Primarie Pd e i patti “del caminetto”

Il focolare è simbolo del luogo di rito della famiglia. Ma il fuoco, si sa, può essere amico come non. Le primarie del Partito Democratico sono al giro di boa: alla corsa finale, quella dei gazebo (dove in molti temono il flop), correranno – manco a dirlo – Stefano Bonaccini ed Elly Shlein . Uno di loro subentrerà a Enrico Letta (segretario Pd uscente) per prendere le redini di una barca – o zattera, dipende dai punti di vista – uscita con una sconfitta pure dalle ultime elezioni regionali (quelle di Lazio e Lombardia), dopo la batosta delle Politiche di settembre. Un'imbarcazione senza pilota, che si aggrappa alle percentuali solo perché è una forza strutturata nel tempo, ma che si è pian piano scollata dalla realtà.

In questo quadro, Antonio Parisi , ex ministro dell'Ulivo , interpellato da Il Giornale , continua a difendere lo strumento dem per indicare la risposta di questo o quel candidato, ma con dei distinguo che pesano come macigni: “Il problema è che anche dentro il Pd residuano dalle pratiche del passato ancora troppi accordi di caminetto e conseguenti primarie finte ”.

Lo stesso Parisi, però, insiste nel fatto che ciò che è ritenuto centrosinistra “non è esistito” e non esiste ancora. Oltre ad aggiungere: “Non è il centrodestra che ha portato la Meloni a Palazzo Chigi, ma la Meloni che lo ha guidato alla vittoria. Unito nella divisione”.

Per il fondatore dell'Ulivo , quindi, la conclusione è una: “Chi non capisce le cause della sua origine, e ancor di più della sua fine, è destinato a ripeterne la sconfitta . Non la vittoria”.

Punto e capo . L'impressione, però, è che anche stavolta stia per andare in scena la riproposizione di un vecchio adagio, quello dove il saggio indica la luna mentre lo stolto guarda il dito. Tutti in fila, appassionatamente, tra un gazebo e un panino con la salsiccia. Crudo. E sciapa.

Aggiornato il 20 febbraio 2023 alle ore 17:54