“Forza del Popolo”: catalizzare lo scontento degli italiani

Il malcontento per una serie di governi che, dal 2011 al 2018, sono stati imposti dall’alto. Esecutivi, questi, mai nati come frutto di una legittimazione popolare. E, più in generale, l’insoddisfazione per lo snaturamento del nostro sistema istituzionale, con l’“autunno del Parlamento” e la sospensione di varie libertà costituzionali, attuata – specie durante il lockdown del 2020 – dal primo Governo Conte attraverso semplici decreti del presidente del Consiglio.

Sono tanti gli interrogativi dei cittadini, senza scendere nel qualunquismo e nel complottismo da quattro soldi, circa alcune scelte governative nella lotta alla pandemia. E poi la “finanziarizzazione” della nostra economia, in corso da decenni, a scapito di quella veramente produttiva, colpita in ultimo dalla “mazzata” del Covid; la progressiva perdita di forza dello stesso Governo nazionale a vantaggio dei centri di potere esoterico-finanziario sovranazionali (fenomeni, questi, comuni anche a tanti altri Paesi industrializzati). Sono queste le voci principali del “cahier de doléance” che, in un importante hotel di Pomezia, hanno sbandierato ad alta voce quasi 500 cittadini di tutto il Paese, riuniti per lanciare il nuovo soggetto politico “Forza del popolo”.

“L’ennesimo partito” direte voi lettori, nauseati dal degrado italiano ma anche dalla mancanza di nuovi soggetti realmente capaci d’arrestarlo: una considerazione più che comprensibile. Eppure, pur nell’ovvia impossibilità di esprimere giudizi approfonditi su una creatura nata da poco – (Forza del Popolo è già presente in tutti i capoluoghi italiani, strutturato in Confederazione nazionale di sette Federazioni Interregionali, e ha tenuto già due congressi nazionali, di cui l’ultimo a Roma a ottobre scorso) – a Pomezia ha colpito la voglia di partecipare di tanta gente (imprenditori, lavoratori dipendenti, professionisti, artigiani, commercianti, operai, intellettuali), tra cui molti giovani. Tutti erano risoluti nel non voler essere più semplici comparse della vita civile e, in primo luogo, nel cercar di pensare anzitutto con la propria testa.

“Capisaldi del partito – sottolinea il suo programma nazionale, visibile sul sito e sulla propria pagina Facebook – sono la riaffermazione del primato della coscienza personale, della sovranità popolare e della sovranità monetaria, il federalismo nazionale e l’autonomia dei Comuni, la concezione universalistica dei diritti dell’Uomo e il diritto di autodeterminazione dei popoli”. Il tutto con il contributo delle “persone di buona volontà che vogliono accendere in Italia il fuoco di una politica diversa”, per trasformare il potere dello Stato in servizio per il cittadino, avviando così anche da noi una “rivoluzione gentile”.

Certo, non siamo nella Cecoslovacchia del 1989, con un potere totalitario ormai prossimo al crollo e nuove forze pronte a sostituirlo (anche se non mancherebbero parziali analogie): qualsiasi lotta per il cambiamento – hanno ricordato gli oratori alternatisi sul palco – sarà lunga e dura. Però, Forza del Popolo vuol fare un’opposizione costruttiva (nella Capitale, per esempio, questo movimento ha trasmesso al Campidoglio una proposta operativa per la gestione dei rifiuti solidi urbani nell’Area metropolitana della Città eterna alternativa alla prevista realizzazione, a Santa Palomba, vicino Pomezia, del nuovo impianto di termovalorizzazione da 600mila tonnellate annue), oltre a partecipare a tutte le elezioni, nazionali e locali.

Questo partito, invece, non ripone fiducia nell’Unione europea, istituzione accusata di essersi trasformata da organismo concretizzatore – nei primi anni Cinquanta – di nobili sogni democratici e federalisti sovranazionali sorti, in gran parte della Resistenza europea durante la Seconda guerra mondiale, in un organismo burocratico e quasi parassitario, lontano dalla vita quotidiana della gente e livellatore dell’autonomia dei singoli Stati, all’insegna d’una filosofia mondialista e iperliberista.

Se troviamo esagerata l’accusa, avendo l’integrazione europea contribuito in modo essenziale – pur con i suoi limiti e ambiguità – a mantenere, almeno sino al crollo del muro di Berlino e agli anni ’90, la pace in Europa dopo due enormi tragedie belliche, oggi sono evidenti alcuni traguardi mancati dalla “lunga marcia” iniziata con la conferenza di ministri degli Esteri a Messina nel ’55. Per avviare un vero “New Deal” europeo, Forza del Popolo propone, attenuando fortemente il dettato dell’articolo 11 della Costituzione sul terreno delle “limitazioni di sovranità”, il ritorno dell’Italia e dei suoi partner nella Ue a una piena sovranità in campo monetario, fiscale, energetico, sanitario.

Questo nuovo incontro di Forza del Popolo si è chiuso con la conferma di Ornella Mariani Forni, scrittrice e storica, come presidente, la quale ha evidenziato l’indispensabilità, per gli italiani del nuovo Millennio, di riflettere a fondo su luci e ombre del processo di unificazione e maturazione nazionale iniziato nel 1861, sino ai drammi di fascismo, alla guerra civile (1943-1945), al terrorismo, alle stragi e a Tangentopoli.

Lillo Massimiliano Musso, avvocato, scrittore e giornalista, ancora in tema di vaccini anti Covid ha ricordato la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina di Oviedo del 1997 (mai ratificata dall’Italia), che vieta qualsiasi tipo di sperimentazione, senza l’esplicito consenso da parte dell’interessato. Il lucchese Andrea Colombini, direttore d’orchestra, intellettuale e scrittore, uno dei tre biografi esistenti di Herbert von Karajan, e Giuseppe Paolone, imprenditore nel campo della bioedilizia e del dissesto idrogeologico, sono stati confermati come vicepresidenti.

Aggiornato il 08 febbraio 2023 alle ore 12:41