Astenersi dal voto può assumere connotati fisiologici, comuni alle grandi democrazie occidentali, o patologici legati alla peculiarità dell’elettorato passivo in Italia. L’aspetto fisiologico riguarda le consolidate statistiche che registrano chiaramente che in queste nazioni vanno a votare ormai da anni poco più del 50 per cento degli aventi diritto. In Italia regge ancora una partecipazione superiore rispetto agli altri paesi solo nelle elezioni politiche. L’aspetto patologico si può misurare dalla disaffezione, ancora più grave del disinteresse di larghi strati dei giovani che non seguono la politica tout court. L’astensione dal voto è una scelta politica che può essere: consapevole e motivata, totalmente inconsapevole, dettata dal rifiuto del voto per la sfiducia verso l’intera classe politica. L’astensionista consapevole è un elettore che rimpiange i tempi delle ideologie quando l’adesione a un partito era quasi fideistico. Investe trasversalmente l’elettorato passivo di sinistra, di centro e di destra. Sono scomparsi partiti politici come il Partito liberale, i repubblicani, i socialisti e i socialdemocratici. Venivano definiti partiti laici. Avevano una grande tradizione storica ed erano partiti che riuscivano a esprimere una classe dirigente di alto livello quali: presidenti della Repubblica, presidenti del Consiglio dei ministri e ministri. La Democrazia cristiana (partito cattolico) era un enorme contenitore che sintetizzava tutti gli orientamenti politici da destra a sinistra. Il Partito comunista era una organizzazione politica con un elettorato quasi fideistico.

La distruzione dei partiti, dopo Tangentopoli, ha stravolto il panorama della articolata offerta politica della Prima Repubblica. Era talmente segmentata l’offerta politica, agevolata dal sistema elettorale proporzionale, che permetteva un maggiore coinvolgimento dell’elettorato passivo e i tassi di astensionismo erano decisamente più bassi. L’elettorato totalmente inconsapevole riguarda prevalentemente i giovani di oggi. Gli studenti, in larga maggioranza, sono disinteressati alla politica. Infine, c’è una parte significativa della popolazione che diffida a prescindere di tutti i politici e degli stessi partiti: sono tutti uguali e pensano solo ai loro interessi piuttosto che al bene comune. Un sistema elettorale proporzionale incrementerebbe l’offerta politica e probabilmente il numero di aventi diritto che eserciterebbe il diritto di voto. Tuttavia, comporterebbe problemi di governance per l’eccessiva frantumazione. Maggiore democrazia a fronte di una minore governabilità del sistema. Il sistema maggioritario tende a una maggiore polarizzazione della proposta politica, esclude una parte degli aventi diritto al voto ma garantisce in linea teorica una maggiore governabilità. Non è facile conciliare l’esigenza della governabilità con la rappresentanza politica. L’alternativa potrebbe essere un sistema politico che preveda l’elezione diretta del capo dello Stato o del capo del governo. Riforma costituzionale che, a mio parere, riporterebbe al voto una parte importante delle persone che si astengono dal voto non per disinteresse alla politica ma perché considerano nell’attuale sistema il loro voto praticamente inutile.

Aggiornato il 17 febbraio 2023 alle ore 10:12