Il tasso di disoccupazione totale scende al 7,8 per cento (-0,1 punti), quello giovanile al 22,3 per cento (-0,1 punti). Lo certifica l’Istat, sottolineando che “la stabilità del numero di inattivi – tra i 15 e i 64 anni – è sintesi della crescita tra gli uomini e tra chi ha 50 anni o più e della diminuzione tra le donne, i 15-24enni e i 35-49enni. Il tasso di inattività rimane invariato al 33,8 per cento”. Rispetto al mese precedente, a marzo 2023 sia per gli uomini sia per le donne il tasso di disoccupazione diminuisce di 0,1 punti e il tasso di inattività risulta invariato; il tasso di occupazione maschile è stabile, mentre cresce quello femminile (+0,1 punti). Su base annua, uomini e donne mostrano una crescita dell’occupazione (+1,1 punti per gli uomini e +0,6 per le donne) che si associa al calo della disoccupazione (-0,7 e -0,1 punti) e dell’inattività (-0,6 punti per entrambe le componenti). Rispetto a marzo 2022 la disoccupazione totale è osservata in calo di 0,5 punti, lo si evince dalle tabelle diffuse dall’Istat. Intanto, Claudio Durigon torna a parlare del Decreto Lavoro. “Il taglio di 6-7 punti del cuneo – afferma – è un grande intervento, nessun governo prima era arrivato a fare tanto. Il nostro obiettivo, in una fase in cui i salari stanno subendo il peso di un’inflazione molto alta, è aiutare chi si trova più in difficoltà. Dopodiché, la nostra volontà è di rendere questo intervento strutturale”. Lo sostiene il sottosegretario al Lavoro leghista intervistato dalla Stampa.
“Il nostro intento – prosegue Durigon – è quello di proseguire anche nel 2024. L’intervento che facciamo oggi ne vale quattro” di miliardi. “Vediamo come si può fare in futuro. Certo si può sempre far di più, ma oggi c’era l’esigenza impellente di mettere subito più soldi nelle tasche di chi lavora perché oggettivamente l’inflazione si sta mangiando tutti i salari”, afferma il sottosegretario. Sul fronte delle pensioni, per Durigon “si può pensare di migliorare ancora arrivando in prospettiva ad una Quota 41 per tutti, senza escludere la possibilità di migliorare fin da subito l’attuale Quota 103”. Riguardo a Opzione donna, “confesso di non essere un estimatore”, ammette, “perché credo che un taglio del 30 per cento dell’assegno per uscire a 58 anni non faccia impazzire”. Secondo i sindacati il Decreto Lavoro aumenta il precariato. “Trovo le critiche dei sindacati demagogiche – replica il sottosegretario – perché non allunghiamo la durata” dei contratti a termine “e diamo più potere alla contrattazione”. “Mi fa sorridere quando qualcuno alza il tiro e ci accusa di aumentare in questo modo il numero dei precari – aggiunge – abbiano solamente messo fine ad un sistema di turn-over fortissimo legato alle vecchie causali”.
Anche Maria Teresa Bellucci difende il decreto. In un’intervista a Repubblica, la viceministra del Lavoro, esponente di Fratelli d’Italia, afferma che il taglio al cuneo fiscale contenuto nel decreto legge varato dal governo è “un intervento che, su base annuale, vale più di 10 miliardi. E che ci impegniamo a rendere strutturale, in modo graduale, fino ai cinque punti in meno in cinque anni”. Per Bellucci, “l’obiettivo sul taglio del cuneo è di andare anche oltre i 35mila euro di reddito, in sinergia con la riforma dell’Irpef”. Dal punto di vista delle coperture, “troveremo altri spazi”, assicura. Con la cancellazione del reddito di cittadinanza, afferma Bellucci, “ai fragili diamo più di prima”. “Più soldi alle famiglie con molti figli, più soldi ai disabili”. “Cambiamo paradigma. Senza lasciare indietro nessuno. Dovremmo ricevere un plauso”, dice. “Chi ha tra 18 e 59 anni, senza patologie né disabilità, si dovrà attivare con corsi di formazione, lavori di pubblica utilità, servizio civile – aggiunge la viceministra – e mentre lo fa riceve un’indennità da 350 euro al mese fino a 12 mesi”. Contro la precarietà, Bellucci cita incentivi come “quello pari al 60 per cento della retribuzione mensile lorda alle aziende che assumono Neet”. “Quelli legati alle assunzioni stabili di percettori di Adi e Sda, l’Assegno di inclusione e lo Strumento di attivazione, fino a 24 mesi. E quelli per Terzo settore e agenzie private che collocano disabili. Strumenti che renderemo strutturali nei prossimi anni”. E i contratti a tempo determinato, spiega, “durano sempre 24 mesi”.
Aggiornato il 03 maggio 2023 alle ore 16:32