“Ora Regione abroghi legge istitutiva e dia competenze alle Province”
Mi sono battuto quasi da solo contro la legge regionale che istituiva gli Egato, gli enti di gestione dei rifiuti, ritenendoli inutili carrozzoni quando le loro funzioni potrebbero benissimo essere delegate alle Province.
Ho contrastato con grande veemenza la loro costituzione, scrivendo una serie di articoli che hanno aperto un varco nel silenzio della politica, spiegando che la delibera di giunta del 16 novembre 2022, che istituiva gli Egato e definiva i criteri per la determinazione della quota di rappresentanza, aveva forti profili di illegittimità, in quanto a Consiglio sciolto la giunta resta in carica solo per l’ordinaria amministrazione e per gli atti indifferibili e urgenti.
Credo proprio che anche queste motivazioni spinsero l’allora vicepresidente della Regione a sospendere la costituzione degli Egato, con la sola eccezione di quello di Frosinone che era nel frattempo già stato convocato. Atti che sono stati impugnati al Tar dal Comune di Fiuggi proprio con queste argomentazioni e sui quali la magistratura amministrativa ancora non si è pronunciata.
Ricordo brevemente che per legge gli Egato sono sei, uno per provincia e la città metropolitana di Roma ne ha due.
Gli organi degli Egato sono: l’assemblea dei sindaci appartenente all’Ato; il presidente, eletto dall’assemblea; il consiglio direttivo composta da 4 persone, eletto sempre dall’assemblea; il direttore generale, nominato dal consiglio direttivo e il revisore dei conti, nominato dall’assemblea dei sindaci.
Il presidente ha un compenso pari all’80 per cento dell’indennità del presidente della Regione, circa 8mila euro mensili, il consiglio direttivo il 40 per cento, circa 4mila euro al mese. Il tutto, 1 presidente e 4 consiglieri per 6 Ato, ha un costo complessivo di circa 144mila euro al mese, 1.728.000 euro all’anno. Senza tener conto dei costi di 6 direttori e 6 revisori dei conti. Un costo spropositato per degli enti inutili, perché le loro funzioni potrebbero essere gestite benissimo dalle Province, che hanno l’assemblea dei sindaci come organo base ed hanno competenze in materia ambientale, tanto che redigono il piano provinciale per l’individuazione dei siti dove ubicare l’impiantistica.
Vedo che qualche Comune incomincia a interrogarsi dell’utilità di questi enti, anche perché hanno finalmente chiaro che i costi di gestione dell’ente è carico loro. Leggo per esempio che solo quello di Frosinone ha una previsione di bilancio, per il primo anno di vita, di 1 milione e 200mila euro. Per questo non posso che plaudire alla scelta fatta dalla Regione che, con una nota della direttrice regionale ai rifiuti, ha annunciato ai vertici dell’Egaf e ai sindaci della provincia di Frosinone l’avvio del procedimento di annullamento in autotutela della Dgr del 16 Novembre 2022.
L’annullamento in autotutela è motivato dalla non corretta rispondenza degli atti medesimi alle norme di legge, in riferimento al criterio utilizzato per la determinazione della rappresentanza dei comuni all’interno dell’ente di governo dell’ambito territoriale ottimale. Ovviamente servirà adesso una delibera di giunta per annullare o modificare quella precedente e gli atti conseguenti.
Io mi auguro che la Regione non si limiti a questo e che vada nella direzione auspicata dal consigliere regionale Daniele Maura, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, di affidare le competenze degli Egato alle Province. Sono anni che predichiamo che dobbiamo semplificare, evitare di sovrapporre enti che fanno la stessa cosa, fare in modo che sia chiaro chi fa cosa e chi è responsabile di quella cosa, non solo e tanto per non aumentare i costi ma soprattutto per semplificare le procedure ed evitare che cittadini e le imprese si debbano rivolgere a un numero esagerato di enti per una pratica.
Siamo il Paese che si è dovuto inventare la Conferenza dei servizi per mettere intorno a un tavolo tutti i tanti enti che decidono sul governo del territorio, proprio perché abbiamo tanti enti che si sovrappongono.
Abbiamo tentato, con norme nazionali, di unificare i piccoli comuni o di associare le loro funzioni e allo stesso tempo continuiamo a fare nuovi enti che poi faranno a cazzotti con quelli esistenti.
Nel Lazio c’è una stratificazione di enti che si sovrappongono nelle funzioni che fa paura, tra Comunità montane, Unione dei comuni, Università agrarie, consorzi di bonifica, consorzi industriali, enti parco, gal, distretti socio-sanitari. Insomma, un groviglio di enti che complicano la vita ai cittadini e alle imprese.
Nel momento nel quale si parla di rilanciare le Province, che la pessima legge Delrio non è riuscita per fortuna a chiudere, con il ritorno alla elezione diretta non capisco che senso abbia istituire enti che sono il loro esatto doppione. Bisogna assegnare alle Province, che hanno la conferenza dei sindaci come massimo organo di rappresentanza, le funzioni degli Egato, dandogli le risorse e le altre funzioni che la Regione gli ha tolto dopo l’approvazione della Delrio.
Era esattamente questa la posizione dell’Upi nazionale quando si opponeva alla legge Delrio, dicendo che la Provincia è l’ambito territoriale per definizione per cui gli possono essere delegate e concesse tutte le funzioni di area vasta come la gestione dei rifiuti.
Aggiornato il 23 maggio 2023 alle ore 13:13