Gli ultimi trent’anni, adesso il nostro futuro

È un vago ondeggiare rileggere questi ultimi trenta anni e oltre, quelli che sono passati dal 1989, dalla caduta del Muro di Berlino a oggi. Nuove generazioni si sono affacciate e vivono questo mondo con altre declinazioni. I nostri tempi si caratterizzano, vado a casaccio, per una preponderante presenza della rete digitale, che, lo si ricordi qui a chi non può neanche immaginarlo perché non era ancora nato, trent’anni fa non esisteva. Si può oggi immaginare che quello che sappiamo lo abbiamo incamerato senza cellulari e computer, senza una rete mondiale? Provare per credere come sia arduo.

Poi mi viene in mente la pandemia da virus Covid, che ai giovani d’oggi sembrerà stata “normale”, perché l’hanno vissuta. Ma trent’anni fa sarebbe stata quantomeno circoscritta a specifiche aree geografiche, se non altro per l’oggettiva difficoltà di movimento e di comunicazioni. Sarebbe stata inimmaginabile l’estensione mondiale e anche la sua emergenza globale. Sotto questo aspetto, i mass-media sono diventati strumenti preminenti e, allo stesso tempo, omittenti, a voce unificata, nel senso che – come abbiamo visto – hanno teso e tendono a dare più interpretazioni dei fatti che notizie oggettivamente date. Se ci fate caso, nessuno ha più le notizie “pure”, oggettive. Vado oltre. Le democrazie occidentali, in occasione della pandemia, ci hanno mostrato il punto di non ritorno cui sono giunte da trent’anni a questa parte, cioè la propria capacità di decomposizione. È agevole dimostrare, infatti, che difficilmente, stante e presente una democrazia efficiente e funzionante, avremmo mai potuto essere rinchiusi tutti in casa, senza alcuna decisione dei Parlamenti, bypassati dall’urgenza e dall’emergenza, tanto quanto dalla violazione di tutte le regole.

Durante gli ultimi trent’anni si è votato. Ovviamente, in modo farsesco nelle dittature sovietiche comuniste e in quelle cinesi, ma al di qua del mondo, nel nostro mondo occidentale, in qualche modo si votava. Oggi, “ingoiato” il meccanismo dei software e dei voti digitali, le democrazie e le elezioni si manovrano, scadendo nella non democrazia, o nella democrazia deviata, truccata, dunque negata. Oggi c’è la guerra in corso tra la Russia e l’Ucraina, che esonda e straripa nel tentativo di coinvolgere tutti. La guerra sposta la ricchezza e, insieme a questa, si redistribuiscono gli equilibri economici tra i Paesi per le risorse di gas, petrolio, grano.

La Storia si ripete, declinata in altre forme. Le guerre sono più economiche che politiche. Durante i trent’anni passati si sono verificati i conflitti. Le differenze con il mondo attuale è che l’Occidente, allora, sentiva di essere troppo “vicino” all’ultima per pensare di procedere nel “crearne” un’altra. Inoltre, le guerre divampavano negli “altri” Paesi. Adesso è stata riesumata la tragedia dello scontro bellico. Sta a noi immaginare il passato, per andare avanti nel nostro futuro.

Aggiornato il 20 febbraio 2023 alle ore 11:38