltretutto non conosco in tutti questi anni un solo parere contrario o un contrasto sui provvedimenti, a riprova della trasformazione dell’organo in cinghia di trasmissione dei partiti. Dunque, il Cal non viene rinnovato dal 2014, quando la legge prevede che “le elezioni si svolgono entro trenta giorni dall’insediamento del Consiglio regionale”. Alla Pisana sicuramente sanno che il ddl costituzionale del ministro Calderoli sull’Autonomia differenziata, in discussione al Senato nella commissione Affari costituzionali, prevede con l’articolo 2 che “ l’atto di iniziativa relativo all’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, è deliberato dalla Regione, sentiti gli enti locali, secondo le modalità e le forme stabilite nell’ambito della propria autonomia statutaria”.
Proprio nella sua audizione al Senato il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha chiesto che questo punto deve essere modificato prevedendo che la consultazione avvenga in sede di Consiglio delle autonomie locali. Non è un caso che la delibera di giunta regionale del 2018, con la richiesta di assegnazione di ulteriori funzioni da parte della giunta Zingaretti, in base all’articolo 116, fu inviata al Cal per il relativo parere che fu dato in maniera positiva nella seduta del 6 febbraio 2019. Poi il progetto di legge non è andato avanti. Dunque, il Cal è un organo importante, per questo mi auguro che le elezioni vengano indette quanto prima e, soprattutto, che la politica abbia l’intelligenza di garantire a quest’organo il massimo della rappresentanza e dell’autonomia.
Aggiornato il 26 maggio 2023 alle ore 15:55