Tenda all’università per attaccare la proprietà

Il peggiore retaggio del fascismo è il presente statalismo idolatrico che attanaglia anche le giovani generazioni di tutte le estrazioni. Alberto Moravia, in una video-intervista realizzata da Gianni Bisiach per la Rai, Testimoni oculari. Alberto Moravia – Gli anni del Duce, andato in onda il 24 febbraio 1978, mise in luce come la genesi del fascismo fosse da attribuire al culto della nazione arrivato dal Risorgimento (aggiungiamo che quest’ultimo si mescolò con il socialismo rivoluzionario di Georges Sorel di cui Benito Mussolini era ammiratore). Lo scrittore rilevava nella stessa trasmissione che la cultura politica italiana successiva al ventennio fosse stata comunque influenzata dalle allucinazioni che il regime fascista aveva prodotto grazie a un sistema articolato e pervasivo di propaganda che perduravano nell’immaginario collettivo a 33 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. Come dargli torto. Riprendendo il suo ragionamento è facile accorgersi che alcuni elementi tipicamente fasciocom, in cui si mescolano proposte autoritarie e utopie egualitariste, sono rimasti in piedi come il dirigismo statalista che a parole in tanti vorrebbero cambiare ma nei fatti in pochi hanno realmente intenzione di modificare in senso più libertario. Anzi. c’è chi preferirebbe un sistema ancora più stringente. È questo il caso di alcuni studenti delle università di Milano e Roma che hanno deciso di dormire in tenda all’ingresso dei loro atenei, in segno di protesta, per gli affitti, a loro dire, troppo alti.

A parte la banalità della protesta, che a prima vista sembrerebbe solo una goliardata di uno sparuto gruppo, si intravedono tutti i presupposti dei mali che affliggono la cultura e la società italiana ed europea: lo statalismo politico e il dirigismo economico. E anche, surrettiziamente, un hegelismo marxista di ritorno, pericoloso per le nostre libertà più dell’originale perché camuffato da rivendicazioni più “social” che sociali in nome del diritto allo studio. I giovani “vecchi” in tenda chiedono una politica di calmierazione degli affitti, che tradotto significa un esproprio proletario della proprietà privata, e una politica di edilizia economica e popolare per ridurre per aumento di offerta il valore degli immobili: nella sostanza un’inflazione deprezzativa delle case. Nulla di nuovo sotto il sole. Anche le giovani generazioni continuano a girare intorno al tavolo del pubblico erario e dei portafogli privati. Emerge così è che i protestatari chiedono più diritti a scapito di quelli degli altri (i proprietari legittimi degli immobili) per un pregiudizio egualitario. L’altra nota stonata è che i “coraggiosi” neosocri (neo socialisti rivoluzionari) in lotta contro il sistema proprietarista o capitalista che dir si voglia, invocano, non più libertà di studio e di insegnamento, o una maggiore qualità della didattica o per una più estesa auto sovranità, in cui l’individuo è responsabile per se stesso, ma la forza dello Stato per garantirgli una residenza a un “giusto” prezzo. Certo quale esso sarebbe non è dato saperlo visto che, avendo escluso la logica del libero mercato, non potrebbero individuarlo univocamente, dato che i criteri per farlo sarebbero quanto meno soggettivi. Ma loro pretendono che l’autorità statuale lo faccia lo stesso, magari istituendo un’agenzia pubblica in stile sovietico che determini a priori il giusto mensile da corrispondere all’affittante.

I neosocri pensano, come gli ecognostici, di salvare il mondo, in questo caso quello dorato e spensierato dello studente universitario, introducendo pericolose distorsioni nel mercato. Non vogliono sacrifici per autosostenersi, non parlano di rendimento universitario, ma di desideri che vorrebbero che diventassero diritti anche contro la realtà o il sistema della libera concorrenza. Essi forse ignorano che non esistono pasti gratis, che tutto ha un prezzo e quello che sono disposti a pagare è quello della perdita della libertà. Si perché, quando si attacca la proprietà privata e si invoca l’intervento dello Stato in campo economico, si attacca la nostra e anche la loro libertà. Ancora oggi questa è l’epoca della irresponsabilità e della schiavitù volontaria solo per il facile e quieto vivere. Purtroppo la società contemporanea non è uscita dallo stato allucinato di alterazione della realtà dominata come sostiene Karl Popper “dalla magia delle parole altisonanti e dalla potenza del gergo”, che fa scambiare i desideri per diritti, e dove le opinioni diventano “mistericamente” fatti. Grazie alle manipolazioni mediatiche, alla rincorsa al titolo di giornale e alle armi di distrazione di massa, risulta poi difficile distinguere così il vero (inteso come autentico) dal verosimile (inteso come camuffato) e si rischia di mettere in campo misure inutili se non dannose. E così si pianta una tenda all’università per attaccare la proprietà.

Aggiornato il 12 maggio 2023 alle ore 10:53