La qualità del dibattito politico, in una democrazia, dipende da molti fattori: dalla serietà dei media, dalla qualità della partecipazione politica, dagli apporti di centri studi e associazioni, da quel che fa il governo e da quel che fa l’opposizione. Queste sono fra loro in relazione più stretta di quanto possa sembrare. Un’opposizione aprioristica, che si rifiuti di ingaggiare la sua controparte nel merito delle questioni e si limiti ad affermare la propria identità, indirettamente influenza la qualità della retorica e delle decisioni di chi governa. Un dibattito pubblico diviso in compartimenti stagni, per cui rappresentanti di interessi diversi e sostenitori di idee diverse non provano a dialogare ma si limitano ad affermare incessantemente la propria identità, aumentando la polarizzazione. Sono cose che avremmo dovuto sapere da ben prima, ma che negli ultimi anni sono diventate drammaticamente evidenti.
Per questo, l’Istituto Bruno Leoni ha aderito alla proposta di Luca Ricolfi e della Fondazione David Hume di sottoporre un questionario a risposte chiuse ai candidati alle primarie del Partito democratico. Se Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo, Paola De Micheli ed Elly Schlein accetteranno di rispondere alle diciotto domande, avremo un quadro più chiaro delle loro posizioni e di ciò che è diventata e può diventare la sinistra italiana. Di queste primarie si è parlato diffusamente per il ripudio di un ipotetico “neoliberismo” primigenio del Pd. Noi sappiamo meglio di chiunque altro che “neoliberismo” è una parola passepartout, usata a ogni piè sospinto per evitare di confrontarsi con le idee e le proposte liberali: anche per questo siamo curiosi di vedere, messe nero su bianco, le posizioni dei protagonisti della lotta politica in quel partito sul salario minimo o sulle trivellazioni in Adriatico.
Non è detto che siano risposte che piacciano all’Istituto Bruno Leoni, o alla Fondazione David Hume. È anzi poco probabile. Non saremmo stupiti se dal questionario emergesse il ritratto della sinistra più ostile all’impresa e alla libertà economica dall’inizio della Seconda Repubblica. Ma se davvero una fase si sta chiudendo, quella della droga monetaria che ci ha consentito di ignorare che anche il bilancio dello Stato ha dei limiti, il discorso pubblico deve tornare ad avere momenti di confronto sulle proposte concrete. Questo è vero, soprattutto se si crede che le idee politiche contino. Contano perché non rimangono nell’iperuranio ma ispirano le decisioni, ne determinano il percorso, influiscono sui fatti. Le Idee con la I maiuscola sono fatte di tante idee con la i minuscola. Le une e le altre incidono sulla vita delle persone più di quanto si creda. E per questo è bene che la politica scopra le carte, a cominciare dai candidati alle primarie del Pd.
(*) Direttore generale Istituto Bruno Leoni
Aggiornato il 20 febbraio 2023 alle ore 11:42