Tre donne alla vigilanza Rai per pluralismo e imparzialità

Tre donne al Comitato di redazione del Tg1. Francesca Giuliani, 59 anni, è la nuova capo cronista di Roma del quotidiano la Repubblica, prendendo il posto di Marco Mensurati che andrà a fare il direttore editoriale del Gambero rosso. Arrivano al vertice della Commissione di vigilanza sulla Rai tre donne: presidente la senatrice siciliana Barbara Floridia del Movimento 5 stelle che succede all’esponente di Forza Italia Alberto Barachini. Le due vice sono la toscana Maria Elena Boschi che il leader di Az-Iv Matteo Renzi voleva fortemente alla presidenza e l’esponente di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli. Completano l’ufficio di presidenza i segretari Stefano Candiani della Lega e Ouidad Bakkali del Pd. La professoressa di lettere moderne, insegnante di liceo, Floridia era stata sottosegretario alla Pubblica istruzione con il governo Draghi e capogruppo 5 Stelle al Senato. Si è conclusa così dopo un lungo braccio di ferro tra le forze di opposizione l’iter delle nomine del vertice istituzionale parlamentare che dovrà controllare e garantire “pluralismo, imparzialità e indipendenza” della televisione pubblica. La scelta arriva proprio nel momento in cui scattano le candidature per il nuovo Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini. Dei 7 membri previsti dalla legge (criticata da molte parti), la Camera e il Senato ne eleggono due, altri due vengono indicati dal Consiglio dei ministri e un esponente è eletto dall’assemblea dei circa 12mila dipendenti Rai.

L’opposizione con tre esponenti al vertice su 5 avrà un peso notevole nella scelta del futuro presidente del Consiglio di amministrazione che sarà eletto dal Cda tra i suoi componenti. Il vertice tutto al femminile per la bicamerale quanto e come sarà capace di garantire e tutelare l’imparzialità, l’indipendenza e il pluralismo della più importante industria culturale del Paese? La Rai nei suoi 70 anni di vita ha conosciuto molti sbandamenti, ma in sostanza sia a livello di giornalisti che di autori e artisti ha sempre evidenziato una connotazione ideologica di sinistra. Per lunghi anni ha imperversato la lottizzazione più raffinata con la Rete ammiraglia (e il Tg1) orientata e gestita da democristiani, la Rete due con posizioni socialisti-repubblicane e la Terza Rete creata nel 1979 dall’accordo tra Dc e Pci destinata agli esponenti e intellettuali del Pci, tanto da farla definire Telekabul ai tempi di Sandro Curzi, Michele Santoro, Angelo Guglielmi e Stefano Balassone. La Rai agisce sempre nell’interesse del pubblico ed è al servizio di tutti? Negli ultimi tempi le questioni della pubblicità occulta, la riorganizzazione mancata del centro di Milano, i risultati negativi di alcuni programmi nonostante le alte retribuzioni agli artisti e alla miriade di collaboratori (che vanno sotto la voce di appalti esterni), il mantenimento del canone nella bolletta della luce, l’ingerenza dei partiti nelle nomine e nel varo della Convenzione Stato-Rai hanno indebolito la fiducia che i cittadini potevano nutrire verso il servizio pubblico.

La Commissione di vigilanza sulla Rai, pur risultando importante il ruolo dell’organo bicamerale del Parlamento, c’è da osservare che la sua composizione di 42 membri è esagerata e di difficile gestione, dovendo formulare indirizzi generali che dovranno essere seguiti dal servizio pubblico radiotelevisivo. Non ha tra l’altro mezzi sufficienti per controllare il rispetto di questi indirizzi come è apparso evidente in molti casi riguardanti la cosiddetta “par condicio” o l’equilibrio della presenze politiche nei programmi di approfondimento.

Aggiornato il 05 aprile 2023 alle ore 10:48