“Sembra una nuova veste della dottrina Mitterrand per reati considerati politici”. Lo sostiene il giudice Cesare Mirabelli. Il presidente emerito della Corte costituzionale, in un’intervista al Messaggero, commenta la sentenza che ha messo la parola fine a una vicenda lunga decenni, respingendo il ricorso per l’estradizione di dieci ex terroristi degli Anni di piombo. “La decisione della Cassazione francese – afferma Mirabelli – è scandalosa”. Secondo il giudice, “la linea francese finisce per seguire la posizione enunciata e praticata dall’ex presidente François Mitterrand, che riteneva il terrorismo un reato politico e quindi coperto da una sorta di impermeabilità all’estradizione. Invece i reati per i quali sono stati condannati gli estremisti, sono molto gravi e così facendo, dal punto di vista giudiziario, si assicura una sorta di immunità”. Per Mirabelli, “la Corte d’appello aveva giustificato il no all’estradizione dicendo che gli imputati non avevano avuto garanzie di difesa. Se la motivazione per la quale la Cassazione francese ha respinto il ricorso risiede nel fatto che il processo davanti ai giudici italiani – nel quale i dieci ex terroristi sono stati condannati – si è celebrato in contumacia, vorrei precisare che il nostro Paese si è uniformato ai principi della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo”.
Le domande di estradizione riguardavano l’ex di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori dell’organizzazione, ottantenne e da tempo malato, condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi; sei ex militanti delle Brigate rosse: Giovanni Alimonti (classe ‘55), che deve ancora scontare 11 anni per banda armata e associazione terroristica; Roberta Cappelli (classe ‘55), che ha una condanna all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità; Marina Petrella (classe ‘54), che deve scontare l’ergastolo per omicidio; Sergio Tornaghi (classe ‘58), condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli; Maurizio Di Marzio (classe ‘61), che deve scontare 5 anni per tentato sequestro dell’ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone; Enzo Calvitti (classe ‘55), che deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi; l’ex militante di Autonomia operaia Raffaele Ventura (classe ‘52), condannato a 20 anni per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac) Luigi Bergamin (classe ‘48), che deve scontare una condanna a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio; l’ex membro dei Nuclei armati contropotere territoriale Narciso Manenti (classe ‘57), che ha una condanna all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979.
Aggiornato il 29 marzo 2023 alle ore 18:28