Meloni: smarcarsi dalla diarchia Scholz–Macron

Un governo capace di scelte non influenzate dalla diarchia europea che fa capo a Olaf Scholz e Emmanuel Macron non riescono proprio a digerirlo. Fino a quando gli esecutivi in Italia venivano decisi a Bruxelles all’Italia veniva concesso un ruolo di contorno, purché le decisioni vere venissero prese a Francoforte e a Parigi. Tutti noi ricordiamo il viaggio, a Kiev, in treno di Scholz, Macron e Mario Draghi. In quella occasione, al nostro presidente del Consiglio dei ministri, che nessuno aveva eletto ma che aveva il gradimento della nomenklatura europea, era stato concesso il palcoscenico dell’incontro con Volodymyr Zelensky. Di fatto, veniva riconosciuto al supertecnico un ruolo anche se di pura facciata. I compari: Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, per giustificare lo sfregio politico all’Italia governata dal centrodestra e agli altri Paesi appartenenti all’Unione europea, hanno affermato che la Germania e la Francia hanno avuto un ruolo particolare con l’Ucraina dal 2014 quando ci fu l’invasione della Crimea da parte della Federazione russa in quanto avevano svolto un ruolo diplomatico.

Quali sono stati gli sforzi diplomatici non ci è dato sapere. Forse si riferiscono alla diplomazia dei “carri armati Leopard 2” e della fornitura “non esclusa” da parte di Macron di aerei da combattimento. Riserve, sull’invio degli F-16 sono state manifestate dal presidente polacco Andrizej Duda, che non può certamente essere tacciato di essere filorusso sui rischi connessi ad un ulteriore ampliamento del conflitto. Pare che anche il presidente Usa Joe Biden si sia irritato per la riunione a tre che ha spaccato il fronte europeo.

L’Occidente continua sempre più ad alzare la posta sull’invio di armi e un imprevisto potrebbe scatenare l’inferno. Il comportamento del cancelliere tedesco e del titolare dell’Eliseo potrebbe aver fornito un assist alla presidente del consiglio Giorgia Meloni di smarcarsi da una politica che ha dimenticato i fondamentali della diplomazia, che sono sempre e comunque la ricerca della pace e non l’alimentazione di un conflitto che ci sta portando sulla strada del non ritorno.

Non solo gli italiani ma anche i cittadini comunitari sono quantomeno perplessi sull’assenza assoluta di una iniziativa diplomatica che raffreddi le dinamiche di una guerra che nelle condizioni date non avrà vincitori ma solo sconfitti. Stanno perdendo la guerra i russi, per l’enorme perdita di vite umane; stanno subendo una significativa riduzione del loro tenore di vita. Stanno perdendo la guerra gli ucraini, che non solo hanno subito centinaia di migliaia di morti, ma che hanno visto devastare le loro città e lo spopolamento di milioni di profughi. Stanno perdendo la guerra gli europei, che hanno subito rincari generalizzati dei prezzi per gli aumenti delle materie prime e dei costi dell’energia.

La Meloni, insieme agli altri Paesi europei che sono stati esclusi dall’incontro con Zelensky, si faccia promotrice di un tentativo di mediazione per un onorevole compromesso tra i belligeranti. Cambiare opinione nel tentativo di cercare la pace non è mai un atto di debolezza, ma un atto di lungimiranza politica. Passerebbe alla storia non solo come primo premier donna, ma anche per aver risolto la crisi più grave dalla Seconda guerra mondiale!

Aggiornato il 14 febbraio 2023 alle ore 11:28