Cosmoprof e la tutela del “Made in Italy”

Renato Ancorotti, classe 1956, negli anni Ottanta fonda Gamma Croma, azienda terzista del settore cosmetico. Nel 2009 fonda la Ancorotti Cosmetics, oggi azienda leader mondiale nella produzione di mascara e make-up. Dal 2018 al 2022 è presidente di Cosmetica Italia, l’associazione di riferimento delle aziende cosmetiche in Italia. Nel 2021 è nominato Cavaliere del lavoro. Da sempre orientato ai temi del welfare aziendale, alla responsabilità sociale d’impresa e vicino al territorio, è stato eletto senatore con Fratelli d’Italia in occasione delle elezioni politiche del settembre 2022. Da novembre 2022 è membro della 9ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare).

Senatore, quale tipo di provvedimenti sta portando avanti il governo per quel che concerne la tutela e la valorizzazione del “Made in Italy”?

Vorrei intanto fare una precisazione: non tutto quello che viene fatto in Italia rappresenta il “Made in Italy”. Il vero “Made in Italy” è caratterizzato dalla sicurezza e dalla qualità del prodotto, ma soprattutto è caratterizzato dal genius faber italiano. Tutto quello che le aziende – tramite la ricerca, gli investimenti e la formazione – mettono in campo per creare qualcosa di unico ed irripetibile sono le ragioni per cui i nostri prodotti sono così richiesti all’estero. Non per niente il “Made in Italy” è il terzo marchio al mondo.

Da un punto di vista politico, sicuramente come Paese dobbiamo tutelarci dal fenomeno dell’“italian sounding”, (ovvero la pratica di imitare prodotti agroalimentari italiani a fini di commercializzazione fraudolenta, mediante l’utilizzo di nomi, immagini, combinazioni cromatiche come il tricolore, che evocano inequivocabilmente l’orizzonte italiano, nel tentativo di sfruttare l’appeal dell’agroalimentare di casa nostra, ndr). Basta l’esempio del “Parmesan” che nulla ha di italiano, ma che scimmiotta il nostro Parmigiano. Questo crea criticità: è un mercato parallelo che non solo danneggia il nostro, ma anche i consumatori.

Poi c’è la questione dell’etichettatura, che vorrebbe assegnare parametri su cosa fa bene e cosa fa male, sul quale bisognerebbe discutere.

Il governo Meloni, non per niente, ha istituito un ministero ad hoc ed è riuscito a stoppare l’iniziativa europea per la quale il nostro comparto enogastronomico sarebbe stato terribilmente penalizzato. Negli anni passati la sinistra non ha fatto molto a riguardo.

Il governo Meloni aveva messo in programma anche la formazione per aumentare la consapevolezza di cosa sia realmente in “Made in Italy”, anche per cercare di incentivarne la crescita a livello mondiale. La sinistra ha fatto oggettivamente poco per la tutela delle specificità italiana. Sicuramente non possiamo accettare che l’Europa imponga un’etichettatura nella quale viene dichiarato che il vino fa male. Il comparto enologico è una delle eccellenze italiane. Poi, personalmente, preferisco il parmigiano alla farina di grilli! Battute a parte, il nostro concetto è di non vietare a nessuno l’utilizzo di prodotti esotici, ma pretendiamo che non ci venga imposto l’utilizzo di un prodotto: la sfida è di consentire la libertà di scelta sui prodotti da acquistare.

Le aziende e gli imprenditori di talento riescono ad imporre sul mercato prodotti di grande livello e qualità: questo fattore fa la differenza e va valorizzato. Infatti è presente nel programma di governo.

Il suo bagaglio di esperienza imprenditoriale, oltre al suo impegno politico, sicuramente le rende più titolato di altri nel fare alcune considerazioni. Com’è la situazione specifica nel comparto della cosmesi?

A livello imprenditoriale ci sono delle figure illuminanti, come riferimenti per essere moderni e contemporanei: Adriano Olivetti era un gigante dell’imprenditoria italiana. Noi abbiamo l’orgoglio di aver ristrutturato uno degli impianti ex-Olivetti (che allora aveva visto Renzo Piano assistente al progetto ideato da Marco Zanuso) tramite l’architetto Marco Ermentini, riportandolo agli antichi splendori.

Per quanto riguarda la cosmesi, altro settore di eccellenza e fiore all’occhiello del “Made in Italy”, il 90 per cento del fatturato (di 120 milioni di euro l’anno) viene esportato all’estero. Di questi, il 55 per cento dei prodotti di make up a livello mondiale sono prodotti in Italia, ed il 65 per cento di tutto il make up venduto in Europa è prodotto sempre in Italia. Tutti prodotti che mantengono standard qualitativi e di sicurezza di altissimo livello.

I 3 pilastri della cosmesi sono: economico, sociale e scientifico. Il primo è facile da spiegare dato i 13 miliardi di fatturato confindustriale (ma l’intera filiera conta 33 miliardi di euro) con forte carattere esportativo di tutta la cosmesi in generale con particolare riferimento al make up. Il secondo è quasi inconsapevole, ma non possiamo dimenticare che ogni individuo nella propria quotidianità consuma in media 8 prodotti cosmetici al giorno: dal dentifricio, al sapone per le mani, al deodorante, al profumo, shampoo, bagno schiuma. Questi sono fondamentali e necessari per la vita dell’uomo e per il benessere dell’individuo. Il terzo rappresenta tutto il lavoro di ricerca: dietro ogni prodotto ci sono scienziati che hanno studiato le materie prime ed i principi attivi per rendere il prodotto una assoluta eccellenza dal punto di vista della sicurezza per i consumatori.

A livello comunicativo, vengono fatti moltissimi errori che consentono la svalutazione di certi concetti, basti pensare all’impatto reale nella vita delle persone che però non viene percepito nella sua integrità. Quali altri fattori vengono sottovalutati?

Nell’industria cosmetica ci sono l’11 per cento dei laureati, ovvero il doppio della media nazionale. L’investimento su ricerca e sviluppo del fatturato è del 6 per cento, il doppio della media nazionale manifatturiera. Lo stesso vale per l’occupazione delle donne. Quindi la cosmesi è un’industria che fa bene al Paese, non solo in termini di prodotto finale, ma anche a livello di Pil nazionale. Questa ritrosia o inconsapevolezza nel parlare di cosmesi stiamo cercando di combatterla proprio perché il nostro settore implica una serie di figure professionali estremamente variegate. La reputazione del nostro settore è fondamentale, ma è sempre stato relegato nell’immaginario collettivo a qualcosa di superficiale, frivolo e non necessario mentre, lo ribadisco, va ad incidere profondamente a livello economico, sociale e scientifico. Questo trattamento non viene riservato però al settore della moda, per esempio, che fattura più di 90 miliardi.

Quali sono le iniziative per valorizzare maggiormente il settore della cosmesi?

Il presidente del Consiglio ha voluto mandare un video messaggio durante un’assemblea della nostra associazione: questo ci ha dato la speranza di riuscire a valorizzare il mondo della cosmesi in generale, anche da un punto di vista politico.

Infatti ci saranno presenze istituzionali durante la fiera Cosmoprof.

Cosmoprof Worldwide Bologna è da più di 50 anni l’evento di riferimento per le aziende e i professionisti di tutti i settori dell’industria cosmetica: il più importante al mondo. Cosmoprof è un marchio “Made in Italy” che lavora in tutto il mondo, ma la fiera di Bologna è la più grande. Sono previsti gli interventi del ministro del Turismo Daniela Santanchè e del ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Queste presenze dimostrano la volontà del governo di supportare la nostra filiera e quindi valorizzare davvero le nostre unicità.

Aggiornato il 17 marzo 2023 alle ore 12:38