Il passo falso sul Mes

Come è noto, l’Italia è l’unico Paese, tra i 20 che hanno aderito al Mes (Meccanismo europeo di stabilità), a non averne ratificato la riforma. Riforma che, rispetto al passato, ha mitigato le condizionalità imposte per accedere ai fondi messi a disposizione – oggi anche in favore delle banche – di quegli Stati che dovessero perdere per un certo periodo l’accesso ai mercati.

Sebbene la ratifica non impegna alcun membro a richiedere i finanziamenti del Mes, la premier Giorgia Meloni sembra sempre più intenzionata a tirarla per le lunghe, mettendo in seria difficoltà la coesione dell’Unione europea sulla delicatissima questione legata alla stabilità finanziaria della zona euro.

Da osservatore di antica convinzione liberale, scevro da ogni partigianeria, credo di comprendere con una certa chiarezza le ragioni che spingono la Meloni a questo imbarazzante stop, il quale rende l’Italia visibilmente isolata in Europa, ma non le approvo affatto.

Si tratta di ragioni legate alla linea identitaria che il suo partito, Fratelli d’Italia, ha sostenuto in tutto il periodo in cui era all’opposizione, potendosi permettere il lusso di raccontare anche tante balle sull’Ue in generale e sul Mes in particolare. Balle che una volta giunti nella stanza dei bottoni, in cui si è costretti a guardare in faccia il cosiddetto principio di realtà, non ci si può più permettere.

Solo che, contrariamente a tante altre questioni in cui la premier è riuscita con una certa abilità a modificare sostanzialmente la sua tradizionale linea patriottica, per così dire, in questo caso il tema è così sentito all’interno della coalizione di centrodestra, o di destra-centro che dir si voglia, la Giorgia nazionale sembra temere che sul Mes qualche suo alleato/serpente possa trovare un ottimo spiraglio per cominciare ad aprire una falla sulla sua, apparentemente granitica, leadership politica.

D’altro canto, dopo ciò che sta succedendo in questi giorni sui mercati finanziari, in cui l’inevitabile rialzo dei tassi decisi dalla Bce ha messo in crisi alcune importanti banche estere ritenute inaffondabili come il Titanic, impone di mettere da parte gli interessi di bottega di bassa macelleria, spiegando con chiarezza al popolo degli elettori le vere ragioni che, nel caso del Mes, imporrebbero ad un Paese indebitato fino al collo di non stare troppo ad indugiare sulle questioni di lana caprina.

Aggiornato il 17 marzo 2023 alle ore 11:15